Intervista ad Ivana Appolloni, Direttore Generale di Susan G. Komen Italia

Ivana Appolloni è Direttore Generale di Susan G. Komen Italia, un’organizzazione basata sul volontariato, in prima linea nella lotta ai tumori del seno, su tutto il territorio nazionale. La Race for the Cure è l’evento simbolo della Susan G. Komen ed ogni anno coinvolge oltre 100 mila persone in tutta Italia, attestandosi come l’evento di sensibilizzazione più partecipato nella lotta ai tumori del seno.

Prima di guidare il chapter italiano della celebre no profit americana, Ivana ha lavorato per oltre quindici anni presso la Fondazione Accademia Nazionale di Santa Cecilia, ricoprendo ruoli di crescente responsabilità e arrivando a ricoprire il ruolo di Institutional Partnership Relations and Development Manager.

Con una laurea in lingue e letterature straniere e un master di specializzazione in marketing management, Ivana da neolaureata agli inizi del 2000 sognava di lavorare per una delle esplosive dot.com del momento e si ritrovò invece catapultata nel mondo delle fondazioni, proprio a ridosso di svolte epocali per il settore. Nel 1998, infatti, l’allora ministro dei Beni culturali Walter Veltroni promosse la legge che consentì agli enti lirici di diventare fondazioni per raccogliere fondi privati e Ivana iniziò la sua carriera nel no profit come Marketing e Communication Manager. Attività variegate, con in primis il fundraising, la posero sin da subito a contatto con grandi corporation e grandi donor privati, consentendole di sviluppare una notevole esperienza cross profit – no profit.

Ad oggi, Ivana è felicissima di mettere a disposizione le sue competenze di management per il mondo del terzo settore, come traspare dall’entusiasmo e dalla passione delle sue parole, nel corso della nostra chiacchierata.

    1.In cosa consiste esattamente il tuo lavoro e quali sono le sfide maggiori che devi affrontare ogni giorno?

In qualità di Direttore Generale, il mio lavoro consiste nel guidare quotidianamente la squadra di Susan G. Komen Italia verso la realizzazione degli obiettivi definiti insieme al Presidente dell’Associazione.

In Italia, circa una donna ogni nove soffre o ha sofferto di questa terribile malattia, con oltre cinquantamila donne colpite mediamente ogni anno. Promozione della prevenzione, supporto alle donne che si confrontano con la malattia, miglioramento della qualità delle cure e potenziamento delle strutture cliniche sono quindi la Mission dell’Associazione. Le risorse economiche provenienti da donazioni di privati, aziende ed istituzioni hanno permesso di investire, dalla sua fondazione, 13 milioni di euro nella realizzazione di oltre 700 nuovi progetti, propri e di altre associazioni, in tutta Italia.

Il nostro “focus” è aiutare le persone – le donne – a convivere e sconfiggere il tumore al seno, attraverso una serie di iniziative volte, fondamentalmente, alla divulgazione dell’informazioni e alla prevenzione, potenziate da attività di fundraising nei confronti di privati (singoli e aziende) e istituzioni.

Oggi appare scontato parlare di questo male e cercare di contrastarlo in tutti i modi, ma non è sempre stato così: quando il movimento globale nacque negli USA nel 1982, si parlava con molta difficoltà del tumore del seno e, di conseguenza, l’opera di sensibilizzazione e di comunicazione portata avanti negli ultimi decenni da Komen è stata fondamentale, arrivando inoltre a raccogliere e distribuire quasi due miliardi di dollari per l’avanzamento della ricerca e lo sviluppo di programmi di educazione, screening e trattamento dei tumori del seno.

Oggi Komen Italia è presente in 4 regioni italiane (Lazio, Puglia, Emilia Romagna e Lombardia) e opera in collaborazione con una vasta rete di associazioni “amiche” in oltre 100 città in tutta Italia. Una rete di 3000 volontari e numerosi testimonial ci supportano con impegno e passione fra questi Maria Grazia Cucinotta e Rosanna Banfi madrine della Race for the Cure e delle Donne in Rosa.

Riesce dunque semplice comprendere la complessità insita nella gestione di un’Associazione di queste dimensioni: da un lato, meccanismi e risorse finanziarie tipiche di una media azienda, dall’altro, la necessità di coordinare il lavoro dello staff retribuito e delle migliaia di volontari in giro per il paese, senza il cui lavoro gran parte dei nostri risultati non sarebbero raggiungibili. Un’altra complessità risiede nella gestione dei rapporti con le speculari rappresentanze associative estere oltre che con i media e le istituzioni.

    2.Quale è stato il momento professionale più bello e quello più difficile che hai vissuto?

Ci sono stati diversi momenti significativi nella mia vita professionale, momenti che effettivamente hanno poi determinato un cambio sostanziale del mio lavoro e nel mio modo di lavorare, migliorandolo nel caso dei momenti difficili e sviluppandolo nel caso dei momenti belli. Comunque, un momento difficile è stato quando ho maturato dentro di me il desiderio di fare nuove esperienze di lavoro ed ho dovuto quindi lasciare il mondo della cultura. Questo è un mondo stregato dove si incontrano persone legate da passione per la bellezza e l’armonia, è difficile quindi allontanarsene, ma non è detto che sia per sempre.

Lasciandolo ho comunque incontrato un altro mondo incredibile, quello della solidarietà che rappresenta infatti il momento professionale più bello perché è dalla conoscenza e dall’apprezzamento di persone che mettono al servizio di altri il proprio tempo volontariamente e gratuitamente che ho compreso il valore, l’importanza e il rispetto che dovevo dare al lavoro che avrei svolto.

    3.Cosa significa per te il termine “leadership” e come cerchi di portarla quotidianamente all’interno del tuo ambiente lavorativo?

Premetto che credo fortemente nel fatto che nulla si possa raggiungere senza gli altri, senza un team che creda nei nostri stessi obiettivi.

Diviene quindi essenziale, in tal senso, coinvolgere lo staff e, per farlo, è necessario essere credibili, trasmettendo sicurezza, ed infondere fiducia, rimanendo coerenti e disponibili in ogni situazione. Fornire input chiari, esserci sempre e chiarire sin da subito che se si sbaglia, si sbaglia insieme e se si vince, ugualmente, lo si fa insieme. Fondamentale è anche divertirsi in ogni ambiente di lavoro. Ciò non vuol dire accontentarsi – io per prima sono estremamente esigente con i miei collaboratori e chiedo loro sempre il massimo impegno – ma, al contrario, significa spingere insieme l’asticella sempre più in alto.

Tutto ciò, secondo me, è leadership.

    4.Cosa significa per te il termine “innovazione” e come cerchi di portarla quotidianamente all’interno del tuo ambiente lavorativo?

Innovazione, a mio avviso, significa attitudine a voler portare un cambiamento positivo.

Sostanzialmente, penso all’insieme di idee, progetti e azioni che possono realmente portare un cambiamento positivo.
Faccio un esempio di vita vissuta. Quando lavoravo per l’Accademia di Santa Cecilia, realizzammo un progetto con TIM (allora Telecom Italia) che aveva come obiettivo principale quello dell’alfabetizzazione digitale avvicinando il pubblico della musica classica all’utilizzo del digitale e i giovani “smanettoni” alla musica classica. Facendo leva sulle più moderne tecnologie disponibili, mettemmo a punto una soluzione che prevedeva streaming live di concerti di musica sinfonica coadiuvati da blogging e social media management specializzato, per rispondere, real time, alle più svariate domande e avvicinare anche il pubblico più eterogeno e scettico, cercando di far cadere preesistenti barriere culturali. Il risultato fu straordinario: il tempo di permanenza media di ogni utente sui vari concerti in streaming fu di ben trentasette minuti. Ben trentasette minuti ad ascoltare, nel 2013, musica sinfonica: se non è innovazione quella, mi riesce difficile immaginarne esempi migliori.

Personalmente, cerco di portare quindi l’innovazione in ogni iniziativa che gestisco con il mio staff. In Komen Italia, ad esempio, stiamo attualmente facendo una notevole opera di diversificazione dei progetti: l’ultimo, in ordine temporale, che abbiamo lanciato, si chiama “La Carovana della Prevenzione”, la nuova iniziativa ideata congiuntamente dalla Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli e dalla Susan G. Komen Italia per offrire gratuitamente prestazioni cliniche e diagnostiche di prevenzione, soprattutto alle categorie più svantaggiate, su tutto il territorio nazionale.

Nel 2019, inoltre, vorremmo lanciare una nuova Race for the Cure a Matera che, proprio nello stesso anno, sarà la Capitale europea della cultura.

    5.La tua citazione preferita?

Aiutati, che Dio ti aiuta”: non è proprio una citazione, quanto un modo diretto per esprimere la necessità di non attendere che le cose arrivino da altri, ma di iniziare da noi a fare le cose. Sempre.

 

Grazie mille Ivana per il tempo dedicatoci e per l’interessante conversazione.

Benedetto Buono

Un commento

  1. Brava Ivana!!! ho sempre saputo che prima o poi avresti spiccato il volo, sono certa che il tuo percorso professionale sarà bellissimo e ti darà molte soddisfazioni. E ora sai che ci ho sempre visto lungo … A proposito di citazioni, come dicevamo? verso l’infinito…e oltre!!

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