Isabella Falautano: Una leader sa che la forza può essere gentile

Isabella Falautano

Cittadina europea, di origini italo-austriache, Isabella Falautano è membro del Management Committee di AXA  Italia, gruppo assicurativo globale, in qualità di Direttore della Comunicazione Corporate Responsibility e Relazioni Istituzionali.

In precedenza è stata ricercatrice in un think tank, specializzandosi in governance economica internazionale, nonché consulente in Istituzioni nazionali e internazionali, dalla Banca Mondiale alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
È attiva in vari network internazionali, tutti legati all’idea di #creareponti e #cambiareilfuturo. Twitta per lavoro e per passione su #socialinnovation, #startup, #diversity #insurtech.
È tra le 100 donne digitali in Italia secondo Startup Italia e Consigliere di Valore D.

 

1. In cosa consiste esattamente il tuo lavoro e quali sono le sfide maggiori che devi affrontare ogni giorno?

Il mio lavoro è materia viva e appassionante. Coltivo un laboratorio di idee e responsabilità: definire e implementare la strategia di comunicazione integrata e di Corporate Responsibility per il Gruppo AXA Italia, gestendo le relazioni con i vari stakeholder dell’ecosistema socioeconomico e del sistema istituzionale italiano.

Partiamo dalla comunicazione, che ha un grande ruolo e responsabilità: essere uno dei motori di semplificazione, integrazione e centralità del cliente dell’azienda, agendo da ponte con tutte le funzioni aziendali, raccontando la Compagnia all’interno e all’esterno. Siamo lontani dalla visione della comunicazione come funzione autoreferenziale.

E in questo gioca un ruolo chiave la Corporate Responsability: un elemento differenziante per stabilire un dialogo durevole e coerente con i nostri interlocutori, tradizionali e nuovi, con i nuovi motori dell’innovazione sociale, per imparare a diventare un vero partner delle persone ed essere rilevanti per loro. E le assicurazioni hanno questo ruolo sociale “di protezione” come vera mission.

Per questo parlo di un laboratorio in costante evoluzione: perché abbiamo linee guida, piani strategici, policy aziendali, ma ci piace anche innovare, sperimentare, e farci contaminare positivamente dalle novità, dai veri attori che stanno ridefinendo la società: le nuove generazioni, le startup e le persone che hanno a cuore la società del futuro.

 

2. Quale è stato il momento professionale più bello e quello più difficile che hai vissuto?

I momenti belli sono stati e continuano ad essere tanti. Il successo più grande è  la crescita professionale dei giovani. Selezionarli, crescerli e veder sbocciare il loro talento è un dovere morale ed un piacere immenso. Se mi dovessi definire sono senza dubbio più uno sviluppatore (di persone, di idee) che un manutentore dello status quo.

Anche i momenti difficili lasciano tanto. Ciascuno di noi ha fasi delicate, insuccessi, conflitti. Le fasi di crisi sono anche quelle delle decisioni e quelle in cui emergono resilienza e capacità di cambiare costruendo su ciò che intimamente siamo. Sono momenti di verità.

Un evento che mi ha segnata? La prima sconfitta professionale bruciante, quando, dopo l’università, ho studiato per un anno per entrare nella carriera universitaria e mi sono scontrata con logiche non meritocratiche. Un motivo in più per fare della bandiera del merito quella da portare avanti con forza e determinazione. Di lì ho poi iniziato il percorso in cu sono instradata con soddisfazione oggi, a dimostrazione che nella vita esistono le sliding doors e hanno un perché che si capisce con il tempo.

 

3. Cosa significa per te il termine “leadership” e come cerchi di portarla quotidianamente all’interno del tuo ambiente lavorativo?

Un buon leader per me è prima di tutto quello che guida con l’esempio. Perché i comportamenti valgono più delle parole. E dalle azioni passa la tua credibilità, senza cui è impossibile motivare, dare forza e una direzione a una squadra. Un leader a volte deve “sporcarsi le mani”, ma non rinuncia a delegare e a far fare. E’ rigoroso e, allo stesso tempo, trasmette passione e fiducia.

E, in una chiave femminile, sa che la forza può essere  gentile. Senza perdere autorevolezza.  

Un buon leader ha, soprattutto, coraggio. Il coraggio di non negare le differenze, di ascoltare e cercare il confronto.  Il coraggio, e la responsabilità, di decidere. Il coraggio di far prendere l’“ascensore sociale” ai talenti, impegnandosi a fare da mentore quando si fa già parte del management. Il coraggio, di proporsi al mondo come si è. Senza rinunciare a autenticità e coerenza.

Nel mio piccolo cerco di portare queste convinzioni nel mio lavoro quotidiano.

 

4. Cosa significa per te il termine “innovazione” e come cerchi di portarla quotidianamente all’interno del tuo ambiente lavorativo?

Innovare e saper innovare è la sfida della nostra epoca. Per me innovare non significa cambiare tanto per cambiare, ma puntare su cose utili o che saranno utili per la vita delle persone. E per farlo, le aziende e le sue persone devono uscire dalla “torre d’avorio” e tenersi al passo con un mondo in rapida trasformazione.

Dobbiamo trasformarci da cacciatori a giardinieri. Aprirci, dialogare e coltivare relazioni autentiche con la società, per capire i suoi bisogni. E soprattutto vedere e sostenere cosa di buono c’è nella società, le sue forze positive ed emergenti. Con una provocazione: innovare nel mio lavoro significa innanzitutto fare ponte, cioè osservare, riconoscere, prendere, collegare l’innovazione che c’è nella società e portarla dentro all’azienda. Creando reti e contaminazioni positive  tra mondi apparentemente lontani. E tenendo al centro l’esperienza umana.

Perché è dalla mente umana, con la sua creatività, intuizione, capacità di prendere rischi e di commettere errori che ha deriva l’innovazione. Quella reale.

 

5. La tua citazione preferita?

“Qualunque cosa tu possa fare, qualunque sogno tu possa sognare, comincia. L’audacia reca in sé genialità, magia e forza. Comincia ora.” J.W.Göethe

 

Grazie mille Isabella per il tempo dedicatoci e per l’interessante conversazione.

Benedetto Buono

Un commento

  1. Bellissimo articolo è soprattutto bellissima mentalità. Si esistono le sliding doors…io ne sto attraversando una….

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *