La leadership efficace? È sempre più quella empatica e compassionevole

Il mondo del business sta vivendo una rivoluzione.

Non parliamo di tecnologia, di innovazione, di Big Data o blockchain.

Parliamo di uomini, di emozioni, di comportamenti.

Parliamo di stili di leadership.

Sembra ieri che il mondo osannava Steve Jobs: un leader senza dubbio visionario e trascinatore, ma sotto il cui dolcevita nero batteva un animo insensibile e un comportamento arrogante.

E oggi al suo posto c’è Tim Cook: un leader che, per sua stessa ammissione, crede più nell’umanità che nella tecnologia, più nella compassione che nel successo, e che attraverso l’empatia cerca di migliorare le vite che ogni giorno riesce a toccare.

Sembra ieri, poi, che Steve Ballmer, ex CEO Microsoft, saltava come un pazzo sul palco delle convention, gridando ai suoi dipendenti e al pubblico intero e mettendo in mostra una personalità strabordante e sempre fuori dalle righe.

E oggi al suo posto c’è Satya Nadella: un leader calmo, un uomo che ha imparato sul campo – con la nascita di un figlio affetto da disabilità – l’importanza della compassione e della comprensione. Un uomo che ogni giorno porta in azienda ottimismo e gentilezza e che ha cambiato la Company Culture, traghettando Microsoft da un’impresa “know-it-all” ad una “learn-it-all”. Modestia? Non solo: oggi Microsoft è curiosa, aperta, predisposta all’innovazione e all’apprendimento.

E potremmo andare avanti, raccontando la trasformazione profonda vissuta da Uber nel passaggio dal fondatore Travis Kalanick, accusato di sessismo e molestie e noto per il suo carattere despota, a Dara Khosrowshahi, il nuovo CEO che si è presentato ai suoi dipendenti inviando a tutti una mail inneggiante all’intelligenza emozionale, intrisa di empatia e umiltà.

Addio manager auto riferito, egocentrico e potente, e benvenuto leader rispettoso, grato e collaborativo.

Uno stile di leadership che evolve e che funziona: osservando i risultati del Global Empathy Index, è emerso come le prime 10 imprese classificate per rispetto delle risorse e dei clienti, abbiano realizzato il 50% di reddito in più rispetto alle ultime 10.

Il motivo? Un leader empatico e compassionevole sa tirare fuori il meglio dai propri dipendenti, facendoli sentire sempre a proprio agio, compresi e valorizzati.

Un leader empatico sa prendere in mano le redini di un team, indicando la strada da percorrere e portandolo al successo. Una guida non solo teorica, ma anche pratica: i nuovi leader illuminati si mettono in gioco davvero, lavorando di squadra e rimboccandosi le maniche insieme a tutto il gruppo. Niente gerarchie, niente favoritismi: per tagliare il traguardo da vincitori tutti remano con la stessa intensità. Leader incluso.
 

Il leader empatico sa comprendere anche il cliente

L’empatia del leader non è funzionale solo nel creare un ambiente di lavoro disteso e produttivo, ma anche a soddisfare il cliente.

Un manager in grado di entrare in contatto con le esigenze dell’altro e di comprendere davvero i suoi bisogni, sa anche rispondere ai need dei consumatori con prodotti e servizi davvero risolutivi.

Un esempio su tutti? La rinascita di Microsoft sotto la guida di Satya Nadella.

Era il 2014 quando Satya Nadella otteneva il controllo della Company, ereditando una Società fortemente criticata per il suo immobilismo.

Al momento del passaggio di testimone Microsoft era sinonimo di Windows e poco più. Niente slanci, niente visioni futuristiche, niente prospettive ambiziose.

Grazie a Satya Nadella, che ha promosso una cultura curiosa e fresca, la Company è diventata in pochi anni pioniera nelle tecnologie all’avanguardia, affermandosi come leader nel cloud computing e nell’Intelligenza Artificiale.

Oggi Microsoft comprende i suoi clienti ed è uscita dal suo guscio grigio metallizzato per abbracciare i colori della diversità e offrire un servizio davvero utile nella vita quotidiana delle persone.

Merito dell’empatia di Satya Nadella. Non sottovalutatelo.

 

(2) commenti

  1. Ne sono convinta. E mi auguro che la nuova generazione di manager si orienti a questo stile . Negli anni passati è stato schiacciato e boicottato premiando un management che in molti casi non ha dato valore alle aziende ed alle persone

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  2. Mario Bartolucci

    Condivido appieno, all’interno delle organizzazioni sono le Persone a fare la differenza. Definito il Team, depurato degli elementi “tossici” in quanto polemici e ostili alla costruzione di un clima di fiducia e incoraggiamento, il leader deve essere esempio di relazioni costruite sul rispetto, senso di appartenenza e coinvolgimento nel risultato, all’interno di uno Schema di Valori indiscutibili. Lo deve fare con atteggiamento Sincero. Molti palloni gonfiati sottovalutano, o forse proprio non sanno in ragione della loro presunzione, che le persone sanno riconoscere molto bene quando alle parole seguono comportamenti disallineati
    dove l’apparenza non genera sostanza. A mio avviso, è chiuso, l’esempio personale, la credibilità che quotidianamente cerchiamo di costruire costituisce la base sulla quale si costruisce tutto il resto

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