Il licenziamento non è tabu: meglio parlarne, ma nel modo giusto

Che brutta parola: licenziamento.

A prescindere dalle ragioni, una relazione di lavoro che si interrompe lascia una segno sul curriculum vitae e talvolta anche sull’autostima. Si può, tuttavia, evitare che quel segno diventi una brutta cicatrice, trasformandolo, anzi, in un trampolino di lancio verso nuove sfide.

Cercare nuove collaborazioni, rimettersi in gioco e affrontare un colloquio di lavoro sono ottime strategie per ripartire.

Ma come gestire davanti all’esaminatore lo spinoso argomento?

Perché è praticamente certo che la fatidica domanda arriverà se dal curriculum, da qualche ricerca Web o da voci di corridoio emergono dei sospetti.

È preferibile preparare una spiegazione preconfezionata ed edulcorata, oppure confessare la verità nuda e cruda, senza troppi eufemismi? O magari addossare ogni colpa ai precedenti datori di lavoro? Alison Green, autrice del blog “Ask a manager” e dell’omonimo saggio, ci spiega come evitare passi falsi sullo spinoso tema del licenziamento con 3 consigli.

  1. Meglio dire la verità

Nel mondo del recruiting le bugie hanno le gambe corte: disseminiamo dati dietro di noi dopo ogni interazione digitale, su siti Web e social network, e le nostre vite personali e professionali sono raccontate online.

Dichiarare di aver scelto volontariamente di lasciare un’azienda quando invece siete stati congedati è una tentazione fortemente rischiosa. Al reclutatore basterebbero una ricerca su LinkedIn o una telefonata al precedente datore di lavoro per smascherarvi e, verosimilmente, brucereste sul nascere una possibilità lavorativa.

Senza contare il fatto che cominciare una relazione professionale con una bugia non sarebbe la migliore fra le premesse.

  1. No ai fiumi di parole

“Perché è successo?”.  È molto probabile che questa domanda vi venga posta.

E per soddisfare la curiosità di chi vi sta davanti sappiate che non è necessario dilungarsi in spiegazioni o in giustificazioni dettagliate, perché il tema del vostro licenziamento non deve monopolizzare il colloquio. Con una risposta inutilmente prolissa, inoltre, rischiereste di sembrare sulla difensiva.

Siate sintetici e trasparenti: bastano poche frasi.

  1. Seguite il copione

Il terzo consiglio è strettamente legato al precedente. Nella vostra sintetica risposta, focalizzatevi su due elementi: ciò che avete imparato dall’esperienza del licenziamento e gli obiettivi di carriera a cui tendete.

In sostanza, dovrete evidenziare di aver fatto tesoro del passato e di saper guardare al futuro con una strategia chiara. Alison Green fornisce anche due tracce tipo, che mostrano il tono e lo stile di comunicazione da usare.

Copione numero uno: l’incarico era inadeguato per le vostre competenze; vi siete chiariti le idee su quali siano i vostri punti di debolezza e di forza.

“ È stata una mia responsabilità: il lavoro che avevo accettato richiedeva competenze avanzate che non possedevo. Pensavo sarei stato capace di mettermi in pari rapidamente, ma avevo sottovalutato le cose che avrei dovuto imparare. Hanno fatto la scelta giusta e per me è stato un sollievo tornare a fare ciò che facevo prima”. 

Copione numero due: la mole di lavoro era eccessiva; avete imparato che è meglio confrontarsi con i vostri responsabili per capire come gestire le difficoltà.

“Il carico di lavoro era molto elevato e questo mi ha portato a commettere degli errori. Da questo ho imparato che, se il volume di lavoro è tanto elevato, è meglio comunicare con tempismo il problema e assicurarsi di essere in sintonia con i manager in merito alle priorità”.

Quindi, se durante un colloquio di lavoro la domanda sul licenziamento dovesse arrivare, niente panico.

Siate sintetici e sinceri, rispondete con naturalezza e senza ansia, non mettetevi sulla difensiva, dimostrate di aver fatto tesoro dell’esperienza.

L’onestà intellettuale e l’atteggiamento positivo non potranno che mettervi in buona luce agli occhi dell’esaminatore.

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