Secondo appuntamento su #spiritoleader dedicato all’evoluzione della leadership nelle moderne organizzazioni e aziende. L’analisi è tratta, ancora una volta, dai dati del Ketchum Leadership Communication Monitor.
La scorsa settimana abbiamo constatato come il modello richiesto a gran voce dalla società – e dalle stesse aziende – sia sempre meno “machista” e sempre più al femminile, se non nei rappresentanti (soltanto il 5% dei CEO Fortune 500 è infatti donna) almeno nello spirito. Più aperto all’ascolto e al dialogo, meno “calato dall’alto”.
Un cambio di direzione obbligato, in un mondo sempre più connesso e informato, sempre più in comunicazione, sempre più consapevole di ciò che si cela dietro l’esercizio della leadership. Soprattutto, sempre più deluso da chi attualmente la esercita.
Alcuni dati emblematici sulla percezione della leadership
Soltanto 1 leader su 3 viene percepito come portatore di valori chiari, a 1 su 5 viene riconosciuta una leadership efficace, per il 13% sono consapevoli delle proprie responsabilità.
A livello aziendale, quello che maggiormente ci tocca, le cose migliorano leggermente: il 42% raggiunge le aspettative, il 35% è in grado di comunicare efficacemente ma meno di un leader su 3 è in grado di esercitare la leadership con altrettanta efficacia. Quando si tratta dell’assunzione di responsabilità, poi, si crolla al 16%.
Le percentuali sono parzialmente salvate dai paesi emergenti, ma rimangono drammatiche per i politici, considerati responsabili soltanto dal 9% degli intervistati.
Soffermandoci sulle singole categorie, nella top 3 troviamo i CEO e i dirigenti delle aziende tecnologiche (sarà il benefico effetto Apple?), seguiti a ruota dal settore turistico alberghiero e da quello manifatturiero – industriale.
In fondo alla classifica, al contrario, “trionfano” le banche, la cui reputazione è preoccupantemente in calo, seguite a distanza da assicurazioni e compagnie petrolifere – di estrazione.
Il problema principale degli istituti di credito sembra proprio quello di riuscire a mantenere le promesse e assumersi le proprie responsabilità, soprattutto in una difficile congiuntura economica come questa.
L’eVangelist, modello di consumatore 2.0
Oltre alla percezione della leadership, un’ulteriore espressione del “nuovo corso” è il sorgere di una categoria di consumatori, estremamente attenta a come le società comunicano con i loro clienti, pronta a premiare con entusiasmo chi sa farlo bene così come a punire chi non è in grado di farlo.
Quelli che nel report vengono definiti, con un sottile gioco di parole, gli eVangelist.
Parliamo di un 8% dell’intero campione, una fetta della torta non trascurabile, anche perché in costante crescita.
2 su 3 acquistano meno prodotti di una certa marca se riscontrano una scarsa capacità comunicativa della stessa, contro 1 su 2 tra i consumatori “tradizionali”. Il 58% premia i brand che hanno una buona comunicazione, contro solo il 37% della restante parte di campione.
Gli eVangelist sono giovani, con leggera prevalenza di uomini, istruiti e tecnologi. Frequentano i blog, sono commentatori attivi e hanno un notevole potere di influenza, mai sottovalutabile.
Emblematica è la vicenda Barilla, deflagrata qualche mese fa a causa di una dichiarazione “imprudente” del suo presidente riguardo l’opportunità di includere famiglie gay nelle pubblicità dell’azienda.
La guerriglia mediatica si è presto scatenata sul social network Twitter e su Facebook, con migliaia di cinguettii e post abbinati all’hashtag #boicottabarilla. Il che ha fornito anche un ottimo assist per le aziende concorrenti.
Dopo qualche giorno Guido Barilla si è pubblicamente scusato (anche con un tweet, naturalmente!), ma il danno d’immagine è stato incalcolabile. Tutto per un’improvvida dichiarazione, abbinato al potere di propagazione dei social network.
In conclusione: come cambierà la leadership?
Il mutamento dello scenario è evidente per tutti, ormai. Le aziende sono costantemente in vetrina, ogni loro gesto od omissione viene segnalato e discusso nelle agorà digitali.
Una leadership silenziosa, che agisce sullo sfondo, non è più ritenuta credibile. E rischia di far perdere una consistente fetta di mercato a chi non si adegua.
Come farlo? Commenta questo post inserendo i tuoi suggerimenti e le tue osservazioni. La prossima settimana parleremo proprio delle strategie di adattamento e sfruttamento del nuovo contesto.