Essere leader: qualità innata o apprendibile?

Quali sono le caratteristiche del buon leader? Negli ultimi mesi abbiamo cercato di rispondere a questa domanda con il contributo di chi, nel proprio campo, è stato in grado di affermarsi come figura guida e #spiritoleader.

Per Lorenzo Cavalieri il buon leader è un buon comunicatore, capace di trasmettere i propri pensieri e valori. Per Franco Quillico, alla base della leadership c’è la capacità e velocità di adattamento. Massimo Cappato ha indicato, con un’efficace metafora, il leader come colui che si proietta in avanscoperta, aprendo la strada ad altri con la propria lungimiranza.

La discussione sulla buona leadership si è ampliata anche sui social network, e in particolare su LinkedIn, come recentemente segnalato nella rubrica “La ventisettesima ora” da Francesca Balboni. Che osserva come:

…emerga, su un tema apparentemente di natura economica come quello della ricerca di cosa debba essere dotato un buon leader, una vena molto umanistica e orientata a sostenere l’importanza di caratteristiche legate ad aspetti empatici.

E ancora, come non sussistano grosse differenze di genere nella percezione delle qualità basilari per una buona leadership. Tra le quali ricorrono spesso l’umiltà, l’empatia, l’onestà, la comunicatività, l’autorevolezza, la capacità di influenza. Sono caratteristiche necessariamente innate, o possono essere imparate e allenate?

La leadership può essere appresa?

Scrive Ken Sundheim, CEO di KAS Placement, su Entrepreneur:

le cose più importanti nel lavoro e nella vita richiedono impegno, studio e, cosa più importante, pratica. La leadership in questo non è differente. Nessuno nasce leader. Piuttosto, ci si trasforma in leader.

Può sembrare paradossale affermare che sia possibile imparare qualcosa percepito nell’immaginario comune come innato. Eppure è proprio attraverso lo studio e l’applicazione di quanto appreso sul campo – qualsiasi esso sia – che si intraprende la via per l’eccellenza e l’esempio. Soprattutto nell’imparare dagli errori fatti, traendone una lezione.

Non solo. Il buon leader non smette mai di imparare a essere un buon leader. Il processo è di continuo miglioramento, di ascolto e di dialogo con i propri colleghi, superiori e sottoposti.

Come afferma il professor Gerard Seijts, sull’Ivey Business Journal

i buoni leader sono il prodotto di un infinito processo di sviluppo della personalità e delle capacità.

Per la redazione del suo libro Good leaders learn, Seijits ha condotto decine di interviste con esponenti di spicco del mondo politico ed economico mondiale. Tutti hanno sempre confermato: la leadership si basa spesso su elementi innati, ma è l’energia e l’impegno messi per svilupparli che fanno la differenza.

È forse per questo che, tutt’oggi, i MBA continuano a essere percepite come un buon investimento per le tante generazioni di manager passati formati da una business school.

Master e corsi executive oggi integrati dalle opportunità offerte dalle tecnologie digitali. Come la possibilità di studiare in qualsiasi luogo e momento della giornata, assicurandosi le stesse competenze, le stesse soft skills e lo stesso network di contatti che si otterrebbero in aula.

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