Quando il manager diventa coach, il team lavora meglio

Per fare gioco di squadra e vincere la competizione…serve un buon coach.

Manager del futuro, siete pronti ad indossare i panni di un allenatore? Non stiamo parlando di tuta e fischietto, ma di capacità di ascolto, doti di analisi e skills motivazionali.

Che i boss si siedano in tribuna: per guidare un team deve scendere in campo un leader che sia meno manager e più coach.

Cosa significa?

Scopriamolo insieme!

 

Da manager a coach: quando la produttività si incrementa con l’ascolto

Secondo una ricerca condotta da Grace McCarthy e da Julia Milner della University of Wollongong, per incrementare la produttività dei dipendenti bisogna saperli ascoltare, saperli comprendere e spingerli attivamente al successo, tracciando insieme il percorso più virtuoso da seguire per tagliare il traguardo dei desideri professionali.

Al pari di un allenatore sportivo, quindi, il leader moderno deve diventare una guida motivazionale, emotiva ed empatica per le proprie risorse.

Come?

Esercitando l’arte del coaching: un fenomeno complesso all’apparenza, ma semplice nella sua essenza, che si concretizza nel confrontarsi, a due o in gruppo, per analizzare una situazione, fissare un obiettivo, sviscerare le criticità e trovare insieme le soluzioni.

Le fasi del coaching?

Sicuramente lascolto: è questo il primo step chiave per incoraggiare i dipendenti ad aprirsi ed a esprimere le proprie posizioni.

E poi lo stimolo: attraverso domande e provocazioni, stuzzicate i membri del team a pensare in modo alternativo ed a trovare soluzioni nuove ai problemi concreti. In questo modo favorirete lo sviluppo di un utile spirito critico individuale.

Fissate insieme il set di obiettivi da raggiungere, sia a livello di team che di percorso singolo: evitate di rendere questa attività un semplice proforma – come del resto accade nella maggior parte delle Company – e discutete insieme i traguardi da superare per un virtuoso sviluppo di carriera. Periodicamente, poi, monitorate l’andamento. Fissate, quindi, dei checkpoint intermedi – con cadenza mensile – durante i quali valutare l’operato e fornire feedback reali e sinceri, concretamente costruttivi.

 

Psicologo? Non ho tempo, grazie!

I manager che pensano di essere troppo oberati dai meeting, dalle call e dalle presentazioni quotidiane, per potersi dedicare ad ascoltare i dipendenti, dovrebbero ricredersi.

Svolgere il ruolo del coach guidando il gruppo in chiave motivazionale non è una perdita di tempo o un’attività marginale, ma una straordinaria opportunità per modellare il team perfetto.

Investire del tempo oggi per definire insieme alla squadra gli obiettivi da traguardare e i KPI da ottenere, significa chiarire la strada da percorrere una volta per tutte e allinearsi sul processo, senza dover tornare sull’argomento ad ogni cambio di vento.

Senza contare che aiutare i dipendenti a sviluppare un pensiero critico e ad approcciare le situazioni in modo proattivo e smart, dando sia linee guida iniziali che feedback costanti lungo il percorso, significa educare le risorse e farle crescere, affinando la qualità dello staff e rendendolo autonomo e più forte.

Infine, i dipendenti gestiti da un coach beneficiano del clima unito e dello spirito di squadra, sentendosi più motivati e finalmente considerati dal boss.

Un approccio nuovo, sicuramente impegnativo, ma che ha i suoi risvolti positivi: commitment, formazione, crescita professionale, responsabilità, fiducia e proattività.

Un set di qualità uniche per una squadra da primo posto in classifica.

(3) commenti

  1. Giliana Sinibaldi

    Ottimo suggerimento e grazie per aver posto l’attenzione su questo tema. Per la mia esperienza il tipo di approccio suggerito è veramente la chiave per costruire un gruppo di lavoro coeso ed efficiente, anche in chiave innovativa. E’ vero che un atteggiamento aperto all’ascolto implica un investimento di tempo non facile da ricavare ma quando diventa un modus vivendi la difficoltà scompare e i risultati premiano.
    Ho avuto la fortuna di sperimentare quanto suggerito anche in tempi in cui non se ne parlava ancora…per questo oggi posso testimoniare che per un leader prediligere un comportamento relazionale fondato sul coaching è fondamentale per raggiungere gli obiettivi aziendali ma ancor di più per trasformare i rapporti in legami umani profondi. Fiducia e collaborazione diventano la normalità su cui costruire il successo.

    Rispondi
  2. Time consuming. Allenatore o allevatore? Educatore. Prima li rinforzi sulla parte tecnica. Gli fai cogliere obiettivi. Poi li fai entrare nella parte gestionale tecnica. Poi verso la gestione del progetto (gestione cliente ed aspetti amministrativi). E poi… sei bravo se restano. Se vanno via verso cose migliori…. rallegratene. Un po’ come i figli. Non sono tuoi per sempre. A un certo punto se ne vanno. Con te nel cuore.

    Rispondi
  3. Fare squadra è il miglior modo di lavorare perché da risultati. Per fare una squadra ci vuole un coach, se riesci a fare una squadra, lavori meglio e arrivi ai risultati prefissati.

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *