Giada e Valentina si presentano e ci parlano del loro percorso e della loro iniziativa
Giada: laureata in Scienze dell’educazione, Master In Direzione Del Personale, nasce professionalmente a in una multinazionale americana del mondo ICT – HP – in cui lavora per quasi 15 anni. Dopodichè decide di ‘esplorare il mondo fuori’ e sperimentarsi nel mondo della consulenza per dare alla professione HR una veste itinerante. Oggi si occupa di consulenza HR. Quasi due anni fa l’incontro professionale con Valentina Marini e da gennaio 2017 l’avvio del progetto di educazione civica digitale #GalateoLinkedIn, che promuove una cultura della rete professionale basata su consapevolezza e intelligenza relazionale.
Valentina: Laurea in Scienze della Formazione, con uno specifico corso dedicato allo Sviluppo e alla Formazione delle Risorse Umane, è oggi Consulente HR per diverse aziende e svolge formazione in università e business school. Ha svolto la sua prima esperienza professionale in ELIS, gestendo un master per giovani desiderosi di entrare nel mondo delle Risorse Umane. Studia e scrive sull’impatto del digitale nel lavoro. Dal 2017 è Founder di #GalateoLinkedIn, un’iniziativa finalizzata a stimolare consapevolezza sull’utilizzo dei social media specialmente nel contesto professionale.
Grazie Giada e Valentina per esservi presentate e per averci introdotto #GalateoLinkedin.
Prima di farvi le “classiche” cinque domande che facciamo sempre agli ospiti di questa rubrica, ci piacerebbe rivolgervi le stesse cinque domande – sull’educazione digitale e sul buon e consapevole utilizzo dei social – che avete rivolto a tutti i professionisti e che hanno poi, di fatto, costituito materiale fondamentale per il vostro libro.
1. Cominciamo dai massimi sistemi: qual è la vera disruption che i social network hanno introdotto nelle dinamiche di networking e nel modo di fare marketing?
Giada: I social network oggi fanno parte della nostra vita e sono veri e propri strumenti di lavoro e di network: offrono la possibilità di conoscere in anteprima le persone che incontreremo, i prodotti che compreremo, le informazioni di cui abbiamo bisogno circa le aziende. Credo che la vera disruption sia relativa alla comunicazione. Le persone comunicano per prime, comunicano attraverso i loro profili personali, hanno la loro identità digitale: senza consapevolezza di quanto virtuale sia reale, questo aspetto straordinario può diventare opportunità o trasformarsi in rischio. Gli uffici marketing, in sinergia con i dipartimenti risorse umane, comunicazione e settore IT, sono degli amplificatori di segnale: hanno il compito di formare e facilitare l’esercizio di consapevolezza, al fine di rendere le persone pienamente responsabili dell’uso di strumenti e buone pratiche di comunicazione che possano favorire la crescita del brand aziendale e di quello personale.
Valentina: I social network sono fantastiche “macchine di relazione” che intensificano networking e vendita: consentono di avere molte più opportunità per conoscere persone in tutto il mondo, per costruirsi/guadagnarsi la fiducia e per far appassionare a competenze/servizi. Ovviamente questo scenario rappresenta un’enorme opportunità, amplificando occasioni di conoscenza a 360 gradi, ma può per lo stesso motivo rappresentare un rischio quando gli strumenti sono usati con poca consapevolezza: per un check online si può perdere il lavoro sognato, come si può danneggiare la propria reputazione frutto di duro lavoro (alla Warren Buffet, “Ci vogliono vent’anni per costruire una reputazione e cinque minuti per rovinarla.”)
2. Restringendo il campo, e a proposito del vostro lavoro: LinkedIn vi ha aperto qualche tipo di opportunità? Se sì, quale e come ci siete riuscite?
Giada: la prima opportunità da segnalare è sicuramente l’incontro con Valentina, nato da una mia richiesta di collegamento personalizzata in cui le spiegavo i motivi per i quali avevo piacere ad entrare in contatto con lei. Ed è una storia da raccontare perché, la mia richiesta di collegamento non era finalizzata alla ricerca di lavoro o all’invio di un cv ma, era un modo per creare ed ampliare una rete di valore, con persone in grado di contribuire con ricerche e riflessioni, condivisioni e confronti. Questo è quello che ha sempre guidato il mio utilizzo dello strumento e, il risultato più grande oggi è quello di avere una rete costituita non da persone che fanno numero, ma di persone che creano valore e sono esse stesse valore per me e per la mia professione e costituiscono un ‘buon network’, di cui esserne fiera e da cui ricevere costanti e quotidiani stimoli.
Valentina: Tantissime opportunità che spaziano dall’aver conosciuto persone che mi hanno arricchita personalmente e professionalmente, all’aumento di visibilità, quindi di clienti. Ogni giorno studio e leggo post interessanti che mi aiutano ad aggiornarmi e a vedere dove sta andando il mondo professionale. La più grande opportunità in assoluto però, al momento, è stata la conoscenza di Giada, con la quale abbiamo messo in piedi diversi progetti professionali.
3. “LinkedIn non è Facebook” è tra i contributi più ricorrenti a #GalateoLinkedIn. Al di là della tautologia utilizzata per semplificare, cosa ci vedete dietro questa affermazione?
Giada: Dietro questa affermazione ci vedo un’immagine, quella dei luoghi. LinkedIn e Facebook sono dei luoghi dove ci si incontra e che hanno finalità diverse. LinkedIn è la piazza del lavoro che connette persone e aziende. È un luogo dove si sviluppano opportunità professionali, dove ci si confronta su tematiche legate al mondo del lavoro, si condividono best practice, si conoscono meglio i contesti organizzativi ed è possibile ricostruire lo storico professionale delle persone. In questo ‘luogo’ si da spazio a riflessioni e contributi che utilizzano un tono di voce professionale e ricalcano le dinamiche di un ufficio. Facebook è un luogo più simile ad un bar, dove si può parlare con gli amici di qualsiasi argomento ma con un tono decisamente più confidenziale e amichevole.
Valentina: In questo “tormentone” (tale perché effettivamente molto presente in rete) percepisco il bisogno di preservare uno spazio che, se usato con consapevolezza professionale, crea vantaggio per il singolo e per l’intera comunità professionale. Credo che questa idea prevalga soprattutto in chi usa questo social professionale da tempo.
Spesso, però, queste piattaforme, come è accaduto in effetti anche per LinkedIn, crescono velocemente non permettendo alle persone di capire che è sempre fondamentale dedicare il giusto tempo per fermarsi a ragionare sugli strumenti, prima di usarli.
Nel caso specifico di LinkedIn, c’è il passaparola, si viene a sapere che esiste e molti utenti per familiarità si avvicinano con lo stereotipo del “social = gioco”, quindi anche su LinkedIn tendono a replicare abitudini consolidate su altri social più informali, non fermandosi a riflettere che questa è “pur sempre una piazza del lavoro, anche se virtuale” e che quindi stanno “danneggiando la rete professionale” che stanno abitando.
In sintesi, ne vedo una reazione al frutto della veloce crescita..
4. Ora vi mettiamo alla prova: descrivete LinkedIn con un’immagine.
Giada: LinkedIn è per me come un’aiuola del verde pubblico della città, quelle che vengono affidate a qualcuno che se ne prenda cura. Ecco, io mi sento una di quelle persone che contribuisce a rendere l’aiuola curata e verde: la innaffio, taglio le foglie secche, aggiungo nutrimento e faccio in modo che possa essere un bel posto, in cui magari incontrarsi e fermarsi a scambiarsi opinioni.
Valentina: Uso l’immagine di Ale Agostini: Booking.com. Come le recensioni di un hotel possono influenzare l’acquisto, ciò che si trova su LinkedIn può essere considerata una recensione professionale. I profili individuali e/o aziendali su LinkedIn, esattamente come gli alberghi su Booking, sono vetrine dietro alle quali si possono vedere e valutare competenze, esperienze, contenuti. Sulla base di queste informazioni ognuno può farsi un’idea e decidere se attivare una collaborazione, richiedere un collegamento o un incontro e così via.
5. Per concludere queste prime cinque domande, vi chiediamo un tips da condividere con il popolo di LinkedIn. Qual è la regola che inserireste in #GalateoLinkedIn?
Giada: prendo in prestito un concetto che ho particolarmente a cuore: “siate givers, non takers”. È necessario dare, condividere, informare, creare relazioni che abbiano alla base il vero e puro concetto relazionale non opportunistico. Dopodichè, le cose faranno il loro corso e si riuscirà anche a raccogliere il frutto di un sano e trasparente uso del network.
Valentina: Non fare nulla di diverso da ciò che non faresti nella vita lavorativa reale quotidiana. Detto in parole diverse, usare l’intelligenza relazionale che è fondamentale nel lavoro e in ogni azione di networking, affinché questo sia davvero costruttivo. Quindi, ad esempio, non usare una foto con gli occhiali da sole nell’immagine del profilo (visto che con buona probabilità non si indosserebbero in ufficio, in una riunione e/o ad un colloquio), e non inviare richieste di collegamento non personalizzate (come nella stretta di mano reale ci si presenta sempre e non si rimane in silenzio).
Passiamo ora alle “nostre” cinque domande, quelle focalizzate sui temi più cari a questa rubrica, ovvero leadership e innovazione.
1. In cosa consiste esattamente il vostro lavoro e quali sono le sfide maggiori che devote affrontare ogni giorno?
Giada: Il mio è un lavoro itinerante. Ho scelto di lasciare l’azienda per la quale ho lavorato per tanti anni per contribuire a creare una nuova figura di HR, quello che va ‘verso’ e ‘incontro’ alle persone. Mi occupo di selezione, formazione e sviluppo delle risorse umane ed ho un focus specifico su temi quali Personal & Employer Branding, Comunicazione Digitale e Web Reputation in cui affianco le competenze nel campo risorse umane ai social media e mondo IT. Lavoro in qualità di Advisor al fianco di grandi aziende e piccole medie imprese per la promozione di una cultura aziendale votata al miglioramento continuo: progetto e coordino percorsi di formazione individuali e di gruppo, supporto la gestione del cambiamento in fase di trasformazione culturale e digitale, sostengo le risorse affinchè siano in grado di garantire il continuo sviluppo, l’evoluzione e la modernizzazione delle organizzazioni stesse. Sono anche docente in master risorse umane e mentor del programma Inspiring Mentor di Young Women Network.
Valentina: In questo momento ho scelto la libera professione per avere l’opportunità di crescere in più contesti, sviluppare diverse competenze e dare libero sfogo ad una vena imprenditoriale che forse ho acquisito in famiglia. In concreto sto diventando coach e supporto aziende e professionisti nella crescita continua (selezione/formazione/sviluppo del Personale). Da anni mi sto specializzando nel digitale e quindi lego la professione HR allo scenario derivante dai cambiamenti di processi, attività e servizi, supportandone la comprensione delle persone direttamente coinvolte. La sfida è proprio il lavoro con le Persone: ognuno è contraddistinto da variabili non sempre prevedibili. Le persone sono sempre sorprendenti ma in questo lavoro non è ammessa la non preparazione (a critiche, dinamiche in costante evoluzione, ecc.)
2. Quale è stato il momento professionale più bello e quello più difficile che avete vissuto?
Giada: Il più difficile è stato quando ho scelto di lasciare l’azienda nella quale sono cresciuta e mi sono formata; ho capito che dovevo crescere fuori dal ‘nido’ e dalla zona confort, per un obiettivo professionale più grande che non poteva realizzarsi là dove ero. Lasciare un porto sicuro, dirigersi verso il mare aperto e dover essere al timone della barca pienamente responsabile della rotta, ha richiesto sacrificio, equilibrio e un grande focus sull’obiettivo. Oggi posso dire di aver fatto la scelta giusta, di aver fatto bene nel mettermi alla prova, caldeggiando il cambiamento che si manifesta apparentemente come incertezza ma, che porta con sé positività e novità.
Il momento professionale più bello lo vivo tutte le volte in cui le persone che ho la fortuna di seguire professionalmente (studenti, mentee, professionisti) riescono a crescere e a misurarsi con obiettivi nuovi e sempre più sfidanti.
Valentina Il più bello: vedere realizzato un progetto frutto di anni di studio.
#GalateoLinkedin non è nato per caso, è frutto del “seminato”: ricerche, esperienze all’estero, convegni, persone incontrate, articoli scritti, ecc. La pubblicazione del libro e, soprattutto, le migliaia di persone che si sono avvicinate all’idea sono state un riconoscimento veramente importante.
Più brutto: alcuni ostacoli nella realizzazione dello stesso progetto. Tra questi, uno degli ostacoli più brutti è relativo al lato negativo derivante dall’aumento di visibilità: insieme agli aspetti postivi, crescono anche critiche e giudizi, spesso non fondati, e in questo caso fanno umanamente male sul momento e richiedono resilienza.
3. Cosa significa per voi il termine “leadership” e come cercate di portarla quotidianamente all’interno del vostro ambiente lavorativo?
Giada: Leadership per me significa essere con, essere per, essere insieme alle Persone. Leadership significa far sentire gli altri parte di un progetto o di un obiettivo, significa saper delegare, significa far crescere gli altri attraverso l’esempio coerente di fatti che supportino le parole, significa essere resilienti, significa avere visione e coraggio, significa incoraggiare l’autonomia e saper lavorare per priorità e organizzazione. Per lo sviluppo della leadership mi sforzo di far comprendere quanto sia necessario lavorare su competenze relazionali partendo dal presupposto che, l’esercizio di essa, prescinde dal ruolo organizzativo: è un modo di essere che impone in primis l’acquisizione di responsabilità.
Valentina: Per me la leadership è la capacità di ispirare, coinvolgere e guidare. Leadership è accendere il desiderio negli altri di far parte di qualcosa, ispirare idee ed esperienze, essere un punto di riferimento “a portata di emulazione”. È un concetto a mio avviso molto imprenditoriale e una propensione più naturale che effettivamente sviluppabile quando non presente.
Nel lavoro la perseguo sforzandomi di far accadere le cose quotidianamente, raccontandole, coinvolgendo chi mi sta vicino e cercando di far appassionare (perché per me non c’è leader che non abbia una grande Passione).
4. Cosa significa per voi il termine “innovazione” e come cercate di portarla quotidianamente all’interno del vostro ambiente lavorativo?
Giada: adoro tutte le parole che al loro interno contengono il termine ‘azione’ perché rendono bene l’idea di un eterno movimento, di qualcosa che non è stantio e immobile. Per questo motivo, innovazione per me significa fare in modo che le persone crescano insieme alle novità, siano supportate, guidate e accompagnate in modo che non vivano l’eterno dualismo tra gli strumenti e individui ma, si sentano collaboratori della costruzione di progetti sempre nuovi, stimolanti e possibilmente frutto di contaminazioni e confronti con mondi esterni.
Valentina: Innovazione per me è un termine a volte abusato, a discapito del significato positivo. Mi riferisco alle volte in cui ci si ferma ossessivamente nella ricerca di innovazione, a discapito di altre domande più importanti. L’innovazione non va ricercata sempre e a tutti i costi. È fondamentale chiederci e ad avere sempre bene a mente se e come ci sia bisogno di cambiare qualcosa.
Io nel quotidiano cerco di metterla in pratica non smettendo di chiedermi se qualcosa può essere fatta meglio o diversamente e mettendomi sempre in discussione, partendo dai feedback che ricerco proattivamente.
5. La vostra citazione preferita?
Giada: “Si educa con ciò che si dice, più ancora con ciò che si fa e ancor di più con ciò che si è” (S.Ignazio di Antiochia)
Valentina: “Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare” Lucio Anneo Seneca
Grazie mille ragazze per il tempo dedicatoci e per l’interessante conversazione.