Ci sono quelli con la porta sempre chiusa. Ci sono quelli che “il week-end non esiste”. Ci sono quelli che durante le riunioni non si staccano dal loro smartphone. Ci sono quelli che in periodi intensi, prendono ferie. Ci sono quelli che più che manager sembrano dittatori del nuovo millennio.
Insomma: chi di noi non ha mai avuto a che fare con manager – perché definirli leader sarebbe scorretto – che intossicano l’ambiente di lavoro con le loro abitudini sbagliate?
La leadership non è una posizione data. Essere un vero leader significa, al contrario, conquistarsi il rispetto e la riconoscenza dei membri del proprio staff e diventare per loro un vero punto di riferimento.
Ci siamo spesso concentrati su quello che un leader deve fare per diventare tale.
Oggi, invece, parleremo di quello che deve assolutamente evitare per rischiare di diventare la barzelletta del team o, peggio, di seminare negatività e malumore.
Pronti per scoprire i 10 errori più comuni da non fare, per non scivolare nello stereotipo del boss antipatico e scostante?
Sarà un’avventura lunga, che ci coinvolgerà per due appuntamenti, quindi: stay tuned!
1. Permissivi e tappabuchi
Chi l’ha detto che il leader dei sogni è quello che non si lamenta mai? Così come un genitore che dice sempre di sì non aiuta i suoi figli a crescere, allo stesso modo un leader che non è in grado di dire ai suoi dipendenti quello che ha funzionato meno nel loro comportamento e che corre ai ripari occupandosi di risolvere in autonomia i problemi, non facilita di certo la comprensione dell’errore. Che fare? La parola d’ordine è comunicare: fissate momenti ricorrenti di confronto interno durante i quali fare la lista dei punti di forza e di quelli di debolezza dell’intero team, approfondendo anche le singole aree di miglioramento. Dopo, ricordatevi di verificare se i buoni propositi sono stati messi in pratica e se il team si sta impegnando per colmare i gap.
2. Conflitti? Fatti vostri!
Soprattutto nei periodi di stress, è facile che un team venga preso dall’ansia e arrivi ai ferri corti. Ci sono manager che di fronte a queste situazioni predicano la filosofia del “do it yourself”: insomma, in parole semplici, lasciano che le questioni si risolvano tra i diretti interessanti, rimanendone fuori. Il ruolo del leader in questi casi, invece, è quello di sedare i conflitti sin dalle prime avvisaglie per evitare che si inaspriscano e che minino la produttività e la solidità di un team.
3. No second chances
Ci sono leader, poi, che non ammettono errori. Mai. Secondo questi manager anche una risorsa che si è sempre dimostrata valida, al primo scivolone rischia di spazzare via, con un colpo di spugna, tutto il valore che ha dimostrato negli anni. Niente di più sbagliato. Terrorizzare i dipendenti, imponendo loro di non sbagliare mai, è lo strumento migliore per non farli osare e per non incentivarli a prendere iniziative o assumersi rischi. Sbagliare è umano: aiutate la risorsa in difficoltà a comprendere l’errore e a risolverlo, dandogli gli strumenti per crescere.
4. Faccio io!
Il tuttologo è forse la figura di manager più odiata dai membri di un team. Quello che “cosa me ne faccio di una risorsa a cui spiegare cosa deve fare, se faccio prima a risolvere la questione da solo?”. L’incapacità di delegare può avere diverse fonti: la prima, più frequente, è quella di sentirsi più abile degli altri nello svolgere i task; la seconda, altrettanto diffusa, è quella legata al timore di affidare ad altri l’occasione per emergere e perdere la poltrona. Un vero leader, al contrario, conosce l’importanza di delegare e lo fa serenamente. In questo modo, non solo può dedicarsi a svolgere compiti più rilevanti e adatti al suo ruolo, ma può trasmettere al suo staff fiducia e stimolare in loro il senso di coinvolgimento e responsabilità.
5. L’ansia della delega
Vi siete convinti a non fare sempre tutto da soli, ed avete assegnato un compito ad un membro del team. Ma l’ansia vi pervade e non potete fare a meno di monitorare, minuto dopo minuto, ogni singolo passo compiuto dalla risorsa che sta lavorando. Questo comportamento è definito in gergo “micro-managing” e non solo è time consuming e controproducente per il risultato finale, ma è pericoloso perché crea fastidio e malumore nelle persone che lavorano per voi. Il consiglio? Rilassatevi ed imponetevi una visione dall’alto, più strategica, fissando momenti intermedi di confronto, ma lasciando autonomia e spazio all’intraprendenza individuale.
Ma i consigli non finiscono qui: appuntamento alla prossima puntata per scoprire gli altri 5 errori da non fare per essere un ottimo leader!
Nazario florio
….eppure, mediamente, il contesto resta quello del Micro managing
Carlo D.
Tutti i contenuti sono decisamente interessanti e piuttosto mirati.
Occorrerebbe divulgare a tutto il Team in modo da coinvolgere ogni singola figura a diventare parte di esso in quanto i punti salienti sono importanti al fine di raggiungere il Target prefissato .
Cercare di collaborare umilmente e costantemente risulterebbe sotto certi aspetti dignitoso e da seri professionisti.
C’è stato qualcuno che qualche anno addietro asseriva una frase :
I consigli della vecchiaia, illuminano senza riscaldare
e con modesto parere, io la penso così