Negli ultimi tempi ci siamo spesso occupati di due temi: il cambiamento dei paradigmi della leadership, e quella al femminile, inteso nel duplice senso di “esercitata da donne” e “con modalità tipicamente femminili” (le due cose non sono necessariamente coincidenti).
Già, ma cosa si intende esattamente per leadership femminile, e in che senso si contrappone a quella maschile?
L’edizione 2014 del Ketchum Leadership Communication Monitor, compilato dall’omonima multinazionale delle pubbliche relazioni e della leadership ha individuato 2 trend rilevanti per quest’anno.
Il primo è la crisi generale della leadership, il secondo è l’emergere di uno stile di guida più al femminile. Seguendo la distinzione contenuta nel report:
Leadership maschile: silenziosa, imperiosa, onnipotente, infallibile (più propriamente supposta tale)
Leadership femminile: trasparente, accessibile, basata sui valori, capace di valorizzare gli altri
Alla domanda “a chi ti affideresti per affrontare nuove sfide ed evoluzione di scenari nei prossimi 5 anni?”, la risposta prevalente è stata però “uomini”, seppure di poco (54% contro 46% che ha risposto “donne”).
Come è possibile? Guardando più nel dettaglio, lo stesso report offre uno spaccato ben diverso:
- ognuno dei due generi tende a votare per se stesso
- i paesi più “machisti” sono anche quelli più numerosi: in particolare Cina e India. Questo ha senz’altro inciso sulla rilevazione
- negli altri paesi invece, soprattutto in occidente (con la notevole eccezione del Regno Unito) cresce la domanda per una leadership femminile
Soffermandosi sulla valutazione di singoli aspetti relativi all’esercizio della leadership, tra uomini e donne le capacità femminili vengono valutate superiori in 10 casi su 14.
Un “cappotto” a favore del gentil sesso completato dalla supremazia nella comparazione sulle 4 caratteristiche ritenute più importanti:
- guidare attraverso l’esempio
- comunicare in modo trasparente
- ammettere i propri errori
- saper tirar fuori il meglio dagli altri
È un cambiamento derivante dalla maggiore rilevanza assunta dalle donne nelle aziende? Un’ipotesi non del tutto credibile considerato che, come abbiamo avuto modo di verificare in altre occasioni, soltanto il 5% delle donne ricopre il ruolo di CEO nella nelle aziende Fortune500.
La chiave di lettura offerta da Ketchum è di natura più attuale, e si riassume in una sola parola: Internet.
Con l’avvento dei social media, del blogging e più in generale dei miliardi di comunicazioni attorno ai brand, i consumatori sono diventati più attenti ai comportamenti delle aziende e del modo col quale comunicano al proprio pubblico di riferimento.
Illuminante, in questo senso, il celeberrimo “cluetrain manifesto”, insieme di 95 tesi di marketing scritto alla fine degli anni ’90 (ma ancora molto attuale) che al punto 10 recita:
Il risultato [delle comunicazioni] è che i mercati stanno diventando più intelligenti, più informati, più organizzati. Partecipare a un mercato in rete cambia profondamente le persone.
E al 12 aggiunge:
Non ci sono segreti. Il mercato online conosce i prodotti meglio delle aziende che li fanno. E se una cosa è buona o cattiva, comunque lo dicono a tutti.
Da qui la crescente esigenza di una leadership più aperta, inclusiva e trasparente. Una leadership che sappia parlare ai mercati ma soprattutto ai consumatori sempre più attenti ed esigenti, collegati e desiderosi di scambiare informazioni, pareri, recensioni.
Una leadership femminile, per l’appunto!
Nel post della prossima settimana parleremo in modo più approfondito di questa crisi del management tradizionale, e di come superarla mutuando alcune best practice della leadership al femminile.
Senza per questo cadere più nei classici cliché “machisti”.