Circa un anno fa sull’Harvard Business Review compariva l’articolo dal titolo “100 Best-Performing CEOs in the World”.
Si trattava di un’approfondita analisi sulle performance dei migliori amministratori delegati negli ultimi 30 anni, scelti in una rosa di oltre 2000 aziende mondiali.
La valutazione è stata eseguita in un’ottica di medio – lungo periodo, per privilegiare i manager in grado di creare valore durevole per le loro aziende.
In prima posizione troviamo così il compianto Steve Jobs, capace di far risorgere dalle ceneri Apple e portarla ai fasti del nuovo millennio. Al secondo posto l’astro nascente (ma ormai si può definire un veterano) Jeff Bezos che, pur con qualche perplessità da parte degli azionisti, sta spingendo Amazon verso grandiosi traguardi. Terzo Yun Jong-Yong, amministratore delegato di Samsung.
La stessa indagine è stata recentemente ripresa dal sito web Ceo.com e tradotta in infografica. Ecco cosa emerge dall’analisi aggregata dei dati.
Più uomini che donne
Soltanto il 2% delle donne, ovvero 2: la potentissima Margaret C. Whitman, CEO di eBay fino al 2008 e ora di HP, in nona posizione. Segue Dong Mingzhu, ancora in carica per la cinese Gree Electric Appliances, al 98mo posto.
L’importanza dell’istruzione
Per fare il CEO di una grande multinazionale è necessaria la laurea? A meno di chiamarsi Steve Jobs sì, è l’unico tra i 100 selezionati a non aver completato gli studi. Sono invece 29 ad aver conseguito un MBA, dimostrando ancora una volta che frequentare un master è un ottimo investimento per il futuro.
La scalata verso il successo
Le aziende preferiscono ricercare i propri dirigenti all’interno dell’azienda, piuttosto che affidarsi a degli “sconosciuti”, per quanto di nobile curriculum. Il 79% dei CEO sono stati promossi dal basso e, sommati a un altro 4% di fondatori (chi più insider di loro!), rappresentano la quasi totalità.
Due eccezioni di rilievo nelle prime posizioni: Eric Schmidt di Google e, ancora una volta, Meg Whitman in eBay.
U.S.A. e resto del mondo
Sulla provenienza geografica non c’è gara: gli Stati Uniti dominano la classifica delle aziende. 2 su 3 hanno sede lì, seguono Brasile e Messico.
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L’apparenza può avvantaggiare
Parlando di aspetti più frivoli, scopriamo che:
- essere sposati aiuta: la quasi totalità (97%) dei CEO in classifica è coniugata
- i CEO hanno una famiglia numerosa, in media 3,1 figli
- una folta chioma fa fare carriera: oltre la metà ha i capelli (53%), soltanto l’11% è calvo
- bene anche le lenti a contatto, visto che il 63% non indossa gli occhiali
E l’Italia?
L’unico CEO nostrano presente in classifica è il sassarese Pietro Franco Tali, che in Saipem ha raggiunto la ragguardevole capitalizzazione di 21 miliardi di dollari.
Estetica a parte, quali ritenete siano le caratteristiche per entrare a far parte dei migliori CEO? Commentate su #spiritoleader