“Avviare un’azienda è estremamente difficile. Avere successo lo è anche di più”.
Ci si può credere se a dirlo è uno tra gli imprenditori più affermati e potenti degli ultimi decenni, Michael Bloomberg: tra editoria e media, trovando tempo anche per la filantropia e per diventare sindaco di New York, Bloomberg ha accumulato un tesoro personale di oltre 51 miliardi di dollari.
Se dunque è tanto difficile avere successo, come fanno quelli che ci riescono? Perché alcuni avventurieri vengono ripagati mentre altri vanno incontro al fallimento?
Le risposte ci arrivano non da Bloomberg ma da un altro imprenditore, filantropo e attivista politico, Michael Sonnenfeldt a cui, fra le altre cose, si deve la fondazione di Tiger 21, una sorta di think tank di amministratori delegati di alto livello, top executive e intellettuali (l’acronimo sta per The Investment Group for Enhanced Results in the 21st Century).
Nel saggio “Think Bigger: And 39 Other Winning Strategies for Successful Entrepreneurs” Sonnefeldt elenca quaranta strategie che, a suo dire, possono fare la differenza tra successo e insuccesso.
Abbiamo selezionato per voi le più interessanti.
1. Chi trova un maestro trova un tesoro
Ripercorrendo la carriera di chi oggi guida Company vincenti, si scopre che gli imprenditori di successo hanno avuto uno o più mentori. Trovare buoni maestri è una fortuna: significa avere l’occasione di apprendere skill specifiche, di esplorare opportunità di networking, di ricevere consigli di vita, oltre che di business. Significa anche poter essere ascoltati, confortati, contraddetti se necessario. Dunque non siate chiusi e lasciate da parte l’orgoglio professionale: identificare una figura di fiducia a cui chiedere consiglio potrebbe rivelarsi una mossa vincente.
2. Imprenditori non si nasce
Aver lavorato come dipendente o collaboratore di un’azienda solida, magari di grandi dimensioni, rappresenta un’ottima preparazione per chi ha intenzione di mettersi in proprio, di realizzare un’idea o di avviare una startup. Bastano mediamente 3 anni di esperienza professionale in un’impresa per farsi le ossa, prendere dimestichezza con il settore ed imparare i fondamentali del business in modo più efficace e disciplinato di quanto si potrebbe fare in autonomia. Sguinzagliate il curriculum vitae, allora, anche puntando in alto.
3. Il denaro non è tutto
Un capitale iniziale su cui poter contare, la piena fiducia di investitori facoltosi o, magari, un po’ di ricchezza ereditata: chi li disprezzerebbe in vista del lancio di una nuova Company? Eppure, più del denaro, ai fini del successo impreditoriale, contano caratteristiche quali la passione per un’idea e l’ambizione personale. E chi parte da zero – sorpresa! – spesso ha molta più voglia e determinazione di chi è nato con la camicia. “Le persone cresciute nella modestia sono molto più capaci di improvvisare e di schivare gli ostacoli”, spiega Sonnenfeldt.
Gli errori non sono tabù
Siete preparati, avete studiato il mercato, valutato ogni opzione, ponderato la scelta più sicura.Cosa aspettarvi? Non per forza il successo.
Avere coraggio – e a volte un pizzico di incoscienza – negli affari è una dote molto più importante del puro intelletto. A scanso di equivoci: l’imprenditore di successo non deve improvvisare, ma a detta di Sonnefeldt, deve dimostrare di avere “fegato”. Il che significa audacia, predisposizione al rischio e, soprattutto, capacità di imparare dai propri errori, di rialzarsi ancora e ancora.
Abbiamo sfatato qualche stereotipo? Forse sì.
In controtendenza rispetto ai luoghi comuni, un vero uomo di business non dev’essere necessariamente individualista, patologicamente ambizioso e sicuro di sé al punto di non chiedere mai aiuto.
Un futuro luminoso, al contrario, si prospetta per chi sa fidarsi degli altri e si dimostra capace di accettare (e superare) i fallimenti, partendo anche dal basso del lavoro dipendente per rubare i segreti del mestiere e affilare i coltelli.
Armatevi di coraggio, umiltà e resilienza: è con questi mattoni che si costruisce un’impresa.