Immaginando il prototipo di un dirigente d’azienda del 2015, quali sono le caratteristiche che dovrebbe possedere? Quali le pecche sulle quali dovrebbe lavorare? Hays, società di ricerca e selezione del personale, ha intervistato 250 top manager, chiedendo loro quali fossero le virtù imprescindibili in un dirigente aziendale, e quali invece i difetti più evidenti nei manager nostrani. Una buona indicazione per chi ha deciso di mettersi in gioco e far fare un salto di qualità alla propria carriera.
Leadership
C’è poco da fare, un dirigente senza leadership è come un cavaliere a piedi. Lo #spiritoleader è la qualità ritenuta essenziale per occupare posizioni di rilievo nell’organigramma aziendale, fondamentale in una gestione rapida e proficua delle problematiche. Eppure, oltre a essere indicata dalla quasi totalità (98%) dei top manager intervistati, è anche quella di cui viene maggiormente rimproverata l’assenza ai manager nostrani.
Non necessariamente innata, la leadership può essere acquisita nel tempo, così come può essere affinata dove già ne esistano buoni presupposti.
Creatività
La crisi ha mutato gli scenari economici, e ha dato una bella scossa anche ai criteri di selezione delle classi dirigenti. Il network di relazioni rimane importante, ma senza essere supportato da flessibilità mentale e creatività nel risolvere problemi concreti, neppure il miglior “aggancio” o referenza aprirà le porte per la posizione dei propri sogni. Uno dei motti Amazon, “risolvere problemi complessi in modo semplice e innovativo”, esplica al meglio lo spirito che i nuovi manager devono far proprio.
Saper vendere (e sapersi vendere)
Una impeccabile presentazione di se stessi fa emergere un’altra delle caratteristiche guardate con maggior interesse (50%) nella selezione dei top manager: quella commerciale. Un catino ampio che include tante communication skills: capacità di parlare in pubblico (28%), di scrivere in modo efficace e persuasivo, di esprimersi con chiarezza e fluidità, di sintetizzare concetti complessi in espressioni semplici. Non tutti nascono Steve Jobs o Jeff Bezos, ma le attitudini commerciali possono essere acquisite e potenziate.
Orientamento alle nuove tecnologie
In un mondo sempre più connesso e mobile, i manager nostrani sembrano esserlo sempre meno. A loro, nel 38% dei casi, viene rimproverato un rapporto quantomeno ostico con le nuove tecnologie, per non dire conflittuale. Almeno uno su quattro tra gli intervistati vede l’inclinazione tecnologica come un criterio di rilievo nella selezione dei dirigenti. Non soltanto saperla capire e padroneggiare, ma soprattutto saperla integrare nella propria realtà produttiva come asset strategico di medio – lungo termine.
Esperienza internazionale
Il provincialismo è stato ucciso dall’internazionalizzazione delle aziende, ormai protese – almeno tra quelle che funzionano e generano profitti – alla conquista di nuovi mercati fuori dai confini nazionali. Per il 37% dei manager intervistati è fondamentale rafforzare il proprio CV arricchendolo di esperienze formative e professionali dal respiro internazionale. Senza trascurare gli aspetti linguistici, essenziali nelle business conversations con clienti, partner commerciali, stakeholders. Per chi investe oggi in questo senso, il ROI positivo nella propria carriera è garantito.
Mario
Me lo segno!