Quali sono le skills manageriali in grado di apportare valore alle organizzazioni complesse?
Ciò che ricerchiamo è soprattutto il talento. In ogni sua forma, in ogni sua espressione, in ogni sua funzione. Permeato da grandi capacità manageriali o di capacità creative nel caso dei designer.
Soprattutto la capacità e la possibilità di ricoprire un ruolo chiave all’interno dell’organizzazione, indipendentemente dalla scala gerarchica. Non importa se è un ruolo tecnico od operativo, di sviluppo, o votato alla creatività. L’importante è che rappresenti una sorta di pietra angolare sulla quale poi costruire tutto il processo di creazione di valore.
Che ci sia la possibilità reale di interagire con l’ambiente circostante e soprattutto l’approccio verso una creazione di valore aggiunto. Quello che noi richiediamo normalmente e quello che io personalmente cerco in questi processi è intravedere il saper leggere tra le righe, la capacità di interagire con i sistemi circostanti a tutti i livelli, e soprattutto di valutare nuove opportunità professionali, azzerando la paura del cambiamento.
Di cambiare da una dimensione grande a una piccola, o da un’azienda strutturata a una di new business. Queste caratteristiche, assieme a entusiasmo e passione, creano il mix idoneo per le eccellenze qualitative che noi cerchiamo nel mercato.
Riccardo Adamo, CEO di Aerre Partners, è lo #spiritoleader che ci condurrà questa settimana alla scoperta di skills manageriali in grado di apportare valore alle organizzazioni complesse. Un campo che conosce molto bene, grazie al “know how internazionale e una profonda conoscenza del settore della moda e dei beni di lusso, maturati in 25 anni di top management in contesti aziendali strutturati ed organizzati quali Simint (Gruppo Armani), Ratti ed Ungaro-Paris (Gruppo Ferragamo)”.
Talento. Adattamento a nuovi contesti e lettura delle opportunità che offrono. Capacità di ricoprire ruoli chiave, anche non (inizialmente) manageriali. Queste le caratteristiche che Adamo individua nei nuovi leader di aziende strutturate.
Noi le abbiamo analizzate, riportando alcune case history per meglio rafforzare il concetto.
Riconoscere e valorizzare il proprio talento
Ne “L’Arte di Scrivere”, Antoine Albalat affermava “Avere del talento significa capire che si può fare di meglio”. Un aforisma che si adatta perfettamente allo #spiritoleader in un contesto aziendale strutturato, così come allo start upper che mette su una propria idea, nella speranza che abbia successo.
Un episodio che fa da trait d’union a entrambe le dimensioni è quella che recentemente ha conquistato le prime pagine dei giornali di tecnologia e finanza, l’acquisizione di Nest da parte di Google per oltre 3 miliardi di dollari. La seconda più importante operazione finanziaria di Big G per acquistare un’azienda che produce… termostati.
In realtà dietro questa vicenda c’è molto di più. C’è un creativo visionario come Tony Fadell, che aveva a suo tempo curato il design del multimedia player iPod di Apple. Lui ha deciso di fuoriuscire dalla dimensione di azienda innovativa, ma pur sempre strutturata, per entrare in quella di imprenditore e start upper. C’è un semplice oggetto come il termostato, che è stato rivisto non solo nell’ottica del design, ma anche e soprattutto delle funzionalità innovative. C’è un’intuizione e un grande talento, che non ha temuto di rimettersi in gioco per realizzare qualcosa di completamente differente in un settore completamente differente.
Il talento e il rischio hanno pagato, e tanto. 3,2 miliardi di dollari, per la precisione.
Essere un punto di riferimento, a qualsiasi livello si operi
Le qualità di un leader emergono sempre, anche quando non si occupa una posizione da leader. Ne è un ottimo esempio la carriera di Jon Ive, designer di punta in Apple e oggi vice presidente della divisione design, nonché direttore della Human Interface per la stessa azienda.
Insoddisfatto del proprio ruolo nel precedente lavoro di designer in agenzia, Ive decise di puntare su un’azienda nella quale si riconoscesse appieno, e che sapesse riconoscere il proprio talento. Quasi licenziatosi prima del rientro in azienda di Steve Jobs, fu proprio quest’ultimo a riconoscerne le qualità e sfruttarle per quei prodotti che oggi tutti teniamo tra le mani: da MacBook all’iPhone e iPad, in un crescendo di successo e riconoscimenti. Pur senza occupare un ruolo managerialmente elevato. Il compianto fondatore di Apple confesserà: “in azienda ha più potere operativo di qualsiasi altra persona. A parte me, naturalmente”.
Anche in questo caso il talento è stato decisivo, così come l’entusiasmo, la passione, la convinzione della bontà delle proprie intuizioni.
Azzerare la paura del cambiamento
I tempi in cui era possibile entrare in un’azienda a 20 anni e uscire dalla stessa azienda a 60 con la pensione sono alle spalle. Non soltanto perché la crisi economica obbliga a tagli e ridimensionamenti del personale, ma anche e soprattutto perché chi desidera fare carriera necessita di mettersi alla prova in nuovi contesti. Un articolo su Repubblica di un anno fa mette in luce questo aspetto, attraverso le esperienze di chi ha saputo rimettersi in gioco, per voglia di crescere professionalmente prima ancora che per necessità.
Vivere il cambiamento senza paura è una delle qualità fondamentali di un leader. Nel proprio lavoro, per individuare le opportunità e le potenziali minacce (ne parlammo anche in questo post), e nella propria carriera, imparando a cambiare prospettive professionali nei tempi e nei modi migliori.
Giuseppe
Non c’e dubbio che oggi la figura manageriale debba essere ,oltre che alla tecnicalita’ della materia,anche versato ad uno spirito imprenditoriale a volte anche pionieristico . Con le continue mutazioni delle condizioni economiche e le accellerazioni delle dinamiche dei mercati, le figure poliedriche , a prescindere dalla gestione della materia tecnica e manageriale, devono anche interrogarsi nel profondo di se’ stesso rimettendosi in discussione ed attivare quel trasformismo che li porti alle risoluzioni adatte al contesto e alla risoluzione della situazione.La leadership ,intesa come riferimento e “faro” nelle acque agitate del Business,riveste un carattere prioritrio perche’ amalgama la squadra portandola a dare il meglio di se’ a livello singolo,spronando il superamento dei propri limiti mentali , ma anche ottenendo un valore esponenziale con l’apporto di ciascuno.
redazione
Grazie per il tuo contributo Giuseppe! Proprio nell’ultimo post abbiamo approfondito alcuni aspetti sull’evoluzione del concetto di leadership. Tu che ne pensi?