#14 Federico Frattini, MIP

Lavorare meglio ed essere più produttivi, trascorrendo meno tempo in ufficio. Pensate sia un ossimoro? Ricredetevi.

Si tratta dello smart working, il “lavoro intelligente” che, applicato da tutte le aziende e amministrazioni pubbliche, consentirebbe di risparmiare svariati miliardi, un bel po’ di anidride carbonica e ottenere in cambio un notevole incremento della produttività.

A introdurci nel mondo del lavoro “sempre, ovunque” è lo #spiritoleader di questa settimana, Federico Frattini, direttore del Master Executive Flex EMBA di MIP, la business school del politecnico di Milano.

Notizia di qualche giorno fa: il colosso delle telecomunicazioni Vodafone ha annunciato il lancio dell’iniziativa smart working per oltre 3000 dipendenti, la più grossa finora nel nostro paese, con la possibilità di lavorare da remoto per 2 giorni al mese. Un’esperienza già sperimentata da altre importanti aziende come Nokia.

In quest’approfondimento cercheremo di capire meglio di cosa si tratta, quali sono i vantaggi e le possibili applicazioni, a che punto siamo in Italia e qual è il legame tra smart working e “smart learning”.

In che cosa consiste esattamente lo smart working?

Per usare le parole di Federico Frattini, si tratta di:

…sfruttare le potenzialità delle tecnologie digitali per lavorare in mobilità, tenere rapporti con i propri business partner in giro per il mondo, lavorare con i propri collaboratori e coltivare il proprio network di relazioni interpersonali ovunque ci si trovi.

Attraverso le più moderne tecnologie digitali, l’ufficio si sposta con il lavoratore consentendogli una maggiore flessibilità negli orari, e più autonomia nella gestione dei propri task. Tutto ciò senza doversi necessariamente recare in ufficio ogni giorno, il che comporta a sua volta risparmi di tempo e di risorse economiche.

Il focus passa così dalle ore lavorate ai risultati raggiunti. A tutto vantaggio delle aziende, che vedono incrementi medi della produttività, e dei lavoratori, che si sentono responsabilizzati e valorizzati.

Smart working può significare vantaggi per tutti, anche l’ambiente

Per avere un’idea più dettagliata dei vantaggi relativi al lavoro smart, può essere utile dare un’occhiata al white paper “Smart working e sistemi
 di talent management: quali opportunità per la direzione HR?”, redatto dall’Osservatorio HR Innovation Practice del MIP, Business School del Politecnico di Milano.
2 soli giorni settimanali di smart working (mediamente il 40% del monte ore) possono significare per il lavoratore:

  • 176 ore risparmiate in spostamenti da e verso l’ufficio
  • un conseguente risparmio economico di 1200 euro annue, quasi un’ulteriore mensilità
  • un incremento, medio della soddisfazione e della motivazione, derivante dalla maggiore responsabilizzazione

Non è però solo il lavoratore a ottenere benefici. Per l’azienda smart working significa:

  • Aumento della produttività dei lavoratori del 20%
  • Riduzione dei costi di gestione dello spazio fisico del 20 – 30%
  • Riduzione del tasso di assenteismo del 50 – 70%

Il risultato è un risparmio economico complessivo di 37 (trentasette) miliardi di euro di spese improduttive, tra aumenti di produttività e risparmi.

Senza contare i benefici per l’ambiente, in termini ad esempio di riduzione delle emissioni di CO2 delle automobili che ogni giorno fanno la spola per le strade delle nostre città.

Lo smart working fa bene davvero a tutti!

Perché allora in Italia non si adotta ancora?

Come in molti altri campi, l’Italia è ancora (e purtroppo) molto indietro rispetto agli altri paesi europei, scandinavi in particolare, nella diffusione del telelavoro e delle altre forme di lavoro flessibili.

Soltanto di recente è stato raggiunto il traguardo simbolico del 25% di homeworkers occasionali.

Il dibattito si è però fortunatamente riacceso attorno alla proposta di legge presentata lo scorso 29 gennaio dalla deputata Alessia Mosca (PD, oggi europarlamentare), Barbara Saltamartini (Ncd), e Irene Tinagli (Sc), a seguito di un lungo dibattito condotto a cavallo tra focus group di esperti, lavoratori già coinvolti e anche condotti online.

In un’intervista per L’Inkiesta, Mosca aveva ribadito l’importanza della diffusione del lavoro agile, in particolare per le lavoratrici. Non è raro, infatti, che queste abbiano difficoltà a coniugare la dimensione lavorativa con quella professionale, pur fornendo ottimi risultati in termini di performances (e di questo avevamo già parlato con Manuela Olivo).

Lo smart working non deve però essere visto come una misura a esclusivo appannaggio della forza lavoro femminile. Di una maggiore flessibilità nell’orario di lavoro potrebbe avvantaggiarsi circa il 40% della forza lavoro complessiva – inclusa una consistente percentuale di uomini.

La tecnologia che unisce i lavoratori dei 5 continenti

Lo smart working può essere una scelta, ma anche una necessità. Riprendiamo per un istante l’intervento di Filippo Passerini, CIO di Procter&Gamble.

Per una realtà strutturata come quella di una multinazionale, lavorare a distanza si trasforma in un’esigenza imprescindibile per superare le barriere geografiche e di fuso orario, consentendo una comunicazione fluida intra e interaziendale.

Si va insomma dai meeting face to face alle chat, alle video conference e ai documenti condivisi.

Smart working e smart learning

Il mondo del lavoro ha aperto la strada a quello dell’istruzione, portando all’applicazione di quelle stesse tecnologie per la collaborazione a distanza sia nelle università che nelle business school.

Ne è esempio il master executive Flex EMBA di MIP, che consente una frequenza a distanza per l’80% del monte ore complessivo attraverso un’innovativa piattaforma sviluppata in collaborazione con Microsoft.

Lo studio in questo modo diventa flessibile, adattandosi alle esigenze temporali e alle agende di chi frequenta il corso, ma ottenendo comunque la stessa formazione e lo stesso titolo di studio.

Qual è la vostra opinione sullo smart working? Ritenete sia in grado di migliorare la produttività delle aziende e dei suoi dipendenti?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *