La leadership efficace? Passa da una comunicazione aperta

Questa settimana #spiritoleader vede il gradito ritorno di Filippo Passerini, Group President di Procter & Gamble. Nel video introduttivo, il manager italiano descrive l’evoluzione della leadership nelle companies mondiali, argomento a noi piuttosto caro e che abbiamo avuto modo di trattare recentemente anche in altri post.

Soffermiamoci su un passaggio, in particolare:

Le strutture organizzative sono sempre meno verticali, sempre meno gerarchiche, e sempre più un network di collaborazioni. Questo richiede skills sia di gestione di conflitti di opinioni diverse, sia di negoziazione intesa nell’accezione più ampia e soprattutto la capacità di influenzare positivamente gli altri, quindi di avere una vision, passione e di saper comunicare.

Comunicazione efficace (o più propriamente inefficace, come vedremo) è il tema chiave di questo post, che affrontiamo partendo da una recente ricerca Interact/Harris, pubblicata sull’Harvard Business Review.

Tema: le carenze che i dipendenti U.S.A. individuano più spesso nei loro diretti superiori.

Il 91% degli oltre 1000 intervistati ha parlato di limiti nella comunicazione, che ostacolano una leadership efficace.

Più nel dettaglio i leader vengono ritenuti incapaci o lacunosi nel:

  • riconoscere i meriti dei dipendenti (63%)
  • offrire direttive chiare (57%)
  • incontrare lo staff (52%)
  • comunicare con i subordinati (51%)
  • resistere alla tentazione di attribuirsi il merito di un’idea non propria (47%)
  • offrire una critica costruttiva (39%)
  • ricordare o conoscere il nome dei propri collaboratori (36%)

Cosa possono fare i leader per migliorare quest’approccio comunicativo così deficitario? Ecco alcuni esempi di frasi che non dovrebbero mai mancare nell’esercizio di una buona leadership:

  • Ecco ciò che apprezzo di te e del tuo lavoro”, un complimento più specifico e ritagliato sul reale contributo del collaboratore.
  • Grazie”, parola breve ma troppo spesso dimenticata nell’esercizio della leadership, sia che venga pronunciata pubblicamente sia che accada in privato.
  • Che ne pensi? Che ne dici?”, anche in questo caso a comunicare fiducia e conferire responsabilità.
  • Ecco ciò che sta accadendo, e cosa puoi aspettarti”, per rendere partecipi e ridurre le distanze tra management e team
  • Vorrei darti il mio feedback”, soprattutto per la generazione dei “millennials”
  • Lascia che ti racconti come ho imparato a mie spese questo”, anche qui, si tratta di un feedback che però fa leva su un errore del leader, che lo umanizza agli occhi dello staff

Ma soprattutto…

  • Ciao Mario”. Ossia ricordare il nome dei propri collaboratori. Perché, come ci ricorda il nostro #spiritoleader Ambrogio Conte, “people first”. Le persone vengono prima di tutto. Sopra ogni altra cosa, prima dei numeri.

Cosa ne pensate? Quali di questi atteggiamenti ritenete più radicato nel contesto italiano e come pensate che impatti sull’esercizio di una leadership efficace?

Dite la vostra attraverso gli spazi social di #spiritoleader, o commentate il post!

(4) commenti

  1. Ritengo personalmente vitale e fondamentale la condivisione e la collaborazione con il proprio team. Il rispetto umano prima di ogni cosa, il riconoscimento il parere e lo scambio di opinioni, siano realmente le fondamenta della riuscita, di ieri di oggi è di domani.

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  2. Filippo is one of the best examples of distinctive leadership. Great person with an high sense of responsability, discipline, passion and vision.
    Thank you
    Ciao Ambrogio

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  3. Finalmente il cammino verso un nuovo stile nel modello relazionale con i propri collaboratori! Seppur conscia che e’ ancora lontano assimilarlo nelle ns vecchie mentalita’ in quanto ogni giorno si verificano le lacune sopra enunciate sono fiduciosa! Le parole potenti come grazie, che ne pensi(fino a ieri si insinuava fosse leadership debole), feedback(aime’ pochi lo sanno davvero comunicare) condivisione e apertura sono FONDAMENTALI e non lasciano trasparire scontatezza e valorizzano le risorse.

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  4. Il buon leader ha la capacità di ascoltare, di coinvolgere positivamente dando l’esempio e di rendere partecipe il proprio team condividendo progetti, obiettivi, successi e non, ma sopratutto dev’essere riconoscente.

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