L’empatia è cruciale per un leader e si può imparare

L'empatia è cruciale per un leader e si può imparare

Profitto, fatturato, saving, efficienza: quali sono gli indicatori di performance in grado di definire un buon manager?

Qual è la variabile più importante nella valutazione di un leader virtuoso in grado di portare in alto una Società e condurla al successo?

Spesso, centrare il bersaglio degli indicatori economici non basta per fare il bene di una company.
Prestare tutta l’attenzione al conto economico della Società può indurre a perdere il fuoco dalle risorse davvero cruciali per il successo dell’azienda: quelle umane.

Trascurare il vissuto, le percezioni e le sensazioni dei dipendenti sul posto di lavoro, considerandoli come pedine per tagliare – in fretta e senza sprechi – il ricco traguardo del bilancio, significa firmare la propria condanna al baratro.

Un’azienda virtuosa economicamente, ma sfiduciata e demotivata all’interno, è come un grattacielo con le assi portanti che scricchiolano. Al primo scossone cederanno, e quando andranno in pezzi – cari leader – raderanno al suolo tutti i successi economici ottenuti.

Per costruire una solida e virtuosa carriera manageriale, dunque, lavorate a fondo sulla vostra capacità empatica: una qualità che, a differenza di quanto si creda, è potenzialmente innata in tutti gli esseri umani e non privilegio di pochi. Si tratta una di quelle soft skills che si può apprendere ed incrementare anche nel corso della vita, personale e professionale.

L’empatia è una virtù cruciale per un buon leader: la capacità di comprendere gli altri, di entrare in connessione profonda con loro, di decodificare le loro emozioni e le loro necessità, apre la mente a ragionamenti non convenzionali e spinge ad avere nuovi approcci al modo di fare business. L’obiettivo? Creare team di lavoro fluidi e aperti, emotivamente liberi di esprimersi e consapevoli di essere compresi: solo così è possibile stimolare il commitment di tutti e remare, con forza, dalla stessa parte.

Una qualità, quella dell’empatia, che come tutte le killer application richiede impegno, tempo e dedizione per essere padroneggiata al meglio.

Per sviluppare empatia verso gli altri, occorre allenare la propria intelligenza emotiva, partendo da sé stessi e facendo un grande lavoro di consapevolezza, analisi, pazienza e resistenza.

Solo in seguito è possibile rivolgersi all’esterno, cercando di connettersi con il team.

Ecco qualche consiglio per farlo efficacemente.

1. Chiudere la bocca e aprire le orecchie

Prima regola per allenare l’intelligenza emotiva e imparare l’arte dell’empatia: meno parole, presunzioni e certezze, e più ascolto. Siate pazienti e imponetevi di lasciar parlare gli altri, anche se la vostra sensazione è quella di conoscere già il loro pensiero e di sapere la risposta giusta. Mostrandovi attenti e sinceramente curiosi, rimarrete stupiti di quante informazioni in più potrete ottenere, facendo sentire – nel frattempo – l’interlocutore davvero importante e compreso.

2. Vivete il momento

La vita frenetica è altamente stressante: durante una riunione, probabilmente, riceverete decine di altre mail. Mentre siete al telefono, la vostra casella vocale rumoreggia per una scadenza urgentissima da gestire subito. Anche nei momenti di tempo libero, c’è sempre un’emergenza da risolvere. Con la conseguenza che vivere pienamente ogni situazione e concentrarsi sulle singole attività svolte insieme alle altre persone diventa impossibile. Anche il linguaggio non verbale riflette questo stato di difficoltà, porta il corpo a contrarsi. Un effetto che di certo non favorisce l’empatia, non mostra apertura né comprensione. Sforzatevi di dedicare la vostra attenzione alle persone che sono con voi, in un determinato momento. E per allontanare lo stress, praticate respirazione e meditazione.

3. No al multitasking

Se avete messo in pratica il punto precedente, ora è il momento di fare un passo ancora più importante: oltre ad essere pienamente presenti e lucidi con le persone, evitate anche il multitasking. E non fa niente se pensate di essere abbastanza abili da poter fare due cose contemporaneamente: le relazioni hanno bisogno di tempo e concentrazione. Senza contare che l’interlocutore, vedendovi alle prese con un’altra attività in parallelo, avrà la netta – e giusta – sensazione di non essere importante.

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