Stili di leadership e management: il punto di vista dello staff

Nelle scorse settimane ci siamo soffermati sull’impatto della leadership aziendale sullo staff, con dovizia di esempi tratti dalle aziende più virtuose.

Ma cosa accade quando le aziende si dimostrano meno preparate? Eccellenze a parte, qual è effettivamente il livello medio?

A tirare in ballo qualche cifra ci ha pensato Kelly Services, società internazionale specializzata nelle soluzioni innovative per la gestione delle risorse umane, che qualche tempo fa ha tradotto in immagini e diagrammi la situazione nel mondo (e in Italia) vista dal punto di vista dei collaboratori.

Alcuni dati sull’(in)soddisfazione della leadership

Il primo dato che salta agli occhi è che, tra i primi dieci paesi col più alto livello di insoddisfazione nella leadership, 8 sono europei, e uno lo conosciamo bene. È proprio l’Italia, con un tasso di insoddisfazione del 36%. A seguire Sudafrica (35%) e la solitamente efficientissima Germania (34%).

Al contrario, tra i migliori motivatori troviamo l’India, in cui quasi 2 lavoratori su 3 si sentono positivamente spronati dai propri superiori. Segue Porto Rico, anch’essa vicina alla soglia del 66% e le tigri asiatiche Indonesia e Malaysia. Gli Stati Uniti fanno bene ma senza eccellere, molto meno tutti i restanti paesi europei.

Nonostante questi numeri, nel mondo il 60% degli impiegati parla bene del proprio superiore. Paradossalmente, a farlo di più sono proprio alcuni dei paesi prima citati tra gli insoddisfatti, inclusa l’Italia, la Norvegia e la Russia.

Il problema è nello stile di leadership?

Cosa c’è dietro queste cifre poco lusinghiere? Secondo la stessa ricerca tradotta in infografica, “colpevole” è la discrepanza tra lo stile di leadership desiderato dai dipendenti e quello realmente adottato dal management.

Quattro le caratteristiche più apprezzate nella leadership:

Democratizzazione (applicato dal 16% e preferito dal 24%): che coinvolge il gruppo nel processo decisionale e tiene in conto delle sue osservazioni nella decisione stessa.

Delega (20% contro 12%): che consente ai lavoratori di prendere decisioni e assumersi responsabilità.

Empatia (20% contro 7%): che fa sentire il lavoratore costantemente coinvolto, valutato e guidato verso il raggiungimento dell’obiettivo.

Visione (17% contro 8%): che comunica in modo chiaro e univoco la propria visione, condividendola con tutto il team.

Molto apprezzate ma ben poco applicate, insomma. Le caratteristiche, complessivamente, sono preferite dall’81% dei lavoratori, ma adottato soltanto nel 43% dei casi.

Ben più diffuso lo stile autoritativo, con un approccio diretto e direttive non negoziabili. In questo caso, il 29% degli intervistati lo individua come il più applicato, ma solo il 4% lo preferisce.

Qual è lo stile di leadership che ritenete più consono e produttivo? Partecipate al dibattito su #spiritoleader lasciando un commento a questo post o utilizzando il nostro hashtag su Twitter e Linkedin!

(2) commenti

  1. Lo stile di leadership che ritengo più consono, comprende la delega, la condivisione della visione e l’empatia. Trovo che la democratizzazione non sia facilmente attuabile. Se lo staff viene coinvolto nel processo decisionale, le sue aspettative di ascolto sono giustamente elevate. D’altro canto capita sovente che il management debba propendere per decisioni che non tengono conto di tali aspettative, il che crea non poche divergenze che hanno un impatto negativo sul clima aziendale.

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  2. Approvo L
    Ultimo commento . Un leader non è un capo . Un leader stimola e fa crescere un team di lavoro. Lo invoglia a dare il massimo, dando L esempio e delegando responsabilità .. Non tanto per non accollarsele , ma per dare animo allo spirito competitivo del suo team .

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