Per essere produttivo un team deve essere piccolo (parte 1)

Per essere produttivo un team deve essere piccolo

Less is more? Sì, almeno quando si parla di dimensione dei team di lavoro.

È facile intuire come, in un’azienda votata alla produttività e all’efficienza dei processi, più agili sono le squadre, più veloci e scorrevoli sono i flussi gestionali e decisionali.

In un’epoca segnata dal low-cost e dalla volatilità, in cui aumentare quote di mercato o incrementare il mark-up sembra essere un’utopia, l’unico modo per crescere è quello di snellire le attività e ridurre gli sprechi, così da ottenere un risultato in breve tempo. Un progetto di innovazione, ad esempio, va ideato e sviluppato speditamente, per cogliere un’esigenza di mercato immediata. L’idea per un nuovo prodotto, poi, richiede importanti sforzi economici in ricerca e sviluppo, che vengono vanificati se il cantiere di lavoro s’incaglia tra le terre paludose degli “ok a procedere”.

Snellire i processi, quindi, è una missione cruciale, ma complessa, per tutte le Company, specialmente per quelle di grandi dimensioni: i cosiddetti carrozzoni, composti da gruppi di lavoro molto ampi, connessi tra loro e legati da rigide logiche gerarchiche, non favoriscono di certo la velocità aziendale.

All’interno di questi team numerosi e stratificati i progetti risalgono, come salmoni, la corrente delle approvazioni, mettendo a repentaglio la loro sopravvivenza: ad ogni sponda un predatore è pronto a rigettare l’idea o, semplicemente, il torrente è troppo tortuoso da percorrere e il progetto si arresta, rinunciando ad arrivare alla foce.

Tutt’altra storia quando si parla di team piccoli: leader e dipendenti sono costantemente a stretto contatto e lo scambio comunicativo, così come i processi decisionali, è più rapido e agile. Con il risultato che un progetto, anche complesso, può vedere la luce più velocemente, con meno tempo – e quindi denaro – sprecato.

Sembra un controsenso, dunque, ma un leader che vuole puntare alla crescita deve sperare di poter guidare una squadra piccola, poco numerosa ed essenziale nei ruoli e nelle figure professionali. Quanto piccola? Piccola come “due pizze”, direbbe il numero uno di Amazon Jeff Bezos: tradotto, un team che non può essere sfamato da due pizze, secondo il CEO statunitense, è già troppo numeroso per essere considerato produttivo. Possibile? La storia imprenditoriale mondiale dice di sì: la Volkswagen Golf GTI, ad esempio, è il frutto del lavoro di un team di 8 persone, mentre WhatsApp – che oggi serve quasi 500 milioni di utenti – è stato realizzato da poco più di 30 professionisti.

Addio Big Company e grandi organizzazioni multinazionali?

No: basta replicare, anche nelle grandi Società, le dinamiche che connotano i gruppi ristretti, ripetendone le best practice.

Ecco 5 regole per rendere efficaci anche i grandi team, copiando i trucchi dei più piccoli.

 

1. Appendere le presentazioni al chiodo

Sono lunghe, spesso inspiring e sempre ricche di informazioni. Le presentazioni tradizionali sono uno strumento per racchiudere, in un documento digitale, tutti i dettagli di un progetto. Ma quanto tempo richiedono per essere pensate, costruite, modificate e perfezionate graficamente? E quale valore aggiunto possono portare realmente?

Sappiate che il balance tra sforzo e resa è nettamente a sfavore dell’efficienza: una presentazione è un clichè time consuming. E le aziende più piccole ne fanno a meno, portando gli interlocutori intorno ad un tavolo e discutendo direttamente il progetto con una presentazione live, costruita a penna su un foglio in real time.

Per trasportare questo concetto nel ventunesimo secolo, sappiate che potete contare su lavagne digitali e su strumenti di coworking e piattaforme di content sharing – come Slack o Symphony – perfetti per mettere insieme i team e favorire lo scambio. Cosa otterrete da questo switch nei processi di condivisione delle informazioni? Più velocità e flessibilità, e meno spreco di tempo e risorse.

 

Curiosi di saperne di più?

Riprendiamo il discorso nella seconda parte di questo articolo: rimanete in ascolto.

Un commento

  1. Molto interessante ma distinguerei tra piccoli team e tipologie di lavori. Sicuramente per fare grandi o grandissime cose non solo in modo efficiente ma soprattutto efficace sono necessari team piccoli magari dalla professionalità altissima.
    E penso ad esempio alla Mckinsey italiana di 50 o 60 anni fa che, con meno di 20 risorse, risolveva problemi strategico-organizzativi per mezza Italia, Quando però i problemi non sono solo qualitativi ma anche con tantissima operatività (come nella parametrizzazione di un sistema informativo o in una importante ristrutturazione aziendale di una grande impresa su tutti i processi) allora i team si devono ingrossare e diventa rilevante motivare e conoscere le persone ad occhiate. In questi casi i veri leader (secondo Me) si distinguono perché con pochissimi contatti sanno motivare e capiscono dove, come e quando tagliare (se necessario). Qui, oltre alla sapiente attività con il team da doppia pizza, è necessario anche una superiore capacità leaderistica di comprensione, valorizzazione, reindirizzo e riorganizzazione di grandi o grandissimi gruppi di persone (che implicano strumenti di conoscenza delle persone più complessi e, secondo me, più innati e meno acquisibili, di quelli segnalati e suggeriti in questo articolo assai interessante di spiritoleader).

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *