Gli uomini sono disposti a tutto pur di superare le colleghe donne: lo dice uno studio IZA

2186. Questo è l’anno in cui, secondo il World Economic Forum, le donne sul lavoro saranno trattate allo stesso modo degli uomini. Almeno da un punto di vista economico.

Un traguardo che oggi sembra ancora un miraggio e che agli occhi di molti appare come l’ennesima promessa espressa dal mondo del lavoro verso il valore della diversity.

Ma perché la nostra società ha bisogno di ben 169 lunghi anni per riconoscere uguaglianza e pari valore alle lavoratrici femminili rispetto ai colleghi maschili?

Per quanto le aziende più smart cerchino di pareggiare i conti, e utilizzare un metro di valutazione equo tra uomini e donne, queste ultime vivono la carriera come un campo minato. Tra stipendi più bassipercorsi di crescita lentissimi e momenti di distacco – come durante la maternità – una donna sul mondo del lavoro non ha vita facile.

Il motivo?

Ce n’è decisamente più di uno.

Alcuni sono da attribuire ad un comportamento miope delle imprese, altri sono relativi ad attitudini poco virtuose delle lavoratrici.

Le imprese, ad esempio, difficilmente assegnano ruoli di prestigio alle donne. E quando capita, come minimo la notizia viene trattata come una breaking news su qualche testata di business. (Capite l’evento eccezionale!?).
Le donne, dal canto loro, sono poco selettive e più disposte a lavorare anche in settori meno ricchi, accettando lavori non ottimamente pagati, nella speranza di fare carriera o migliorare, passo dopo passo, la situazione.

Ma non basta: il gap di genere sul posto di lavoro risiede anche nel comportamento di uomini e donne in situazioni di autentica competizione. Un recente e interessante studio condotto da Alison Booth e Fiji Yamamura per IZA – Institute of Labor Economics, infatti, ha approfondito il loro comportamento alle prese con una gara sportiva, analizzando l’atteggiamento agonistico e l’attitudine al rischio di entrambi.

L’osservazione è stata condotta sullo speedboating, uno sport molto popolare in Giappone, da sempre aperto sia a donne che a uomini. Osservando oltre 15 mila atlete donne ed oltre 125 mila atleti uomini competere in batterie miste, è stato evidente come il mix di genere sullo stesso campo di gara sfavorisca le donne. Gli uomini, infatti, gareggiando contro atlete donne hanno fatto registrare performance decisamente migliori di quelle ottenute in gara con atleti dello stesso sesso. Alla base di questi risultati, i maschi hanno messo in campo un atteggiamento molto aggressivo e competitivo, a tratti borderline con la squalifica. Tutto pur di battere le atlete donne.
Al contrario, le donne hanno registrato tempi migliori nelle gare contro altre atlete dello stesso sesso, mentre al cospetto di avversari maschi, quindi durante gare miste, hanno ceduto il passo.

Secondo gli esperti che hanno analizzato i test, i risultati agonistici, specchio del comportamento maschile e femminile in ambito business, sono influenzati da diverse leve.

La prima? Gli uomini, specialmente quando competono con le donne, strutturano il proprio comportamento in modo molto strategico e acuto, preparando il terreno per l’azione. Durante la messa a punto della strategia, osservano l’avversario e ne studiano l’atteggiamento e i punti di forza e debolezza. E una volta sul campo – ed ecco la seconda importante evidenza – competono con aggressivitàgrande propensione al rischio.

Insomma: specialmente in settori imprenditoriali e ad alta connotazione maschile, gli uomini che si vedono affiancare da colleghe donne mostrano verso di loro un comportamento più aggressivo e combattivo del solito. Le donne, allo stesso tempo, sono bloccate dall’idea di partire svantaggiate, ma avrebbero ampi margini di miglioramento, dimostrati nel confronto tra femmine.

Vi riconoscete in queste dinamiche?

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