Capacità di leadership e gli strumenti necessari per gestire le organizzazioni moderne
Alcune qualità fondamentali per una forte leadership, sono rimaste invariate nel tempo.
Per esempio il carisma, l’abilità a motivare le persone, una vision che guardi al futuro, e una grande capacità di sintesi e di mediazione. Negli ultimi anni, però, i cambiamenti strutturali nel business environment, hanno fatto sì che si aggiungessero alcune skills fondamentali quali l’attitudine a lavorare in un ambiente multietnico e multiculturale, la capacità di sfruttare la tecnologia e di interagire a distanza, una grande velocità di adattamento, cioè la disponibilità a cambiare i business models e a non restare schiavi dei così detti mental models che ci portano a estrapolare il passato anziché progettare il futuro.
Franco Quillico, Managing Partner in Andromeda Consulting , è lo #spiritoleader che ci guiderà, in questo nuovo appuntamento, alla scoperta delle ultime evoluzioni del concetto di leadership. Come sta cambiando? Quali caratteristiche diventeranno fondamentali per guidare efficacemente le moderne organizzazioni e aziende?
Quillico è da anni punto di riferimento dello strateging consulting nazionale e internazionale, è stato advisor per numerosi settori produttivi nei principali mercati mondiali, ed è docente del MIP – Business School del Politecnico di Milano. Chi meglio di lui per raccontare le caratteristiche della “vecchia” e della “nuova” leadership, in scenari di mercato sempre più rapidi, mutevoli e complessi?
Già, perché senza la capacità di analizzare ciò che accade, e soprattutto immaginare ciò che sta per accadere, nessuna azienda può ritenersi al sicuro, neppure tra le grosse multinazionali mondiali.
Se può apparire un’affermazione ridondante, l’esperienza di Kodak e Blockbuster potrebbe indurre a cambiare idea.
Quando Kodak era sinonimo di fotografia
Per chi è nato entro la metà degli anni ’90, il brand Kodak è sinonimo del concetto stesso di fotografia. Leader assoluta assieme alla Fuji nel settore, ha basato per decenni la propria fortuna sulle macchine fotografiche compatte a rullino. Eppure, se oggi intervistassimo 100 persone per strada chiedendo loro qual è la miglior marca di fotocamere digitali, in quanti risponderebbero Kodak?
Probabilmente poche. Ciò che forse quelle persone non sanno è che Kodak è stata una tra le prime aziende, se non la prima, ad avere tra le mani il prototipo di una fotocamera digitale funzionante e commercializzabile. Addirittura nel 1975, 40 anni fa. Come è possibile che nel 2012 la stessa azienda sia stata costretta a dichiarare bancarotta?
Semplice: quel prototipo non è mai stato considerato come un potenziale business futuro. Incapace di capire dove il mercato sarebbe andato negli anni a venire, i dirigenti dell’azienda statunitense l’hanno trascurato, continuando a focalizzarsi sull’obsoleta (ma più remunerativa nel breve periodo) tecnologia a rullino, perdendo tempo, quote di mercato e infine supremazia a favore dei vari Nikon, Canon, Samsung. Fino a scivolare malinconicamente verso il declino.
Blockbuster e Netflix, se Golia sottovaluta Davide
La miopia è deleteria, ma l’arroganza è perfino più dannosa. Blockbuster ha dominato a lungo il segmento del videonoleggio, monopolizzando il mercato a scapito delle piccole realtà indipendenti e imponendo, tra le altre cose, le proprie restrittive penali per il ritardo nella restituzione.
Un ragazzo di nome Reed Hastings, costretto a pagare la bellezza di 40 dollari per aver restituito un DVD in ritardo, decise qualche anno fa di far loro concorrenza creando Netflix, un’azienda specializzata nel noleggio di film e videogames. Stavolta senza limiti temporali, e per giunta direttamente a domicilio.
Nel 2000 a Blockbuster venne offerta l’opportunità di assorbire Netflix per una cifra tutto sommato modesta, 50 milioni di dollari. L’azienda, però, pensò bene di declinare a favore di un accordo per la stessa tipologia di servizio con una controllata Enron (sì, quella Enron).
Intanto Netflix continuava a crescere ed innovarsi, aggiungendo al servizio DVD per corrispondenza quello di video streaming on demand. Blockbuster, all’altra sponda del fiume, arrancava sempre 2 passi indietro, arroccata nel suo modello di business basato su punti vendita fisici e incapace di adeguarsi ai tempi che cambiavano.
Emblematiche a tal riguardo le dichiarazioni di alcuni CEO dell’epoca: “Non riesco a capire cosa attragga le persone verso Netflix, non fanno proprio nulla che già non facciamo noi” o “Siamo strategicamente posizionati meglio di chiunque altro. Neppure nei miei sogni più audaci avrei sperato in qualcosa di simile”.
I sogni si sono trasformati in incubo. Nel 2010 Blockbuster dichiara bancarotta, con un valore di appena 24 milioni di dollari. Metà di quanto avrebbe potuto pagare Netflix 10 anni prima. Che ora, per inciso, vale più di 3 miliardi.
Cos’è mancato? I business models che diventano mental models
I casi Kodak e Blockbuster rappresentano ottimamente quelli che il professor Quillico definisce mental models, processi cognitivi che spingono a leggere il domani con le stesse lenti usate nel passato. Incorrendo, spesso, in clamorose sviste.
In un recente articolo, Ivey Business Journal analizza più in dettaglio l’evoluzione delle caratteristiche per un leader negli ultimi anni, constatando quanto sempre meno si basino su una rigida gerarchia, e sempre più si appoggino sull’influenza, l’esempio, l’empatia.
Un buon leader, prosegue l’IBJ, nel 2014 sa decidere rapidamente, a fronte di altrettanto rapidi cambiamenti della società e del mercato. Sa osservare il complesso, senza focalizzarsi su singoli aspetti del business. Per fare questo, d’altro canto, deve allenare il suo occhio a osservare ed estrarre dati utili a prendere una decisione univoca. Anche quando questa rimetterà in gioco le certezze fino ad allora acquisite dalla sua organizzazione.
Sintetizzando con l’affermazione di un esperto del calibro di John Koetter: se il management è far fronte alla complessità, la leadership è far fronte al cambiamento.
Nell’innovare il proprio business. Nel raccogliere le nuove sfide con nuovi mezzi verso nuovi traguardi. Nell’essere uno #spiritoleader.