La leadership non è una posizione sul podio: è un punto sulla griglia di partenza che, a gara iniziata, va mantenuto e difeso, curva dopo curva.
La posizione di leadership va preservata con spirito d’iniziativa ed empatia, va protetta con apertura e flessibilità, va incrementata con motivazione e cooperazione.
Perché, durante la corsa, può bastare un sorpasso sbagliato per uscire fuori pista, danneggiare l’auto, e aver bisogno del soccorso della squadra.
Proprio nel momento di maggiore necessità, però, non è raro non trovare nessuno ai box.
Se il leader a bordo del bolide è miope, concentrato solo su sé stesso e sulla propria corsa, può non accorgersi che il team se n’é andato e che la scuderia l’ha abbandonato. La serranda dei box è abbassata. La gara, finita.
Quando la leadership non è riconosciuta, il manager è a rischio ammutinamento e può ritrovarsi, improvvisamente, solo.
Quali sono i segnali di pericolo che possono indicare che il team non è motivato e coinvolto, e che il gruppo non riconosce il suo capo come tale?
Ecco 3 comportamenti da non sottovalutare.
1. “Sono circondato da irresponsabili”
Impossibile, cari leader. È molto più probabile che siate voi la ragione di una perdita collettiva di motivazione e voglia di fare.
Fatevi un sincero esame di coscienza: siete dei perfezionisti, tuttologi, sostenitori del “I do it better”?
Ecco svelato l’arcano: il team sa – dopo aver subito innumerevoli mortificazioni – che siete soddisfatti solo quando le cose vengono fatte da voi, a modo vostro. Perché infilate il naso in tutto, mettete bocca in ogni dettaglio, volete decidere ogni minimo aspetto della vita in ufficio.
E il team? Spegne il cervello, incrocia le braccia e vi lascia fare, abbandonando ogni spirito d’iniziativa.
E quando le risorse si stancheranno di rimanere parcheggiate in un angolo se ne andranno, cercando un nuovo posto dove poter contribuire attivamente al successo di un gruppo.
2. “Io ho sempre ragione”
Suona bene?
Forse sì.
Ma come suona l’altro lato della medaglia: “Gli altri hanno sempre torto”?
Male, molto male.
Ma è la realtà quando ci si trova di fronte ad un leader – o presunto tale – che prevarica sulla sua squadra o sugli stakeholder, riuscendo sempre a spuntare la parola definitiva: il leader non si contraddice e, con qualche mal di pancia, il gruppo lo accontenta sempre.
Se pensate che sia bello vincere sempre, ragionate sulle sensazioni provate da chi, al vostro opposto, si trova costantemente non ascoltato e non preso in considerazione.
Capirete come, non riuscire mai a far passare una propria idea, si traduca, nel lungo periodo, in una perdita di motivazione e di voglia di impegnarsi, annientando anche i talenti migliori.
3. “La mia agenda prima di tutto”
Certo, il leader siete voi e, in quanto punta dell’iceberg dell’intero team, siete quello più esposto a scossoni e urgenze last minute: il CEO può chiamare da un momento all’altro – e costringervi ad annullare la riunione periodica con la vostra squadra – o un’emergenza può richiedere la vostra presenza all’altro capo del Paese – facendovi correre su un aereo e lasciando il team senza direttive nell’attesa del vostro ritorno.
L’imprevisto può succedere, ed è fisiologico. Ma se la vostra agenda, con i suoi impegni schizofrenici, prevarica quotidianamente su quella dei collaboratori, provocando repentine convocazioni di meeting o improvvise cancellazioni d’impegni presi da tempo, il gruppo potrebbe soffrirne.
Il team potrebbe aver atteso la riunione ricorrente mensile per sottoporvi una serie di punti fondamentali, o potrebbe aver organizzato una presentazione per mettervi al corrente di un nuovo progetto da sviluppare urgentemente. Ma anche oggi, come il mese scorso e quello prima, avete fatto saltare il meeting, al grido di “scusate, ma mi vuole urgentemente l’AD”.
Attenzione: questo comportamento nuoce gravemente alla salute del leader e può fargli perdere seguito e supporto. In queste condizioni il team si sente poco importante e non valorizzato, e lamenta isolamento e scarso coinvolgimento. Il passo successivo? L’addio.
Vi riconoscete in una, o più, di queste situazioni?
Ammetterlo è già un primo passo. Il secondo? Abbandonare subito questi comportamenti e tenere saldo il volante della leadership, mettendovi al servizio del team e lavorando di squadra.
Stimolate la partecipazione e chiedete al gruppo feedback frequenti sul vostro stile di leadership: dare a loro il potere di valutarvi è la prima – saggia – mossa per ottenere consenso e riconoscimento.
Senka
Sono d’accordo spirito leader
Penso che un vero leader non si definisce tale, esso si impegna più degli altri per motivare coloro che gli hanno dato fiducia; un leader sa sempre ciò che è giusto o sbagliato anche se non lo sa, lo fa per mettere serenità nel gruppo un vero leader si mette sempre in gioco coinvolgendo il proprio team, lui si prende ogni responsabilità senza far sentire peso al suo team ed è pronto a riconoscere quando lui stesso sbaglia chiedendo umilmente scusa!
Grazie per la condivisione
Senka