Fallimento: una parola temutissima dai nostri leader. Macchiarsi di un insuccesso è, per molti manager, un disonore indelebile, pericoloso per una carriera brillante.
Niente di più sbagliato, secondo Andrew Hill, management editor di FT: in un articolo pubblicato sul Financial Times il giornalista evidenzia come il fallimento sia, in realtà, una grande fonte di apprendimento ed uno stimolo alla crescita.
Fallire, sbagliare e perdere spingono ogni leader a fermarsi a ragionare: cosa non ha funzionato nella mia strategia? Cosa potevo fare meglio? Come posso evolvermi ed imparare da questa esperienza?
Analizzare smisuratamente un insuccesso, tuttavia, non sempre è la scelta giusta.
Così come sarebbe meglio evitare di nasconderlo, da un lato, o di enfatizzarlo, dall’altro.
L’atteggiamento più costruttivo? Quello di accantonare la cultura del vincente a tutti i costi e di accettare un fallimento, vivendolo come un normale passaggio nella vita di un leader.
Secondo una ricerca condotta dalla società ghSmart su un ampio campione di manager, infatti, quasi tutti i candidati aspiranti CEO “vantano” un episodio di insuccesso nel corso della propria carriera, spaziando a più livelli di gravità: dai semplici progetti naufragati, alla perdita del posto di lavoro fino al rischio di serio danneggiamento della Company d’appartenenza.
Nonostante un CV all’apparenza compromesso da episodi poco brillanti, l’80% dei candidati ad una poltrona da CEO si è potuto accomodare, ottenendo il posto.
Insomma, fallire fa bene, fa riflettere ed invita a perfezionarsi. Senza trascurare che, solo chi ha fallito almeno una volta, può considerarsi un vero innovatore.
“My thinking is that – if you want to be successful, learn from the other peoples’ mistakes, don’t learn from success stories. The book I want to write is “Alibaba: 1,001 Mistakes“. Jack Ma
Fallimento e innovazione: il riflesso della stessa figura
Innovazione e fallimento sono due elementi che camminano appaiati, come l’uomo e la sua ombra.
Investire in un progetto sperimentale, infatti, è il primo passo verso un’innovazione di successo. Allo stesso tempo, puntare tutto su un’idea – anche se potenziale – non significa avere la certezza del trionfo: quando si osa, il fallimento è un’opzione concreta.
Proprio il timore di fallire e di portare per sempre la medaglia dell’insuccesso può inibire un manager a prediligere lo status quo ed a sentirsi protetto e sicuro all’interno della propria comfort zone.
Un blocco che può seriamente contrastare lo sviluppo di carriera: l’attitudine audace e propensa al rischio è una skill sempre richiesta ad un vero leader.
Se avete una grande idea, sviluppatela senza paura. Per vincere, l’importante è fallire.
Ho fallito: come mi devo comportare?
Un progetto andato male, un cliente perso, una risorsa poco brillante assunta all’interno del team: quando si occupa una posizione di controllo, ogni scelta sbagliata ricade sulle vostre spalle.
Se avete fallito non fossilizzatevi troppo sull’episodio, ma limitatevi ad ammettere l’errore e ad analizzarne le cause, per creare una base di consapevolezza utile per ripartire con un bagaglio ancora più strutturato.
E ricordate che siete in ottima compagnia: anche le migliori Company hanno un fallimento nel taschino.
Ne trovate una raccolta esauriente al “Museum of Failure” : un’area creata dallo psicologo Samuel West per diffondere la cultura dell’insuccesso ed educare i partecipanti a considerare il fallimento come parte integrante del processo di innovazione.
“Success consists of going from failure to failure without loss of enthusiasm.” Winston Churchill
mimmo apicella
è proprio così e condivido tutto, infatti grazie a tanti insuccessi ho costruito il meglio di me ed è grazie ai fallimenti che sono la persona di cui oggi vado orgoglioso di essere!
Moreno Minuzzo
Non solo a livello professionale ma anche personale gli insuccessi sono temutissimi. Abbiamo paura della riprovazione della società, permeata dalla cultura del successo , subito e ad ogni costo.