Siamo più resilienti di quanto crediamo

Siamo più resilienti di quanto crediamo

Public speaking. Networking. Standing. Self confidenceSono queste le frecce all’arco di un grande leader?

Non sempre: i quattro elementi citati sopra, per la maggior parte dei professionisti, sono sinonimo di paura.

C’è chi al solo pensiero di esporre un documento davanti ad una platea – piccola o folta che sia – trema. Molti faticano anche a presentarsi durante il temutissimo “giro di tavolo”: salivazione azzerata, tremore, tensione al massimo.

C’è chi, piuttosto che superare l’imbarazzo di fare conoscenza con persone sconosciute durante un happening professionale, preferisce restare a casa o trattenersi in ufficio con la scusa di “terminare un lavoro importante”.

E non manca chi evita di dare un feedback negativo, per la paura di una reazione disastrosa dell’interlocutore.

Come nella vita personale, anche in quella professionale l’ansia esiste, e la paura di un insuccesso anche. L’errore da non fare è bloccarsi, autocensurarsi o porsi dei limiti. Perché, come afferma una celebre frase di Thomas Mann, “le avversità possono essere delle incredibili occasioni”.

È per questo che per un vero leader, la resilienza è una delle doti da coltivare, per resistere agli urti e guardare con ottimismo alle sfide.

Resilienza, quindi, è la capacità di uscire dal guscio della comfort zone e di affrontare con positività l’ignoto e le paure, credendo in sé stessi e nelle risorse sviluppate nel tempo.

Come farlo? Seguendo, ad esempio, alcuni insegnamenti di Andy Molinsky – Docente di Organizational Behavior alla Brandeis International Business School del Massachusetts – riassunti in un interessante articolo pubblicato dall’Harvard Business Review.

Il ruolo e la specializzazione del professore, lo mettono quotidianamente a contatto con le paure più diffuse tra i suoi studenti.

L’arma offerta dal docente per rispondere all’ansia da prestazione e alla sensazione di non essere all’altezza? Credere maggiormente in sé stessi e nella propria resilienza: perché quasi sempre siamo più forti e resistenti di quello che pensiamo e abbiamo molte risorse di riserva, che sottostimiamo.

Ecco i 4 errori che facciamo nell’autovalutazione e che inibiscono il pensiero positivo.

1. Siamo troppo pessimisti

Il primo ostacolo da superare, per capitalizzare sulla resilienza individuale, è quello di distruggere il preconcetto: spesso, infatti, dipingiamo dentro di noi situazioni terribili prima ancora che queste accadano. Abbandonare il pregiudizio e sforzarsi di valutare una situazione solo dopo che si è concretizzata è una prima buona abitudine da tenere a mente. Non possiamo conoscere il futuro: non possiamo sapere cosa succederà durante la presentazione che ci vedrà protagonisti o durante l’evento in cui dovremo fare networking. Perché, quindi, ipotizzare sempre il peggio? La possibilità che il nostro speech vada male è tanto probabile quanto il nostro successo. Diamoci una chance. O meglio, attendiamo prima di dare un giudizio.

2. Siamo più flessibili di quanto immaginiamo

La sensazione di essere fuori posto o di non essere capaci di gestire una situazione nuova, nasce dalla visione superficiale di noi stessi: il nostro sguardo autocritico spesso fotografa il qui ed ora e non tiene conto delle skills nascoste e delle esperienze vissute nel tempo. È così che, di fronte ad una situazione che richiede flessibilità, tendiamo ad irrigidirci e a pensare che “non siamo adatti”.

E invece, quante volte senza nemmeno accorgercene ci siamo modulati a seconda del contesto? Basti pensare a come cambiamo identità a contatto con target differenti: siamo una persona in famiglia, un’altra con gli amici, un’altra ancora con il partner e cambiamo di nuovo pelle in ufficio. Possibile, quindi, non riuscire a modulare l’attitudine, immersi in situazioni nuove? Decisamente no: la nostra capacità di adattamento è più solida di quanto crediamo.

3. Siamo molto coraggiosi, anche se non ce ne accorgiamo

Ognuno di noi, nella vita, ha dovuto affrontare momenti di cambiamento che hanno messo alla prova coraggio e audacia. Quando ci troviamo di fronte a situazioni impreviste o fonte di stress, dovremmo ricordarci di come, in passato, abbiamo affrontato situazioni molto più critiche e abbiamo trovato la forza di buttare il cuore oltre l’ostacolo.

In confronto alle grandi sfide della vita, come la decisione di trasferirsi in un’altra città per lavoro, studio o amore, forse una presentazione in pubblico potrebbe risultare non così drammatica.

4. Siamo pieni di risorse

In situazioni fuori dalla nostra comfort zone possiamo sentirci deboli e disorientati: la resilienza, però, è proprio la capacità di capitalizzare sulle nostre risorse, anche quelle apparentemente meno utili, per superare i momenti critici. Per rompere il ghiaccio durante un incontro con persone che non conoscete, ad esempio, potete fare leva sul vostro senso dell’umorismo, partendo con un aneddoto divertente, oppure avvantaggiarvi del vostro network di contatti, citando una conoscenza comune per creare subito vicinanza tra voi e l’interlocutore.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *