Vi sognereste mai di rispondere all’email di una coppia di imprenditori, vostri clienti, iniziando la comunicazione con “Ok ragazzi…”?
Molto probabilmente no.
Eppure, a Penelope Gazin e Kate Dwyer, due startupper della Silicon Valley fondatrici di Witchsy, un portale di e-commerce di arte contemporanea e unconventional, è successo.
È questo, forse, l’episodio più eclatante di sessismo vissuto dalle due giovani imprenditrici.
Insieme a quando un web developer assunto dalle due donne ha cercato di resettare – per ripicca – tutto il lavoro svolto nella creazione del sito internet della società, dopo aver ricevuto un no da una delle due professioniste ad un invito galante.
Nel mezzo della forbice di becero sessismo Gazin e Dwyer vivono un mix di arroganza e scortesia: collaboratori che di fronte a due startupper donne si prendono la libertà di non rispettare le scadenze, fornitori che rispondono in estremo ritardo alle email, partner esterni che non prendono sul serio le decisioni strategiche delle due, solo per l’appartenenza di genere.
A mali estremi, estremi rimedi. Le due giovani imprenditrici, per ottenere un po’ di credibilità e rispetto, giocano un jolly inaspettato: inserire in società un terzo membro, Keith Mann.
Finto, inesistente, squisitamente virtuale.
Ma rispettatissimo da tutti gli stakeholder che ruotano intorno all’azienda, che improvvisamente iniziano a rispondere alle email con cortesia, solerzia, chiamandolo per nome (“Gentile Keith…”) e preoccupandosi di aver soddisfatto le sue aspettative.
Da un “Ok ragazze” a un “Keith, rimango a disposizione, se posso fare ancora qualcosa per te”.
Può, quindi, una connotazione di genere trasformare l’approccio di un professionista in ambito business?
Sì, purtroppo, può.
Anche nel XXI secolo, quando le auto si guidano senza pilota e il frigorifero ci segnala se il latte è scaduto, le differenze di sesso rimangono salde e ancorate, come terribili brutte abitudini di cui non riusciamo a liberarci. Basti pensare che nel 2013, meno del 15% degli Executive Officers della lista Fortune 500 erano donne: un indicatore chiaro di un’esclusione femminile dai giochi di potere.
Le discriminazioni di genere, quindi, esistono, ma in pochi vogliono ammetterlo: lo evidenzia anche Victoria L. Brescoll, assistente docente di comportamento organizzativo alla Yale School of Management, osservando lo scenario attuale.
E se, per provare a superare la situazione, sono tutti prodighi di consigli verso le donne – insegnando loro cosa dovrebbero dire e fare per meritare più rispetto – in pochi hanno provato ad educare gli uomini alla promozione di una cultura “gender free”.
E allora, cari leader uomini – che, trasponendo la classifica di Fortune 500 alla realtà, occupate più dell’85% delle poltrone del potere – è compito vostro far crescere tutto il team e sostenere la carriera di tutte le risorse, in ugual modo.
Il primo consiglio di Victoria L. Brescoll è quello di coinvolgere sempre le donne, anche nelle attività post-ufficio. Attenzione: non stiamo parlando di “quel tipo” di appuntamento. Al contrario, è importante aprire le porte dei momenti sociali del dopo lavoro, quando gli uomini del gruppo solitamene stringono amicizie e consolidano i legami, che un giorno si trasformeranno in nuove opportunità di carriera. Lasciate che tutti i membri del team possano beneficiare delle stesse occasioni, anche se indossano una gonna.
Il secondo importantissimo consiglio per un leader illuminato e promotore di una cultura gender free, è quello di assumere molte più donne in squadra, per creare team bilanciati e molto equilibrati. Per farlo, fate attenzione al linguaggio utilizzato negli annunci di lavoro – usate termini female friendly – e presidiate anche piattaforme destinate ai gruppi professionali femminili.
Terzo, ma non meno importante: valutate con oggettività e autocritica la vostra propensione alle discriminazioni di genere. Se all’apparenza vi sentite immuni alla paura della diversità, sforzatevi di pensare più in profondità. Un uomo che tende a lamentarsi e a fare rimostranze, merita la vostra attenzione e – magari – una promozione per motivarlo un po’, mentre una donna che mette in pratica lo stesso comportamento è solo tremendamente fastidiosa e fuori luogo?
Pensateci.