Per alcuni il segreto della leadership è nella comunicazione. Altri preferiscono adottare uno stile più diretto e non mediato. C’è chi poi parla di “fine della leadership tradizionale”, a favore di modelli più moderni e al passo con le innovazioni tecnologiche.
Ma esiste un modo per sintetizzare queste istanze e convogliarle in un unico, onnicomprensivo, modello di leadership “perfetto”?
Alla ricerca dello stile di leadership universale
Se lo sono chiesti, sull’Harvard Business Review, il professor Bill George e i suoi collaboratori. Che portarono a compimento quello che venne da loro stessi definito “lo studio sulla leadership più approfondito su larga scala mai intrapreso”.
Furono intervistati 125 leader di età compresa tra 23 e 93 anni, noti per le loro qualità e la loro efficacia, ne vennero analizzate le storie, i background e le esperienze, con l’obiettivo di estrarre un “distillato di leadership”. O almeno, questa fu l’intenzione di partenza.
Perché in realtà quel distillato non venne mai trovato. In compenso, gli studiosi individuarono nelle biografie degli intervistati dei minimi comuni denominatori, tratti ricorrenti sui quali erano state costruite solide e durature leadership.
Consapevolezza di sé: uno dei punti cardine più citati tra gli intervistati fu la comprensione dei propri limiti e delle proprie peculiarità, la valorizzazione del proprio vissuto anche a dispetto di traumi o momenti di crisi.
Motivazione: un altro tema che ricorrente nelle grandi leadership. In particolare, riuscire a trovare un equilibrio tra il desiderio di “ricevere una pacca sulle spalle”, ottenere la stima di qualcuno che si ammira e fare ciò che davvero si ama, senza badare alla validazione esterna.
Creare supporto: che sia un genitore, il partner o un fedele gruppo di amicizie, i leader intervistati hanno sempre creato attorno a sé un nucleo di persone con le quali poter essere se stessi, ai quali chiedere “rifugio” nei momenti di crisi, supporto o consiglio.
Empowering: ovvero quando la leadership non si limita a raggiungere il successo personale o l’obbedienza dei propri collaboratori, ma mira alla costruzione di un valore attraverso la creazione di ulteriore leadership attorno a sé. Un argomento già affrontato su queste pagine da Matteo Radavelli.
Esempio: Il leader comanda con l’esempio, non con la forza. Questa ormai celebre (e un po’ inflazionata) citazione tratta da L’arte della guerra di Sun Tzu introduce l’ultimo punto, citato nel video anche da Barbara Sala, General Manager in Delcon e alumna EMBA part time 2012.
Su quest’ultimo desideriamo soffermarci, offrendovi il contributo di Dharmesh Shah, fondatore e CTO di HubSpot, azienda leader nelle soluzioni software per il digital marketing.
Ai leader non è dovuto il rispetto; loro guadagnano il rispetto delle persone che guidano. I leader non sono automaticamente riconosciuti; loro conquistano la fiducia delle persone che guidano. […]
Il modo migliore per guadagnare fiducia, rispetto e il diritto di guidare gli altri, è di guidare non con le parole, ma con l’esempio. Quando io so che tu credi in ciò che dici – perché le tue azioni supportano ciò che hai appena detto – allora comincerò ad avere fiducia in te. Poi ti rispetterò. E infine, comincerò a seguirti. […]
Non affermare che l’esecuzione è importante. Mostralo.
In conclusione
Per usare le parole di uno dei 125 intervistati da HBR, Ann Fudge:
Tutti noi abbiamo una scintilla di leadership, che si tratti di affari, politica o volontariato. La sfida è capire noi stessi sufficientemente bene da scoprire dove possiamo utilizzarla per servire il prossimo
La vera formula della leadership universale, insomma, è soprattutto in un abile e costante lavoro di valorizzazione dei propri plus, per raggiungere un proprio equilibrio.