Lo scorso 9 Marzo il Sistema Europeo delle Banche Centrali ha avviato un programma di Quatitative easing, ossia l’acquisto di titoli di debito dei 19 governi dei paesi membri, per un ammontare di oltre € 1100 mld in diciotto mesi. Una misura che, seppure con modalità e tempi differenti, è già stata adottata in passato da altre banche centrali, inclusa la Fed americana.
La motivazione ufficiale per questa operazione finanziaria è che l’immissione di liquidità nel sistema aiuterà a riportare il tasso di inflazione obiettivo della BCE di nuovo vicino al 2%. Gli effetti di questa misura, però, sono molto più ampi, e hanno generato un’animata discussione dentro e fuori gli ambienti economici.
Per chiarire e dirimere i principali punti, lo scorso 23 aprile si è tenuto presso il MIP – Politecnico di Milano un interessante dibattito dal titolo: Un confronto sul “Quantitative easing”: quali effetti sul settore finanziario e sull’economia reale?
L’evento, trasmesso in diretta streaming, è ancora disponibile sulla piattaforma LiveStream.
A confrontarsi sul tema, Fabio Sdogati, docente nei Master offerti dal MIP Politecnico di Milano, per i quali è responsabile degli insegnamenti di Economia Internazionale, e Marco Giorgino, che sempre presso il MIP è Senior Professor e coordinatore dell’area didattica Banking e Finance.
Un confronto durato quasi 2 ore, alimentato dalle domande del numerosissimo pubblico in aula, nel quale il Quantitative easing è diventato la base dalla quale muoversi verso la più stretta attualità economica e politica.
A dare il calcio d’inizio al dibattito è il professor Sdogati, già pronunciatosi sul Quantitative easing lo scorso 17 Gennaio sul suo suo blog Scenari Economici. Una misura che allora venne da egli definita:
un altro colpo inferto al processo di integrazione europea, e concime invece per la rinascita degli stati nazione in Europa.
Non sono mancate anche in questa occasione le “stoccate”, dirette al sistema bancario nazionale e comunitario. Le dichiarazioni dell’attuale AD di Unicredit Federico Ghizzoni, secondo cui “Il credito non può crescere” a dispetto della consistente immissione in circolo di liquidità, appare per il professore una “strisciante richiesta di minore regolamentazione”.

Il prof. Fabio Sdogati e il prof. Marco Giorgino si confrontano sul Quantitative easing
Il professor Sdogati si è anche soffermato sulle differenze di approccio al Quantitative easing tra Stati Uniti ed Europa. Gli U.S.A. lo hanno accompagnato a una politica fiscale espansiva, ottenendo negli ultimi anni un soddisfacente tasso di crescita. L’Europa ha invece mantenuto una rigorosa politica di contenimento del debito, generando però deflazione, recessione e per alcuni addirittura una “stagnazione secolare”.
Il professor Marco Giorgino (qui una sua precedente intervista sul tema), ha immediatamente replicato con un intervento molto dettagliato e ricco di dati. Anche nelle sue parole non mancano gli ammonimenti relativi alla situazione greca, e in particolare il pericolo di “azzardo morale” che i governi potrebbero essere tentati di intraprendere se la “linea morbida” dovesse passare.
Riprendendo la tesi del prof. Sdogati, il prof. Giorgino osserva anche come le banche siano state sottoposte ad ulteriori processi di regolamentazione, non sempre efficaci (in aula si è discusso anche della multa recentemente comminata a Deutsche Bank), ma via via più stringenti, segnalando come questo, a lungo termine, potrebbe rappresentare un freno troppo rilevante per il loro sviluppo e la loro sostenibilità, banche che oggi devono convivere con un regime di bassi tassi di interesse, che ne riducono i margini dall’attività tradizionale di intermediazione creditizia e che ne possono modificare le scelte in termini di modello di business per il futuro, anche in relazione alle mutate propensioni al rischio degli attori in gioco.
Una tesi alla quale il prof. Sdogati replica ancora, richiedendo un intervento diretto dello stato nell’economia, così come accaduto negli U.S.A. Un’alternativa quasi obbligata secondo il professore, giacché le famiglie, le imprese e il settore export non sembrano in grado di far ripartire l’economia, almeno nel breve periodo.
Gli impatti del Quantitative easing possono essere notevoli, per i manager delle aziende così come per lo #spiritoleader sempre attento a cogliere le opportunità offerte in un periodo così fluido.
Per quale delle due posizioni parteggiate? Quali sono, secondo voi, i migliori modi per gestire questo scenario economico? Condividete su #spiritoleader la vostra opinione, anche attraverso i nostri canali social Twitter e Linkedin!
Maurizio
Magnifici entrambi.
Fatene di più di questi interventi, anche perchè almeno chi è in grado di capire possa sapere.
Sono d’accordo che ci vuole la ripresa degli investimenti definendo un nuovo modello di sviluppo.
Grazie