Il capo che ammette difetti e punti deboli è un leader forte

Prima regola del leader perfetto: non sentirsi mai perfetto.

Ogni professionista incaricato di guidare un team deve avere piena consapevolezza dei suoi pregi e dei suoi difetti, per non sovrastimare le proprie potenzialità e seppellire la squadra sotto strati di super-ego.

E se vi sentite in difficoltà nel fare un bagno di umiltà, sappiate che siete in ottima compagnia.

Anche i più grandi leader della storia, infatti, devono dosare punti di forza e punti deboli – spesso facce della stessa medaglia – per non compromettere la salute del team.

I leader visionari, come Elon Musk, Jeff Bezos e Bill Gates, ad esempio, mentre ispirano e rivoluzionano rischiano di portare le risorse al burnout.

I leader liberali, come Richard Branson o Warren Buffet, al contrario, lasciando ampia autonomia al team potrebbero vivere lo scotto di far sentire le risorse poco motivate e tutelate.

Insomma: se nemmeno i Big sono immuni dall’influenza di pregi e difetti, è tempo di riflettere sulla propria personalità.

Jonathan Raymond, autore di “Good Authority: How to Become the Leader Your Team Is Waiting For” e CEO della società di consulenza manageriale Refound, ha classificato 3 profili di leader, che si distinguono tra loro per punti di forza e punti di debolezza.

Riconoscendovi in uno di questi, potrete prendere consapevolezza dei vostri asset competitivi e contenere l’impatto dei vostri difetti sul team.

  1. Il meticoloso

Questo tipo di leader cerca la perfezione in ogni dettaglio.

Una grande virtù, apprezzata specialmente dai clienti che si sentono seguiti da vicino e assecondati in ogni richiesta.

Un lato del carattere del leader meno piacevole per il team, che può soffrire della presenza eccessivamente ingombrante del capo.

Convinto di essere l’unico a saper eseguire ogni task a regola d’arte, questa tipologia di leader rischia, quindi, di cadere nella ragnatela del micromanagement.

Come migliorare?

Riconoscendo apertamente la difficoltà di delega e sforzandosi di superare il limite: secondo Raymond questa categoria di manager può proporsi come modello per il team, a cui però dovrà lasciare più autonomia e trasferire fiducia.

Un esempio pratico di applicazione? Allontanarsi per lunghi periodi di tempo dall’ufficio, lasciando che la squadra si autogestisca e metta in campo le risorse per risolvere le difficoltà.

Facendovi da parte, sarete sorpresi di scoprire le capacità nascoste e la forza del vostro team.

  1. L’entusiasta

Visionario, sperimentatore, audace: il leader entusiasta è creativo e coraggioso.

Il punto di forza? Sicuramente il carattere inspiring e coinvolgente: questo leader sa essere un grande trascinatore.

Attenzione, però, a non mettere in difficoltà il team: questa categoria di leader non sempre è consapevole di quali conseguenze possa avere uno spunto lanciato in riunione.

Dopo aver sganciato uno stimolo per un nuovo progetto, il team può ritrovarsi sobbarcato di lavoro per dare forma alle idee del leader. Il tutto senza che il manager sia minimamente consapevole della fatica dietro ai suoi entusiasmi e che, magari, improvvisamente, si disinnamori dell’idea iniziale per lanciarne sul tavolo un’altra.

Come migliorare?

Lavorando sulla disciplina e sul rigore, per contenere l’entropia, e maturare, diventando ordinati e responsabili del lavoro altrui.

  1. L’amicone

Tutti amano il leader empatico: il manager che coltiva le relazioni all’interno del team e che lavora per migliorare il clima in ufficio è un vero generatore di buonumore.

Ma che succede quando il vento gira?

Di fronte alle difficoltà, i leader amiconi faticano a trasformarsi in manager oggettivi e non amano trasferire al team le brutte notizie. Impedendo, così, alla squadra di essere aggiornati sui reali problemi in corso e di provare a reagire.

Un atteggiamento molto pericoloso che può esporre il team al rischio di annegare senza la possibilità di nuotare fino a riva e salvarsi.

Alcuni consigli per limitare i danni?

Lavorare sulla comunicazione, privilegiando la trasparenza in ogni circostanza, ed assumersi pubblicamente le responsabilità degli insuccessi: se il team non è al corrente delle situazioni esterne, siete i primi colpevoli dei loro passi falsi.

In tutti i casi, per lavorare sulle proprie debolezze, è fondamentale riconoscerle anche di fronte al team, senza temere di perdere in autorità e statura.

Mostrate lucidità e autocritica: del resto, il miraggio del leader perfetto non è altro che un’illusione.

 

(3) commenti

  1. Il leader “entusiasta” è di solito anche quello del tutto incapace di realizzare le proprie brillanti idee anche solo in parte, e probabilmente non si è preso il disturbo di consultare un adulto responsabile prima di fare affermazioni azzardate in qualche “importante ritiro strategico” presso l’agriturismo di turno.

    Inutile poi cogitare sui Musk e i Branson quando i “leader” che ci si sciroppa quotidianamente sono di tutt’altra pasta.

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  2. Ottimo articolo che non racconta la realtà italiana che sottostà a dinamiche completamente diverse sia nel settore pubblico sia in quello privato. Concordo quindi con Giacomo e aggiungo che auspico di veder pubblicate in tal senso riflessioni ad hoc.

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