Da quando abbiamo smesso di considerare la complessità come un valore, attribuendole solo un significato negativo?
Nel mondo delle imprese, l’aumento dei clienti, l’ampliamento dei mercati e la crescita degli stakeholder, piuttosto che essere trattati come opportunità da sfruttare, vengono spesso interpretati come problematiche.
Con la conseguenza che le imprese tendono ad irrigidirsi ed a rispondere agli stimoli con strutture più stratificate ed approcci poco funzionali.
Al contrario, secondo Yves Morieux, direttore dell’Institute for Organization del Boston Consulting Group, il modo più proficuo per rispondere alle sfide della complessità è quello di orientare la propria impresa verso lo smart behaviour legato alla flessibilità, snellendola da sovrastrutture e gravosi sistemi, per renderla agile e scattante. Non da ultimo, di fronte ad un aumento della complessità, è fondamentale fare leva sull’apporto delle proprie risorse umane, aumentando commitment ed engagement.
Per aiutare i futuri manager a cavalcare l’onda della complessità, motivando i propri dipendenti e ottenendo un vantaggio competitivo, Ives Morieux ha tracciato 6 semplici regole trasversali, pratiche, veloci e soprattutto adatte per essere implementate all’interno di ogni tipo di business.
Eccone una sintesi.
1. Conoscere il contesto e i singoli task operativi.
Sembrerà banale – quale manager non sa quello che le proprie risorse svolgono quotidianamente? – ma a ben guardare non lo è affatto. Arrampicandosi sulla montagna gerarchica, più vicini si è alla vetta più è sfuocata la vista su ciò che accade in basso. Con l’aumentare della complessità è, invece, fondamentale essere preparati sulla propria catena del valore, e comprendere cosa muova le quotidiane dinamiche interne di ciascuna risorsa. Le soluzioni ipotizzate da un’impresa, infatti, devono necessariamente tenere conto degli obiettivi del team, delle risorse realmente a disposizione e delle barriere attualmente presenti. Solo con una visione limpida del contesto complessivo in cui si opera le strategie disegnate su carta potranno essere vincenti anche nella realtà.
2. Parola d’ordine: cooperazione.
Da non confondere con coordinazione e collaborazione, la cooperazione è un driver fondamentale per elevare il teamwork ad un livello di performance superiore. Spingere il proprio team alla cooperazione, infatti, significa migliorare l’efficacia di ciascuna risorsa nel creare un output comune. Ma c’è di più: nella cooperazione il contributo individuale verso il successo può essere direttamente monitorato, misurato e premiato nei casi migliori. In questo modo le capacità ed il talento di ciascuna risorsa potranno essere valorizzati al meglio, creando un circolo virtuoso basato sul commitment che spinge ogni collaboratore a dare sempre il massimo. Un consiglio: individuate all’interno del team delle figure chiave, definite da Morieux “integratori”, che incentivino il gruppo alla cooperazione. Per mezzo di loro sarà più semplice ottenere i risultati definiti.
3. Più potere per tutti? Un controsenso? Non proprio.
Cosa significa aumentare la quantità di potere all’interno di un team? Per Morieux equivale a motivare maggiormente le risorse, distribuendo il potere decisionale in mano a più persone e per questo responsabilizzandole. Un gesto all’apparenza semplice, quello di limare le tradizionali logiche gerarchiche, rivedendo ruoli e leadership in base a specifici obiettivi, ma che può influenzare positivamente le performances. Il motivo? Se una persona può fare la differenza su una questione, investirla della giusta autorità potenzierà il suo raggio d’azione e la sua efficacia. Provare per credere.
4. Evidenziare la reciprocità, per remare tutti dalla stessa parte.
Cosa succederebbe se i membri di un team capissero, finalmente, che per raggiungere un traguardo personale, l’esito è strettamente legato alle performances di un collega, e viceversa? È pensabile che le risorse umane coinvolte in un progetto inizino a cooperare con più efficienza? Sì, secondo Morieux: l’obbligo all’interdipendenza e la perdita di autosufficienza stimolano la comprensione dell’importanza di essere responsabili non solo delle proprie azioni, per il proprio tornaconto, ma anche di quelle del vicino e dei suoi interessi. Il tutto per un successo bilaterale che, in assenza dell’impegno collettivo, non si avvererà.
5. Un futuro incerto non è sempre un male.
Non c’è cosa peggiore, per demotivare un dipendente e costringerlo ad essere un semplice ingranaggio di una catena di montaggio, che limitare la sua azione al “qui e ora”. Eseguire un compito specifico, lasciando poi il progetto correre attraverso altre, innumerevoli, mani, è una condanna al disinteresse ed al distacco. Il segreto per motivare i dipendenti e spingerli verso performances di qualità? Renderli responsabili delle conseguenze delle loro azioni, sparigliando le carte, e prospettando loro un futuro con meno radici, orientato alla flessibilità.
6. Premiate gli audaci.
Come in un campo di battaglia, anche in un’impresa poco virtuosa, chi si mimetizza e rimane fermo in attesa della resa ha più chances di sopravvivere a chi, impavido, si è lanciato all’attacco. Non è così, però, che si motivano i dipendenti a dare il massimo. Stabilire un percorso rewarding per chi si dimostra collaborativo, e si assume dei rischi, sapendo di poter contare sul supporto del team, al fine di tagliare il traguardo da campione, è un ottimo modo per incoraggiare le risorse al dinamismo e ad adottare un comportamento smart.
Che ne pensate? Siamo curiosi di conoscere la vostra opinione e vi invitiamo a condividerla con noi e i nostri lettori con un commento a questo post.
Michele
Siete i migliori: in quattro righe avete riassunto un manuale di Organizzazione!
D’altronde, ubi maior minor cessat….
Michele
Giuseppe Lucci
Lavorando o in diverse realtà italiane ed anglosassoni, ho trovato una profonda differenza in termini di management e quindi di risultati. Flessibilità e responsabilizzazione dei dipendenti pagano, il controllo e la poca fiducia producono scarsi risultati. È anche vero che nel mercato del lavoro anglosassone la regolamentazione e le regole dell ‘ impiego favoriscono questo modello . Trovare un giusto compromesso potrebbe essere un buon punto di partenza.