Eccoci al secondo appuntamento della rubrica “5 domande al top” curata da Benedetto Buono. Oggi vi proponiamo l’intervista a Mary Franzese, CMO e Cofondatrice di Neuron Guard.
Mary Franzese, 30 anni, laurea in Economia Aziendale, esperienze formative in Argentina (Winter School), Finlandia (Erasmus) e Cina (Summer School), Master in Imprenditorialità e Strategia Aziendale.
Ha gestito per due anni una cooperativa operante nel settore socio-sanitario-assistenziale nel territorio napoletano. Nel 2013 entra a far parte del team Neuron Guard come “Startup MBA Partner”, per poi diventarne cofondatrice nel 2014.
Non crede nell’esistenza dei limiti ma nel superamento degli ostacoli. Si definisce testarda, determinata e un’imprenditrice sognatrice.
- In cosa consiste esattamente il tuo lavoro e quali sono le sfide maggiori che devi affrontare ogni giorno?
Come cofondatrice e responsabile marketing e comunicazione di Neuron Guard, sono alla continua ricerca di opportunità di contatto, network e crescita mediante la selezione di bandi, la partecipazione ad eventi e fiere di settore, la segnalazione di concorsi per startup.
Una volta raccolte le risorse finanziarie necessarie, la nostra più grande sfida è portare entro due anni sul mercato il dispositivo medico salvavita Neuron Guard. Immaginiamo il nostro kit come il futuro defibrillatore automatico per i danni acuti, in grado di trattare i pazienti colpiti da arresto cardiaco, ictus e trauma cranico.
Il mio ruolo dalle mille sfaccettature e responsabilità, prevede sfide quotidiane, così come quelle di tutti i fondatori di una startup che partono da un’idea e vogliono arrivare sul mercato con un prodotto in grado di rivoluzionare la Medicina d’Emergenza ed i sistemi sanitari, sempre più in affanno a causa della burocrazia e dei tagli.
Le competenze acquisite mi hanno permesso di iniziare un percorso imprenditoriale, ma in questi anni non ho mai smesso di studiare. Non c’è peggior rischio del non saper affrontare le sfide che il mercato ti pone, e questo è possibile solo con la conoscenza e l’apprendimento continuo.
- Quale è stato il momento professionale più bello e quello più difficile che hai vissuto?
Il momento professionale più bello è stato lo scorso 8 marzo quando, in occasione della festa della donna, un noto mensile di business italiano ha scelto la mia storia tra “5 bellissime storie di imprese rosa”. Nel leggere la nostra esperienza imprenditoriale insieme ad altre quattro (tra cui 3 internazionali), ho percepito il riconoscimento di quanto svolto fin a quel momento, nonostante le molteplici barriere di genere che mi trovo a dover superare quotidianamente.
In Italia non è semplice fare impresa, a volte la burocrazia allunga drasticamente i tempi e non ti permette di compiere delle scelte rapide. Il confronto con enti pubblici e privati, la difficoltà nel reperire risorse finanziare, le complicazioni derivanti dalle attuali scelte politiche, sono tutti fattori che ti spronano a creare un’impresa che possa reagire di fronte a questi continui ostacoli. Sicuramente, un momento difficile è collegato al periodo precedente al closing (il giorno della firma sembrava non arrivare mai), ma quel momento ci ha dato una lezione importante, valida per tutte le imprese: avere sempre una soluzione alternativa, accompagnata da un’ottima capacità di reazione. La lezione è infatti avere sempre un sano mix tra atteggiamento reattivo e proattivo.
- Cosa significa per te il termine “leadership” e come cerchi di portarla quotidianamente all’interno del tuo ambiente lavorativo?
Come già ribadito in diverse occasioni, per me essere leader non significa essere a capo di un’azienda, averne il controllo, sedere in CDA, quanto piuttosto avere una piena consapevolezza del proprio essere, dei propri punti di forza e di debolezza, ed essere in grado di condividere e trasmettere le proprie esperienze e ascoltare quelle altrui, guardando il mondo con occhi ricchi di positività e atteggiamento di collaborazione/lavoro di squadra.
Nel mio ambiente lavorativo cerco di dare tanto ascolto alle persone che reputo modelli di riferimento, condivido il mio lavoro, le mie scelte e chiedo consigli. Certo, ci sono momenti in cui prendo delle importanti decisioni da sola, ma essendo il nostro obiettivo quello di rendere Neuron Guard un’azienda leader nel settore dei medical device per il trattamento dei danni cerebrali acuti, ho il costante bisogno di condividere per avere dei feedback immediati sul mio e sul nostro lavoro. D’altronde “Leadership significa migliorare la condizione altrui grazie alla vostra presenza e accertarsi che i risultati siano duraturi anche in vostra assenza.”
“Leadership is about making others better as a result of your presence and making sure that impact lasts in your absence.”(Harvard Business School definition of leadership)
- Cosa significa per te il termine “innovazione” e come cerchi di portarla quotidianamente all’interno del tuo ambiente lavorativo?
L’innovazione non è altro che un processo di miglioramento continuo e di apertura verso l’esterno, in grado di apportare quei cambiamenti necessari per ottenere impatti positivi, tangibili e duraturi nella vita delle persone e nel contesto socio-economico di riferimento.
Innovare richiede un atteggiamento di prontezza al cambiamento, la ricerca delle migliori strategie di cura, ed il duro lavoro nel convincere il mondo medico-scientifico della rivoluzione in atto con l’introduzione del nostro dispositivo.
Per Neuron Guard, infatti, innovazione non è altro che la “Re-immaginazione di un processo di cura che inizi sul territorio e continui in ospedale in modo da garantire le migliori possibilità di successo per la qualità della vita del paziente e la sua sopravvivenza”.
- La tua citazione preferita?
“Se puoi sognarlo, puoi farlo” di Walt Disney.
Grazie mille Mary per il tempo dedicatoci e per l’interessante conversazione.
Benedetto Buono