Il potere corrompe anche i leader; con conseguenze negative sul lavoro del team

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Il famoso senatore e oratore romano, Publio Cornelio Tacito, ha lasciato alla storia una grande massima sulla leadership“Per coloro che desiderano il potere, non c’è via di mezzo tra il vertice e il precipizio”.

Una grande verità che, quasi duemila anni dopo, è stata tradotta in Power Paradox da un altro studioso di nome Dacher Keltner, stimato professore di psicologia a Berkeley.

Keltner, dopo aver studiato per anni il mondo del management e del business ha potuto affermare, con certezza, che il percorso che conduce al potere è costellato di contraddizioni e incoerenze.

Per la precisione, Keltner ha osservato come molte delle caratteristiche positive e virtuose che distinguono un professionista meritevole di un ruolo di prestigio, come empatiacollaborazione, cura del proprio teamapertura mentale, decadano completamente una volta acquisita la poltrona sperata, trasformando il principe in ranocchio.

Acquisito il potere, spesso i nuovi manager diventano improvvisamente egoisti, bruschi, aggressivi e chiusi.

Un percorso bizzarro, apparentemente controsenso, ma che accomuna molti manager con posizioni solide di leadership, e che porta inevitabilmente con sé conseguenze negative sull’efficienza del team e sul clima aziendale.

È abbastanza intuitivo, oltre che essere statisticamente provato, che sottostare alla guida di un boss sgradevole e che abusa del suo ruolo, frustri il team e ne diminuisca la motivazione portando, velocemente, tutto alla sfascio. Anche i dati lo confermano: secondo una recente ricerca condotta su un ampio campione di 800 manager, la metà di loro ha dichiarato che di fronte ad un leader dai comportamenti poco etici e spiacevoli, la qualità del lavoro è diminuita velocemente e la voglia di performare al massimo è scemata.

A questo punto, la domanda è d’obbligo: guardatevi allo specchio e confessate, sinceramente, se il potere vi sta corrompendo. Se la risposta è sì, non c’è tempo da perdere: bisogna correre velocemente ai ripari prima che le conseguenze siano irreversibili.

Il primo passo per vivere la leadership in modo virtuoso è sicuramente quello di lavorare sulla consapevolezza del proprio ruolo, sia imparando ad auto valutarsi in maniera oggettiva e franca, che sforzandosi di controllare e gestire le proprie emozioni, soprattutto quelle euforiche e adrenaliniche – connesse con l’acquisizione del potere – che ci spingono a compiere gesti irrazionali e spesso rischiosi.

Una volta al comando, non bisogna, poi, accantonare le qualità che più delle altre ci hanno aiutato ad arrivare al vertice ed a meritare il rispetto del team: empatia, generosità e gratitudine.

Per essere leader a tutti gli effetti, e non solo gelidi boss, è fondamentale praticare ogni giorno queste 3 grandi virtù.

Come?

1. Empatia

Imparate ad ascoltare, manifestando il vostro interesse anche attraverso il linguaggio non verbale, mostratevi attenti ai problemi del team, e considerate i vostri collaboratori sempre come persone, oltre che come dipendenti.

2. Generosità

Sappiate delegare non solo attività di “manovalanza”, ma anche task importanti e strategici, per dare fiducia alle risorse. Siate disponibili e aperti agli altri, ritagliando dei momenti di incontro e confronto con ciascun membro del team. E quando è ora di celebrare un traguardo raggiunto, imparate a dividere il palco con chi ha contribuito al raggiungimento dell’obiettivo, dimostrando umiltà.

3. Gratitudine

Siate riconoscenti con chi, ogni giorno, si impegna per consolidare il vostro ruolo di leader e contribuisce alla vostra posizione. Imparate a dire spesso grazie, sia privatamente che pubblicamente, valorizzando il lavoro delle risorse meritevoli.

Un commento

  1. Andrea Enrico cristino

    Perfettamente d’accordo anzi aggiungerei che il saper delegare è moltiplicatore del tempo.
    Oggi i manager tendono ad accentrare tutto e tutti su di loro beandosi delle vittorie e scaricando sui sottoposti le sconfitte.

    Cristino Andrea

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