Se il vostro vicino di scrivania fosse un assassino, sareste pronti a smascherarlo? Potrebbe succedere, nel caso partecipaste ad una “cena con delitto”, impegnati a indagare e confrontare indizi.
Oppure potreste ritrovarvi appesi a mezz’aria su una parete da scalare, legati voi e il vostro collega antipatico alla medesima corda.
O ancora, potreste vivere situazioni al limite del surreale al fianco di vostri collaboratori: simulazioni di addestramenti militari, escursioni di kayak, corsi di cucina, spettacoli teatrali e tanto altro ancora.
La fantasia delle agenzie di team building negli ultimi anni si è davvero scatenata, attraendo aziende di ogni genere con la promessa di esperienze capaci a stimolare lo spirito di squadra e, dunque, la forza del gruppo di lavoro. Non semplici divertissement bensì giornate formative, che lasciano un segno e che daranno frutti nel tempo.
Ma è davvero così? L’opinione degli esperti di dinamiche sociali e di risorse umane è discorde, e c’è chi arriva ad affermare senza troppi eufemismi che “la maggior parte del team building aziendale è una perdita di tempo e di soldi”. Come Carlos Valdes-Dapena, amministratore delegato di Corporate Collaboration Resources (agenzia di consulenza e servizi di team building), nonché autore del saggio “Lessons from Mars: How One Global Company Cracked the Code on High Performance Collaboration and Teamwork”, che grazie alla sua esperienza ultra ventennale in aziende di primordine come Mars, ci aiuta a capirne di più sui team building.
I costosi flop insegnano
Il colosso dell’industria alimentare Mars, una volta spese migliaia di dollari per affittare un’orchestra e tentare di insegnare a un gruppo di dirigenti a “lavorare in armonia”. Il risultato? Un mezzo flop: a parte la bella metafora e l’esperienza di per sé interessante, l’investimento non produsse effetti sulla coesione del team.
Valdes-Dapena ricorda anche un’azienda che organizzò una costosa gita a Londra – con tanto di volo e hotel pagati – ad una ventina di dipendenti per sottoporli ad un corso di danze tradizionali Maori. Invece di rafforzare lo spirito del gruppo, però, le lezioni si rivelarono un’esperienza imbarazzante.
Collaborazione uguale confusione
È proprio su queste esperienze poco edificanti che, nel 2011 nacque la volontà di vederci chiaro con un’indagine quantitativa e qualitativa sui dipendenti di Mars. Dall’analisi dei dati su 125 team di lavoro e da centinaia di questionari di approfondimento, emerse una carenza: le persone avevano bene in mente i propri obiettivi e responsabilità individuali, ma arrancavano nel lavoro di squadra.
“So che dovremmo collaborare di più, ma non lo facciamo” era la risposta ricorrente. In sostanza, la collaborazione per molti era un concetto troppo astratto e vago, percepito in modo confuso e non sostenuto da regole concrete. Le persone volevano fare squadra, ma non sapevano come poterlo fare.
Due domande, per cominciare…
I ricercatori svilupparono dunque uno schema teorico, utile per definire pragmaticamente il concetto di collaborazione e tradurlo in obiettivi raggiungibili. Con l’ausilio di un focus group di dirigenti di Mars Petcare China – una divisione della multinazionale – si giunse, non senza discussioni e rimaneggiamenti, a definire due domande chiave da porre a ciascun team.
La prima: perché il lavoro di squadra vale più della somma degli sforzi individuali?
La seconda: quali azioni concrete creano collaborazione?
L’opera si tradusse in una strategia che, messa in pratica, diede chiari frutti: da lì a un anno, le vendite di cibo per animali erano aumentate del 33%, quelle del marchio principale del 60%. E così, per la prima volta in otto anni, la divisione aveva finalmente raggiunto gli obiettivi finanziari desiderati dalla multinazionale, grazie alla collaborazione di tutti i dipendenti.
Motivazioni, le fondamenta del vero team building
Morale della favola: l’esperienza di Mars dimostra che le persone riescono a cooperare e a produrre risultati quando sono loro stesse a definire, insieme, come poterlo fare. Fiducia e relazioni interpersonali (i valori al centro di molte attività di team building) hanno a che fare con la collaborazione ma sono una conseguenza, più che un presupposto.
Il punto di partenza è un altro: la definizione e condivisione di obiettivi comuni. “In Mars”, spiega Valdes-Dapena, “abbiamo capito che per far lavorare insieme le persone bisognava che fossero loro stesse a comprendere come ciò avrebbe migliorato i risultati”.
Invece di scatenare la fantasia e stanziare budget, ad esempio, per una gita in kayak, anche per il vostro team forse potrebbe essere più semplice, economico e produttivo trovarsi in una stanza a parlare di motivazioni e obiettivi da raggiungere.