Le maratone sostenibili le portano a termine solo leader con cervello e cuore allenato!

Di seguito un nuovo approfondimento a cura di Dhebora Mirabelli e Alessio Muccini, alumni del MIP EMBA – Roma nel 2012, dedicato ad alcune delle caratteristiche che i moderni leader devono possedere per portare a compimento la propria mission aziendale. Buona lettura!

Già a cinque settimane dal concepimento dell’uomo si forma quell’organo che per svariati motivi ha sempre suscitato molteplici curiosità e, a cui sono state date le più strane caratteristiche: il cuore.

In antichità si credeva che il cuore fosse il centro dei nostri sentimenti. Solo in epoche più moderne e solo in ambienti scientifici si è chiarito come questi siano ad appannaggio della nostra materia grigia.

Quanti di voi hanno in adolescenza riempito quaderni o letto diari con “cuori trafitti” per scoprire in età adulta poi che in realtà il cuore è “solo” una pompa?

Quello che è vero è che, nonostante ciò, il cuore è fondamentale, da lui passa la capacità di imprimere velocità – dalla pressione- al nostro sangue che quindi può “alimentare” le cellule tramite l’ossigeno che trasporta per le principali attività. Sicuramente per il movimento.

Movimento che viene portato all’esasperazione nella corsa più sentita, più romantica, da molti considerata anche la più dura: la Maratona. Una distanza chiara, pur se enorme, di 42.195 metri definita già nel 1920 a memoria di quella che ci ha regalato la mitologia.

Per la sua enorme distanza, è sempre stata considerata una corsa in cui quello che contava era la resistenza, la freddezza mentale. Una gara in cui è essenziale fissare un giusto ritmo e, quindi, mantenerlo in modo granitico fino alla fine, succeda quel che succeda.

Esistono specifici e onerosi percorsi di training per tale corsa ma una sola regola aurea: prepararsi!

A dispetto di quello che si crede, un allenamento porta “flessibilità” al nostro cuore rendendolo capace di supportare i vari cambi di carico alimentando sempre al meglio le cellule del nostro apparato muscolare.

Infatti, la grande differenza tra un atleta, persona che ha sostenuto rigorosi allenamenti rispettando un background formativo chiaro, ed uno sprovveduto corridore della domenica, non è nel tempo finale -sicuramente diverso- ma negli strascichi post-gara.

Il primo non ne risente. Il secondo paga il pegno domenicale con crampi e dolori. Il primo grazie al suo assiduo allenamento ha avvertito, ha oliato la sua macchina ai potenziali rischi a cui sarebbe andato in contro nel settimo giorno. Il primo ha un cuore che simmetricamente allo sforzo aumenta i suoi battiti, li riduce quando non necessario per risparmiarsi per il prossimo slancio magari per chiudere davanti agli altri.

Il secondo parte con l’unico obiettivo di arrivare, si ingessa su una posizione, chiude gli occhi, storce la bocca, caracollando alla “Garrincha”…. Va!… costi quel che costi. L’obiettivo è dire di averlo fatto … non contano i dolori del lunedì, quando la cruda realtà dell’impreparazione si farà avanti.

Preparazione che è quando più profonda quanto concilia la chiara conoscenza del problema da affrontare e la chiara conoscenza delle proprie forze. Questa permette al nostro atleta di esibirsi senza strappi e senza conseguenza.

In un’organizzazione la sua preparazione costante, preventiva ai vari pericoli potenziali che si potrebbe presentare, atta a renderla il più possibile flessibile e capace di essere resiliente nei confronti della dura realtà di gara, gli permette di essere vincente allo stesso tempo e capace di replicare tale successo.

Le altre sono destinate a fuochi di paglia i cui traguardi sono poi erosi dalla distruzione post perfomance.

In un’organizzazione, il cuore pulsante sono le risorse messe in campo, in particolare quelle umane che direttamente o indirettamente incidono sulla produzione e sulla crescita aziendale. Queste devono essere oliate, allenate, rese flessibili, per poter seguire il business senza che ad ogni cambio di ruolo ci sia poi uno strappo un “dolore muscolare”.

È quindi necessario che ogni leader abbia cura del proprio gruppo, lo ispiri lo segua lo prepari ai momenti difficili, quando questi non sono nemmeno all’orizzonte, per assicurarsi che tutti siano pronti e allenati .

Anche solo la chiarezza di messaggio più essere una leva.

Sicuramente l’integrità del nostro leader è una carta fondamentale.

Quando questo segue una motivazione che va oltre i 100 metri di egoismo e ambizione personalistica – qui non si parla di regole, queste le lasciamo alle aule che le scrivono e le divulgano –attira la stima del proprio gruppo che in modo indiretto seguirà la stessa traiettoria del suo sguardo lungimirante.

Quando questo, sempre nell’alto rispetto di principi e valori guida, cambia direzione per impostare diversamente il suo business, vedrà la sua squadra seguirlo repentinamente ed all’unisono. Perché lui sarà un vero orientatore e motivatore di interessi collettivi.

Come la squadra deve essere allenata come un cuore pulsante simmetricamente allo sforzo di fronte le difficoltà , il nostro leader deve avere chiaro ed alto il proprio obiettivo, comunicarlo MAI con proclami, ma SEMPRE con le azioni.

Anche in “attesa” del VIA, a nessun leader maratoneta è permesso stare immobile, non riscaldare i muscoli e, quindi, il suo cuore.

Non è forse questo l’approccio a cui si sono ispirati i più grandi CEO che hanno fatto della Responsabilità sociale di impresa una scelta strategica e una mission aziendale?

Non sono loro che ci esortano all’investimento di lungo periodo in termini sociali ed etici per percorrere lunghe maratone?

Non sono loro che con freddezza e prima della corsa sono lungimiranti conservatori di reputazione, da salvaguardare nei momenti difficili? Momenti che nel ciclo di vita di un’impresa sono più che una probabilità!

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