Ore 9. Appena arrivati alla scrivania. Il tempo di scorrere le mail della mattina e di impostare le priorità.
In fondo, le regole di time management parlano chiaro: dividere i compiti secondo una logica di importanza e assegnare ad ogni task la giusta priorità, è il modo più saggio per schedulare la giornata lavorativa e, al suo termine, essere sereni di aver completato tutto ciò che c’era da fare.
Finita la lista del to do, accuratamente redatta, è tempo di mettersi all’opera: oggi ci aspetta un importante lavoro strategico, a cui dedicare tempo e massima attenzione.
Ma poi…squilla il telefono cellulare e, in contemporanea, quello fisso. Nel frattempo arrivano due mail, entrambe con oggetto “Urgente”. Dopo pochi minuti alla porta dell’ufficio si affaccia il capo che gesticola indicandovi di seguirlo in riunione, ovviamente non pianificata. Rientrati alla scrivania trovate un post-it sul monitor del pc: dice solo “Richiamami subito!”. E poi i clienti che si scatenano simultaneamente, richiedendo risposte immediate ai loro problemi.
In un circolo vizioso che si ripete così per tutte le lunghe ore della giornata lavorativa, in un batter d’occhio arrivano le 19 e voi, esausti e sconvolti, vi ritrovate a fissare la pagina bianca dell’importante documento che vi eravate promessi di completare oggi.
Che fine ha fatto la vostra lista? Che fine hanno fatto le regole di time management?
La verità è che si sono, semplicemente, volatilizzate lasciando spazio al caos.
Sia che voi siate semplici dipendenti o leader, il problema vi riguarda da vicino e va affrontato.
Secondo Maura Thomas, speaker e trainer internazionale, il focus non è più sul time management, ma sull’attention management: è l’incapacità di concentrazione il grande nemico della produttività contemporanea.
Schiacciati dalla comunicazione in real time, oberati di lavoro e soffocati dalle urgenze, la lucidità si perde e nulla ha più un ordine o una priorità.
Per evitare burnout e turnover è importante, quindi, settare nuove regole.
1. La prima: ad ogni ruolo, il suo compito.
Tutti su tutto, sembra essere il nuovo mantra del business contemporaneo: e allora ecco squadre di manager che presenziano in massa alle riunioni, che partecipano in gruppo alle conference call, che richiedono di essere in cc in ogni mail, al grido di “allineamento”.
Niente di più sbagliato.
Ogni professionista deve potersi focalizzare sul proprio ruolo e identificare l’output per cui è stato assunto e secondo cui sarà valutato.
Imparate l’importanza di definire sempre chi fa cosa, e qual è l’obiettivo da raggiungere riportando il focus sul traguardo più grande, e non sui singoli task del day-by-day, poco remunerativi e time consuming. Non richiedete troppa versatilità e copertura alle vostre risorse, se non volete veder sfumare tutto il loro potenziale. Definite, quindi, chi nel team dovrà avere un ruolo front client, chi invece dovrà dedicarsi a compiti strategici ad alto tasso analitico – tenendosi alla larga da telefoni o meeting – e chi, infine, dovrà fungere da coordinatore e regista, indirizzando i lavori in ingresso.
2. Secondo punto, altrettanto importante: lasciate che le vostre risorse si concentrino su quello che fanno.
Dite no, quindi, all’incubo del multitasking: fare più cose contemporaneamente – le ricerche in campo business lo dimostrano – uccide la produttività e porta all’unico risultato di fare poco e male.
Premiate invece la filosofia del singolo task: ogni risorsa seguirà un singolo progetto alla volta, mettendo tutta la propria attenzione al servizio della qualità del lavoro, piuttosto che mirando alla quantità.
Infine, stimolate un approccio proattivo, piuttosto che reattivo.
Non seminate il terrore del “rispondere immediatamente”, ma infondete la filosofia del prevenire ciò che potrà succedere, per stimolare l’intelligenza e la capacità strategica delle vostre risorse.
Sembrerà banale, ma non lo è: difendere la concentrazione ed evitare l’entropia, è l’unica arma per promuovere uno stile di lavoro sano ed efficace e per proteggere l’impresa dal contagio dell’ansia.
Severino Libè
Conosco diverse persone a cui questo articolo potrebbe essere utile.
….Sempre che trovino il tempo di leggerlo ?
ALESSANDRO PAOLO CAPOZUCCA
SEGUO SPIRITO LEADER DA LUNGO TEMPO . RISIEDO IN kENYA . HO PRESO ATTO DI OGNI INNOVAZIONE SUGLIASPETTI DEL NUOVO MANAGEMENT . STO VEDENDI CHE PER QUANTO SI VOGLIA EVOLVERE , UN MANAGERE DEVE AVERE SEMPRE LA SITUAZIONE IN PUGNO . CON QUESTO ULTIMO ARGOMENTO , SI TORNA ALLE ORIGINI . IN ALTRE PAROLE , GUIDARE UNA AZIENDA CON UN TEAM MOTIVATO , RICHIEDE SEMPRE POLSO E CONOSCENZA. DELEGARE NON VUOL DIRE CEDERE PARTE DELLE DIRETTIVE.: E’ UNA LOGICA SENZA ALTERNATIVE.
Maria Letizia Russo
Bellissima analisi dei grandi limiti del Multitasking di cui tutti ci vantavamo prima di esserne schiacciati. Bando alla quantità dei lavori e progetti per puntare alla qualità di un solo progetto dall’analisi al decollo. Peccato che spesso si è contornati da personaggi ingestibili che buttano lavori su scrivanie o bombardano di email dove sembra sia uso comune affibbiare ad altri ciò che non sanno gestire o risolvere o peggio…usino i propri collaboratori come post it dei lavori che loro lasciano indietro
Gaetano Trezza
Tutto vero!!! Cerco da tempo di impormi uno stile di lavoro molto simile a quanto indicato nell’articolo. All’inizio ho incontrato molte difficoltà perché non riuscivo a smettere di rispondere alle urgenze, quasi mi mancavano. Dopo ho acquisito una maggiore padronanza del sistema, ma questo ha provocato profondi cambiamenti dello stile di lavoro. Se si è in un gruppo, si deve condividere il sistema, altrimenti non funziona.