La leadership è fatta di credibilità e reputazione: intervista a Elena Sacco, strategic planner di Sinergie Live Communication

Milanese di sangue siciliano, 57 anni suonati e cantati; strategic planner dell’agenzia Sinergie Live Communication, società del Gruppo SG Holding, leader in ambito comunicazione e contenuti nel comparto eventi B2B.
Da giovane imprenditrice, ha lavorato al posizionamento di brand internazionali come Zanussi, Rex, Electrolux, Harlequin – Harmony, Olivetti Computer, BPM, Acqua di Parma e molti altri e, recentemente, anche al lancio e posizionamento di celebrity e professional talent.

Ha pubblicato con Chiarelettere il libro SIAMO LIBERI – 7 anni in barca e l’avventura del ritorno – nel quale racconta il suo percorso di viaggio e ritorno, dopo che nel ’96 in seguito a un gravissimo incidente automobilistico decise di chiudere l’agenzia che aveva fondato, interrompendo così una carriera in pieno successo, per partire (insieme al compagno e a due bimbi piccoli) alla ricerca di un “altrove” più consapevole rispetto alle proprie scelte.
La decisione di rientrare a Milano, 7 anni dopo, e di reinserirsi nel mondo del lavoro rappresenta il risvolto che ha raccolto consensi e riconoscimenti da parte di critica e pubblico per gli aspetti di resilienza nell’affrontare le difficoltà professionali.

Percorsi Resilienti è il nome del progetto nato in seguito alla pubblicazione del libro Siamo Liberi: 4 diversi format di storytelling dedicati alla divulgazione della Resilienza e utili nell’accompagnare team di professionisti e manager durante le delicate fasi di change management, rebranding, repositioning, leadership, women’s careers e motivazione.

1. In cosa consiste esattamente il tuo lavoro e quali sono le sfide maggiori che devi affrontare ogni giorno?

Attualmente ricopro il ruolo di strategic planner del comparto B2B di Sinergie, un’agenzia di live communication (generalizzando: eventi).
È un ruolo complesso perché non precisamente definibile: diciamo che devo quotidianamente indicare al team di progetto le linee guida che serviranno alla definizione del concept, della creatività, dei contenuti e della realizzazione formale dell’evento. Che può essere un meeting, una convention di vendita, il lancio di un nuovo prodotto alla rete commerciale, un canvass, una celebrazione, un evento di incentive o motivazionale.

Per metà la mia professione consiste nel porre le domande giuste al cliente in fase di brief, quante più possibili (e insidiose): più riesco a mettere a fuoco gli obiettivi e la loro scala di priorità e più ottengo informazioni utili a stilare una premessa corretta. Sono una specie di cane segugio: porto il mio tartufo a chi saprà realizzare una ricetta perfetta su una tavola apparecchiata comme il faut.

Ho un compito difficile, lo dico io ma lo riconoscono anche i miei colleghi: prima di tutto per la responsabilità tipica di chi deve svolgere un lavoro concettuale a supporto della creatività e dell’innovazione (si sa che un progetto di live communication deve tenere insieme armonicamente esigenze di spazio/creatività/contenuto/originalità/tecnologia e, non ultimo, budget); in secondo luogo perché nello svolgimento quotidiano di tutte le fasi del mio lavoro devo far leva sulla mia capacità all’ascolto, all’accoglienza del dubbio, alla diversa interpretazione di ciascuno: mantenendo integre perfomances di sicurezza e autorevolezza onesta del mio percorso mentale. Un feedback continuo tra i ruoli, nel rispetto delle molte figure che compongono un team di creativi e tecnici.

2. Quale è stato il momento professionale più bello e quello più difficile che hai vissuto?

Un progetto agli esordi della mia carriera, che pur non essendo il più importante per dimensione e notorietà per me resta “il più bello” poiché ha segnato il mio modus operandi. Era il 1987 e il marchio Rex Elettrodomestici (ora inglobato nella svedese Electrolux) voleva dare una “rinfrescata” ai libretti istruzione delle lavabiancheria. Ve li ricordate i libretti istruzioni dell’epoca? Erano fotocopie in bianco e nero pieni zeppi di disegnini tecnici incomprensibili racchiusi in quadratini di cm3x3, il tutto tenuto insieme con un punto metallico. Il libretto istruzione Rex lo si trovava nel cestello della macchina nuova, e lo si buttava via dopo averci dato un’occhiata di sconforto. C’era poco a cui ispirarsi: i libretti istruzioni di quasi tutti i prodotti erano più o meno gli stessi, in agenzia non avevamo esempi ai quali ispirarci.

Coi miei soci ci demmo un compito: tornare a casa e fare un bucato, capire cosa avremmo voluto sapere; cosa avevamo dato per scontato ma che scontato non era; pensare alla macchina senza distinguo di sesso/cultura/costumi/classe sociale/tipologia di indumenti da lavare.
E fu così che progettammo un vero e proprio libro in formato A5, con copertina plastificata antiumidità, con fotografie a colori a piena pagina, istruzioni di trattamento macchie, risposte alle domande per realizzare un bucato perfetto: sia che fosse il primo o il millesimo della tua vita. E adesivi con le informazioni-chiave da apporre sulla lavabiancheria.

Il titolo fu oggetto di dibattito, ma venne fuori azzeccato: L’Arte di Lavare in Lavatrice. Al quale seguì l’Arte di Conservare in Frigorifero. Demmo vita ai primi tutorial italiani, e furono talmente apprezzati da essere cellophanati e inseriti nei magazines, tanto erano ritenuti innovativi, “utili” e belli da sfogliare. Poi 30 anni dopo arrivò Jobs ed eliminò totalmente il concetto di libretto istruzioni. Ma questa è un’altra storia.

Il momento più difficile è stato rientrare nel mondo della comunicazione dopo aver passato 7 anni in giro per il mondo su una barca a vela, ai Tropici, e in aperto oceano. Acqua di Parma era il cliente per il quale avremmo dovuto creare naming e packaging per un profumo limited edition. Più un brand possiede identità, unicità e positioning preciso, più è complicato comunicarne le innovazioni mantenendo integri i codici concettuali e formali. Ci riuscimmo solo dopo giorni di grande tormento e di ricerca estenuante. E ovviamente di sforzo immaginativo.

3. Cosa significa per te il termine “leadership” e come cerchi di portarla quotidianamente all’interno del tuo ambiente lavorativo?

La leadership per me è fatta di credibilità e reputazione, condite di autentica onestà. Si riesce ad ottenere qualunque cosa da una squadra che si fida di te perché ti ha messa alla prova e non l’hai delusa; ti crede ed è certa della tua onestà intellettuale. Personalmente uso un atteggiamento resiliente (e di resilienza) anche nella mia quotidianità lavorativa, stimolando i colleghi nell’individuare uno o più vantaggi dalle cose che non sono andate come avremmo desiderato; o a mettere in fila gli elementi fondamentali che hanno portato al raggiungimento pieno di un successo.

Si tratta in fondo di dare valore massimo alla consapevolezza necessaria, condividere il principio per cui non esiste mai una sconfitta che sia solo sconfitta così come non esiste un successo migliorabile.
La perfezione è del divino: il leader e la sua squadra devono solo impegnarsi al meglio che possano fare.

4. Cosa significa per te il termine “innovazione” e come cerchi di portarla quotidianamente all’interno del tuo ambiente lavorativo?

Non riesco a trovare una definizione più corrispondente al mio intendere l’innovazione di quella che il matematico Poincaré diede al termine Creatività: “Creatività è la capacità di unire elementi preesistenti in combinazioni nuove, che siano utili”. A chi gli chiese quale fosse il criterio intuitivo per riconoscere l’utilità della combinazione “nuova” egli rispose: “Dev’essere bella”. Intendendo, con il termine bella, non tanto l’attributo strettamente estetico bensì un insieme che abbia a che fare con l’armonia così come la intendono i matematici: economia dei segni, proporzioni senza spreco né orpelli, rispondenza funzionale allo scopo. Ecco, io penso all’innovazione come a un grande risultato creativo e penso alla creatività come risultato innovativo.

5. La tua citazione preferita?

Dopo il mio viaggio di 7 anni attraversando oceani e incontrando gioie dopo le difficoltà, pace sublime dopo tanta fatica nel raggiungere mete ostiche anche per marinai esperti, ho capito che la mia citazione preferita è di Karen Blixen: “La cura per ogni cosa è l’acqua salata: lacrime, sudore, e il mare.”

 

Grazie mille Elena per il tempo dedicatoci e per l’interessante conversazione.

Benedetto Buono

Un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *