#7 Pietro Palella, STMicroelectronics Italia

Pietro Palella, presidente e AD di STMicroelectronics Italia, è lo #spiritoleader che ci accompagnerà questa settimana nell’analisi di nuovi aspetti della carriera executive. In particolare, dell’esperienza professionale all’estero.

La società italo-francese STM è la più grande multinazionale europea specializzata nella produzione di dispositivi a semiconduttore, con sede a Ginevra e diramazioni in tutto il mondo. Un’azienda e un business ideali per chi può e vuole confrontarsi con differenti scenari a differenti latitudini.

Come anticipato nella video testimonianza, Palella ha portato l’esperienza maturata sul campo anche nelle aule del MIP, la business school del Politecnico di Milano. Obiettivo: offrire gli strumenti di base per confrontarsi con una carriera fuori dai confini nazionali.

È una scelta spesso obbligata, a causa dell’assenza di prospettive. In alcune occasioni, però, può rappresentare un preciso step per portare le proprie qualità a un livello superiore. Con ottimi riscontri anche sulla carriera.

I trasferimenti di dipendenti continuano nel trend positivo

Come ogni anno, il Global Relocation Trends Survey Report offre qualche spunto statistico su come le aziende gestiscano i trasferimenti dei propri dipendenti nelle varie sedi.

Poco più della metà delle aziende intervistate afferma che la quota è aumentata rispetto allo scorso anno (54%). Molto meglio rispetto alla media storica (47%), ma molto meno rispetto al 64% di risposte affermative dello scorso anno.

Segno di maggiore prudenza da parte delle aziende, che comunque puntano sulla mobilità geografica dei propri collaboratori, e in particolare quelli già impiegati stabilmente in azienda (89%) rispetto ai neo assunti (11%). Il 78% di questi non ha precedenti esperienze di trasferimenti all’estero.

Carriera internazionale, il trampolino verso posizioni executive

Se il periodo sabbatico all’estero è quasi un must per i giovani neo diplomati o laureati, soprattutto nei paesi anglofoni, è molto meno comune che un professionista con diversi anni di carriera alle spalle decida di fare le valigie per muoversi verso un differente paese, qualora il suo ruolo non lo richieda espressamente.

Eppure, come afferma su Fortune il rettore del Thunderbird‘s Global Mindset Institute, Mansour Javidan, per posizioni di alto livello nel management aziendale, l’esperienza internazionale sta diventando sempre più un prerequisito fondamentale.

Opinione confermata anche da Dan Black, dirigente Ernst & Young, che su Forbes rimarca come le esperienze oltreoceano siano un grosso vantaggio nel proseguo della carriera, e di come in alcuni casi queste si siano tradotte in un più facile accesso alle promozioni in azienda.

I vantaggi: carriera, ma non solo

La dimensione carriera è quella centrale nell’intraprendere una sfida così importante. Non vanno però sottovalutati gli altri benefit, in termini di soft e hard skills, che le esperienze professionali all’estero garantiscono.

Citiamo ad esempio l’accrescimento dell’attitudine al lavoro in ambienti multietnici e multiculturali, già citata da Franco Quillico come importante requisito per i manager del futuro, e sottolineata anche da  Gary Baker di PricewaterhouseCoopers (“sviluppa il rispetto delle altrui culture, e aiuta a dirigere gruppi di lavoro eterogenei”), nel già citato articolo di Forbes.

Oppure l’apprendimento di differenti stili di leadership, utilizzabili anche al rientro alla casa madre per fronteggiare nuove necessità con nuovi strumenti. Non va infine trascurato il bilinguismo: sia per gli aspetti strettamente comunicativi, sia per l’elasticità mentale e la capacità di problem solving che è in grado di generare.

La carriera all’estero fa per te? Parti coi giusti strumenti

Riprendiamo per un istante l’intervento di Javidan, che racchiude alcune skills da sviluppare prima della partenza: conoscenza delle dinamiche di un business internazionale, rapidità nell’assorbire informazioni, adattamento ai nuovi contesti culturali, capacità di costruire capitale sociale, consenso e influenza.

Qualità indispensabili per raggiungere gli obiettivi. Innate o apprendibili? Un master executive può facilitare la transizione? Per rispondere a questa domanda, chiudiamo citando un altro passo dell’intervento di Palella:

(…) il contesto è favorevole a raccogliere esperienze da diversi ambiti, entrando in contatto con diverse entità esterne per raccogliere informazioni e skill che dovremmo altrimenti costruire in anni di esperienza professionale.

È un condensato che non dà garanzie di successo – sarebbe sbagliato pensare che ciò che si acquisisce in un Master Executive è quanto serve per poter svolgere una carriera interessante dal punto di vista delle prospettive internazionali. Ma ci sono diversi elementi importanti che si acquisiscono e che possono essere estremamente utili per le proprie prospettive professionali all’estero. Ad esempio, quelle relative all’internazionalizzazione.

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