Intervista a Giovanni Zucchi, CEO di Oleificio Zucchi e Presidente di Assitol-Confindustria

La chiacchierata di Benedetto Buono, per il nono appuntamento della rubrica “5 domande al top”, è con Giovanni Zucchi.

Dopo aver lavorato come educatore nel Terzo settore, è entrato in azienda a 30 anni ricoprendo diversi ruoli – operations, commerciale, R&D – approfondendo la propria formazione con un Executive MBA.

Dalla passione per gli oli da olive è nato il libro “L’olio non cresce sugli alberi”, che racconta l’arte del blending.

Giovanni, insieme alla sorella Alessia (allieva del Flex EMBA del MIP), alternandosi nella governance dell’azienda, è oggi impegnato nella crescita di Oleificio Zucchi affermandolo sia come realtà di marca autorevole sia come leader di settore, nel rispetto dei valori aziendali: sostenibilità, etica ed eccellenza qualitativa.

Dal 2014 è Presidente di Assitol-Confindustria.

  1. In cosa consiste esattamente il tuo lavoro e quali sono le sfide maggiori che devi affrontare ogni giorno?

Essere AD in questi anni ha significato un lavoro strategico importante e un’attenzione particolare allo sviluppo organizzativo necessario per sostenere la scelta di trasformazione da azienda contoterzista ad azienda di marca.

Essere nel mondo degli oli da olive e da semi significa oggi, oltre alla sforzo di differenziazione attraverso una trasparenza senza compromessi, dover gestire molte variabili esterne all’azienda, dagli aspetti politici a quelli legislativi.

  1. Quale è stato il momento professionale più bello e quello più difficile che hai vissuto?

Il più difficile è avvenuto a metà dei miei cinque anni di mandato quando, esattamente in mezzo al guado, sembravano non esserci le condizioni di conto economico per sostenere il processo di trasformazione e abbiamo affrontato parecchi mesi dell’anno con un budget che pareva inavvicinabile.

Il più bello, senza dubbio, è stata la soddisfazione di creare il mio primo blend di alta qualità, riproducendo esattamente ciò che avevo immaginato. Riuscire a unire oli extra vergini di gusto e provenienze diverse per creare un olio con un carattere unico e costante nel tempo è un sottile gioco di sfumature e di intensità, tanto impegnativo quanto divertente.

  1. Cosa significa per te il termine “leadership” e come cerchi di portarla quotidianamente all’interno del tuo ambiente lavorativo?

Senza dubbio ho una leadership creativa e molto legata all’esempio personale, forse anche un po’ visionaria e per questo ho cercato collaboratori che sapessero “mettere a terra” e consolidare. La fatica di essere un buon mentore – amo spiazzare le persone, come il mercato spiazza noi, per spingerle a fare meglio e crescere – è compensata da una buona dose di empatia.

  1. Cosa significa per te il termine “innovazione” e come cerchi di portarla quotidianamente all’interno del tuo ambiente lavorativo?

L’innovazione è sempre sistemica perché anche quando riguarda un prodotto specifico interagisce con tutto il contesto. Nel nostro caso, l’olio extra vergine di oliva è un prodotto intoccabile dal punto di vista legislativo, l’innovazione quindi non può che essere davvero di processo e di comunicazione. Il nostro nuovo progetto di filiera tracciata 4.0 si basa infatti su quattro pilastri di sostenibilità – economica, ambientale, sociale e qualitativa-nutrizionale – declinati in una comunicazione che porta i nostri clienti a interagire profondamente con noi e con il nostro prodotto.

  1. La tua citazione preferita?

Con un po’ di presunzione, cito me stesso: “La perfezione non esiste, ma io continuo a cercarla”.

Grazie mille Giovanni per il tempo dedicatoci e per l’interessante conversazione.

Benedetto Buono

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