Intelligenza artificiale da 110 e lode

Ne sentiamo parlare ogni giorno, ma non è una moda.

L’intelligenza artificiale diventerà la “nuova normalità”, un elemento che sarà incorporato in qualsiasi tecnologia e, soprattutto, protagonista della nostra quotidianità.

Pensiamo agli assistenti virtuali degli smartphone e ai chatbot già capaci di sostituire gli addetti al servizio clienti in molte operazioni. O ancora, pensiamo alle automobili che fra qualche anno potranno fare a meno di un guidatore – sulle strade dei Paesi più all’avanguardia già circolano prototipi – o addirittura ai taxi volanti che in futuro potranno solcare i cieli delle nostre città (ci stanno già pensando aziende visionarie, come Uber).

Un fenomeno senza limiti: l’incredibile potenziale racchiuso nella sigla “AI”, Artificial Intelligence, potrà sprigionarsi anche tra i banchi delle università, anche perché il mondo dell’apprendimento e della formazione è da anni terreno fertile per la ricerca e l’introduzione di nuovi modelli per la trasmissione di contenuti.

In questo contesto, la parola  Edtech riassume le leve tecnologiche che i diversi stakeholder del settore educativo (scuole, università, aziende) hanno messo in campo per facilitare l’apprendimento e migliorare i risultati educativi.

Basti pensare che nel solo 2017, sono stati investiti circa 9 miliardi di euro a livello globale in progetti, iniziative e aziende legate al tema della tecnologia nella didattica, con particolare focus sulle piattaforme di apprendimento e di erogazione di contenuti digitali (ebook, videolezioni, corsi universitari e di formazione professionale).

In una nota di inizio 2018, Sundar Pichai, CEO di Google, ha dichiarato che la formazione dovrebbe essere considerata “a constant, natural and simple act across life — with lightweight, flexible courses, skills and programs available to everyone”.

L’Intelligenza artificiale arricchirà ancora questo scenario, integrandosi e migliorando i processi di insegnamento e apprendimento, selezionando e proponendo i contenuti più rilevanti per i bisogni formativi del momento.

 

Parola d’ordine: personalizzare

Nel contesto moderno tutto è personalizzato o personalizzabile.

E anche lo studio non fa eccezione: avete mai sentito parlare di apprendimento adattivo? Si tratta di un modello didattico incentrato sul riconoscimento delle peculiarità e delle inclinazioni del singolo, per valorizzarne il percorso educativo. Invece di ripetere la stessa lezione all’infinito, i docenti potranno personalizzarla in base ai livelli di preparazione e agli interessi di uno studente, e lo faranno grazie all’analisi dei dati raccolti e ai suggerimenti forniti dall’intelligenza artificiale.

Qualcosa di simile già esiste, e non è un professore in carne e ossa: è FLEXA, la piattaforma di Personalised Continuos Learning sviluppata da MIP, la Business School internazionale del Politecnico di Milano, in collaborazione con Microsoft, e basata sui servizi Cloud di Azure.

Progettato come un tutor digitale, FLEXA ha l’obiettivo di offrire agli studenti e ai professionisti un valido supporto nel costruirsi un percorso formativo su misura, definendo un piano di studi personalizzato e raggiungendo le competenze più utili rispetto al proprio profilo e rispetto alle esigenze di un mercato del lavoro in costante evoluzione.

Uno strumento versatile, utile anche ai recruiters. Grazie al machine learning, ossia a quelle tecniche di apprendimento automatico grazie alle quali una macchina apprende direttamente dall’analisi dei dati raccolti, FLEXA consente di selezionare in modo molto accurato i candidati per una posizione lavorativa, facilitando la profilazione delle risorse.

 

Aule senza più pareti

I computer portatili, prima, e gli smartphone, poi, ci hanno liberato dai vincoli di luogo che in passato ci costringevano a stare chini sui libri dentro spazi definiti, come aule o biblioteche. Oggi grazie al cloud (che garantisce accesso ubiquo ai dati) e alla connettività WiFi, una caffetteria, il vagone di un treno o la panchina di un parco possono trasformarsi in temporanee postazioni di studio.

L’intelligenza artificiale, tuttavia, non nega l’importanza dei luoghi fisici e tradizionali, ma li trasforma: gli atenei più illuminati hanno già realizzato progetti di architettura “smart”, in cui l’AI ha ispirato spazi condivisi e interattivi, popolati di maxischermi, proiettori e lavagne digitali. Uno scenario avanguardistico nato per favorire il flusso della conoscenza, senza barriere di tempo e spazio, mettendo a contatto – virtualmente – gli studenti presenti in aula e quelli collegati da remoto.

 

Un nuovo modello decentralizzato

Dopo aver travolto l’universo economico e aver rivoluzionato il mondo dei pagamenti, la tecnologia blockchain potrebbe far breccia anche nel mondo universitario.

Come? Il sistema della “catena di blocchi” potrà servire a validare e rendere sicure applicazioni di trasferimento dei crediti universitari, secondo uno schema non più centralizzato ma distribuito.

E non è tutto: gli atenei potranno usare la blockchain anche per registrare i diritti di proprietà intellettuale su pubblicazioni e ricerche.

Un percorso universitario richiede tempo, sacrifici e dedizione, ma la tecnologia può renderlo più fruttuoso, focalizzato e piacevole. Possiamo scommetterci: l’intelligenza artificiale sarà un ottimo compagno di studi.

 

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