Dal latino, cum munis, mettere in comune, la comunicazione è molto più che la semplice mescolanza di parole e concetti.
Possiamo definire la comunicazione una vera espressione sociale, lo strumento con cui le persone entrano in relazione e costruiscono un significato condiviso.
È evidente, quindi, come soprattutto in ambito business, la capacità di comunicare tout-court non sia di per sé una condizione sufficiente per uno scambio efficace di pensieri e argomenti: da sempre, ciò che fa la differenza tra un normale professionista ed un grande leader, è l’abilità di padroneggiare l’arte della comunicazione scegliendo accuratamente le parole, l’intenzione, il tono di voce e strutturando il flusso comunicativo in modo smart e oculato.
Difficile? Niente affatto! Ecco i 3 semplici, quanto efficaci, consigli del noto career coach Marty Nemko, per migliorare la propria capacità di comunicazione, e diventare un leader di successo.
Prima regola: il ping-pong
Vi siete mai trovati di fronte ad una persona logorroica, verbosa e prolissa, che monopolizzava completamente la conversazione? Oppure, avete mai scambiato opinioni con una persona fin troppo telegrafica? Certamente sì. In entrambi i casi, molto probabilmente, non avrete conservato un buon ricordo della comunicazione intercorsa. Un rischio che un professionista che ambisce alla leadership non può assolutamente correre. La regola del ping-pong ci insegna esattamente questo: la comunicazione è uno scambio bidirezionale e, come tale, va gestito con intelligenza ed equilibrio. Secondo questa semplice linea guida nessuno dei partecipanti alla conversazione dovrebbe detenere più del 60% della “voce in capitolo”, lasciando agli altri lo stesso spazio di espressione. Esagerare in eccesso vi farebbe apparire come troppo egocentrici e poco attenti all’opinione altrui. Arrotondare per difetto, invece, può essere un segnale di scarso interesse nella comunicazione e di debole personalità individuale.
Seconda regola: il semaforo verde
È arrivato il vostro turno di parlare: non fate l’errore di pensare di avere campo libero e potervi dilungare a piacimento. Tenete sempre in mente che la concentrazione dell’interlocutore è limitata, come regolata da un semaforo dell’attenzione. La luce è verde durante i primi 30 secondi: la persona di fronte a voi è fresca, vi ascolta in modo coinvolto e proattivo e l’interesse è massimo. Dopo questa fase, tuttavia, la luce diventa arancione. L’interlocutore inizia a perdere il focus della conversazione e ad allentare le redini dell’attenzione: il tempo a vostra disposizione è agli sgoccioli, è il momento di sbrigarsi, chiudere il concetto e ripassare la palla della parola al di là della rete. Dopo 60 secondi, infatti, il semaforo della comunicazione diventa irrimediabilmente rosso: continuare a parlare sarà pressoché inutile perché dall’altra parte il cervello non è più in grado di comprendere con lucidità ciò che state esprimendo. Meglio fare una domanda, o smettere di parlare, per lasciare spazio agli altri e far ripartire il gioco di luci del semaforo.
Terza regola: un secondo di pausa
Nell’epoca della comunicazione in real-time, ogni secondo perso sembra un secondo sprecato. E invece, secondo gli esperti in comunicazione, lasciare trascorrere un secondo tra la fine dell’intervento di un interlocutore e l’inizio di quello dell’altro è un segnale di grande intelligenza e sensibilità. Nessuno, del resto, ama essere interrotto o tantomeno sovrastato dalle parole dell’altro subito dopo aver espresso la propria opinione. La sensazione, in questi casi, è quella che l’altro non ci abbia davvero ascoltato e che non stesse che aspettando, con impazienza, il momento giusto per prendere la parola. Un vero leader, invece, deve saper valorizzare il ruolo di ciascun interlocutore: attendere un secondo prima di iniziare a parlare non solo può aiutare a formulare una risposta migliore, ma è di per sé un segnale di grande intelligenza.
Modulando il proprio stile di espressione attraverso queste 3 linee guida, sarà più semplice smettere di parlare ed iniziare a comunicare davvero!
I vantaggi? Diventare un comunicatore di successo significa riuscire a catturare l’attenzione e l’interesse degli interlocutori, far accettare con meno sforzi le proprie posizioni, e, nei casi di eccellenza, convincere gli altri della bontà delle proprie opinioni e portarli a bordo.
Siete d’accordo?
Rosa Giaimo
Tre regole autentiche basilari, ma io ne aggiungo altre tre: Comunicare non è trasmettere un messaggio ma ottenere una reazione. Conta cosa, come e in quale contesto diciamo le cose. L’empatia, cioè la capacità di comunicare agli altri che abbiamo compreso il suo stato d’animo e i suoi sentimenti.
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