Bravi capi si nasce o si diventa?
Se non avete ricevuto il dono innato del leader, non perdete le speranze: non è mai troppo tardi per trasformarvi nel boss ideale.
Ecco 5 consigli per migliorare lo stile di leadership e per fare carriera più velocemente, con tutte le competenze di people management al posto giusto.
1. Accessibili, con moderazione
“La mia porta è sempre aperta”, scoraggia.
“Lasciatemi solo”, terrorizza.
“Ora non è il momento, ti richiamo io”, demotiva.
“Scrivimi una mail, poi la leggo”, allontana.
E quindi, qual è il modo giusto per modulare la vostra disponibilità nei confronti del team?
Non serve essere sempre raggiungibili (il rischio è che le risorse se ne approfittino e si rivolgano a voi per ogni singola domanda, deresponsabilizzandosi): basta fissare momenti concreti e periodici in cui i membri del team possano contare su di voi.
Amanda Augustine, consulente di carriera, suggerisce di definire uno slot fisso ogni settimana, in orario d’ufficio, come momento ricorrente in cui concentrare domande e perplessità delle risorse, e durante il quale riconnettersi con la realtà quotidiana del team, sondando malumori e criticità, prima che esplodano in crisi.
2. Attenzione alle negatività
Non importa quanto ottimismo e energia circolino all’interno del gruppo: ogni influsso negativo può minare il clima in ufficio.
Proprio come nella vita, anche nel lavoro ogni “bad experience” rimarrà impressa e scatenerà i suoi effetti nocivi molto più delle “good ones”.
Sgomberate il campo da esperienze negative e da risorse dannose: anche una sola mela marcia all’interno di un gruppo, può affossarne la produttività fino al 40%.
3. Per un polso da leader ci vuole un cuore ribelle
Ce lo insegna il CEO di Disney, Bob Iger, che nel tracciare l’identikit di un buon leader aggiunge al ritratto anche un pizzico di sovversione.
Quasi tutte le aziende e i settori merceologici, infatti, stanno attraversando un periodo di profondo rinnovamento e sono alle prese con minacce di medio e lungo periodo (dall’automazione della forza lavoro, all’ingresso di nuovi player, fino ai cambiamenti radicali negli stili di consumo).
Di fronte alle prime scosse di avvertimento, un atteggiamento conservativo e prudente potrebbe rivelarsi letale.
Meglio reagire subito e osare, con un po’ di sana incoscienza, per evitare di venire travolti, immobili, dal grande sisma.
4. Un feedback negativo, un feedback positivo
Se siete sempre pronti e reattivi nel dare un feedback negativo alle vostre risorse, adottate la stessa celerità anche nel riconoscere i lavori ben svolti.
Per congratularsi con un membro del team, per una giusta intuizione o per aver risolto efficacemente una questione spinosa, non servono meeting ad hoc o confronti one-to-one.
Non aspettate il momento giusto: di fronte a tutti, appena l’evento si compie, siate pronti a complimentarvi con la risorsa e a mostrare la vostra soddisfazione.
Per ogni feedback negativo – fondamentale per migliorare lo status quo e far crescere le risorse – datene uno positivo. Ma non contemporaneamente, per non cadere nell’effetto sandwich: una tecnica di comunicazione poco efficace, dove un feedback negativo viene “infilato” tra due strati di commenti positivi. Meglio essere schietti e trasparenti, per non apparire ipocriti.
5. La trasparenza paga
Niente sorprese per il team, a meno che non siano estremamente positive.
Un buon leader è colui che riesce a tenere sempre informata la sua squadra, allineandola ad ogni rilevante cambiamento di rotta. Un tip utile per far sentire sempre tutti coinvolti e responsabilizzati, e far cadere l’alibi del “non potevo saperlo”.
Se i membri del team saranno sempre aggiornati, tutti si sentiranno parte del processo e saranno spinti ad agire in modo strutturato. E voi guadagnerete punti in chiarezza e lealtà.
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Siamo curiosi di conoscere il vostro punto di vista. Unitevi alla discussione scrivendo nei commenti la vostra personale ricetta per essere un buon leader.
Consuelo
Raccogliere idee e progetti con il proprio team per risolvere problemi o creare situazioni di business diverse ….a volte le idee condivise si trovano direttamente tra le risorse che si hanno e non si conoscono .Essere leader significa individuare empaticamente talenti e capacita’ dei propri collaboratori ed offrire loro una opportunità di ascolto, coinvolgimento e realizzazione di un’idea .
Antonio
Mi piace molto il commento di Consuelo. In particolare noto che la condivisione di idee, informazioni, partecipazione a progetti, oltre che a favorire il sentimento di appartenenza aumenta per tutti la visione della realtà, consente ad ognuno di crescere e, normalmente, se la gestione dei vari apporti è fatta in modo opportuno i risultati sono migliori e si minimizza il rischio di sorprese negative.
Giacomo
5 spunti interessanti e pertinenti ma non credo esaustivi.
Lascio un solo esempio su tutti: coach.
Elisabetta Morelli
Complimenti per i contenuti e l’articolo, molto interessante come tutti quelli che seguo. Per il mio lavoro i vostri articoli sono molto utili a fissare uno stile di leadership moderno, out of the box, all’avanguardia, come dovrebbe sempre essere di questi tempi, senza perdere pero’ di autorevolezza e credibilità. Bello seguire i vostri consigli e metterli in pratica tutti i giorni. Owesome in generale l’iniziativa di lanciare il blog di Spirito Leader con questi contenuti, stile e coraggio espositivo, una ottima guida ed esempio per chi lavora nel settore del cambiamento e vuole portare qualcosa di diverso nelle aziende. Un saluto al MIP.
Dott. Lucio
Sono d’accordo su tutto ma segnalo non tutte le risorse umane affidate ad un ottimo capo possono meritare tale capo (che ipotizziamo ottimo ovvero, secondo me: onesto, aperto, solidale, motivatore). Anzi, paradossalmente più tali risorse sono organizzativamente piccole, più può esserci il rischio che quel capo (che poi è il vero leader) appaia strano e difficile da capire…IN questi casi solo il tempo, il dialogo e la costruzione di valori e mondi condivisi può attenuare i gap culturali (ma il tempo ed il costo per raggiungere in modo economicamente conveniente tali obiettivi spesso è tiranno).Insomma “se son rose fioriranno” ma non necessariamente nei deserti organizzativi che ne avrebbero più bisogno…
Giorgio
Essenzialmente: team convinto e coinvolto. Stop. E poi da mettere in pratica. Il “capo” per primo. Il team ti guarda.