Dopo aver visto i nostri studenti in aula, presi da business case e lezioni, fa un certo effetto ritrovare uno di loro in televisione. Eppure ecco Giuseppe Autorino, Alumnus dell’Executive MBA, che festeggia sul piccolo schermo la vittoria della puntata napoletana di “4 Hotel”.
Giuseppe non è un nome nuovo sulle pagine di #Spiritoleader. I lettori più attenti, infatti, si ricorderanno di lui per Artrooms, l’e-commerce di opere d’arte nato proprio sui banchi del MIP.
Ma dal commercio d’arte alla gestione di un hotel, il passo non è così breve…o forse no?
Curiosi di sapere di più su questo “cambio di poltrona”, lo abbiamo contattato per un’intervista.
Sono già passati 5 anni da quando hai concluso l’EMBA. Cosa è successo da allora?
Dall’ultima volta che ne abbiamo parlato, Artrooms ha avuto molte evoluzioni. Dopotutto, per le startup è normale avere momenti di alti e bassi. Ora, dopo una fase di stand by, presenteremo un nuovo modello di business, più legato agli eventi nel mondo dell’arte che all’e-commerce. In Italia, infatti, la commercializzazione di opere d’arte online fa ancora fatica a prendere piede.
Sono stati proprio l’esperienza sul campo a insegnarmi tanto come imprenditore. Anche dopo considerevoli sforzi di progettazione e di analisi, è la prova del mercato a fare la differenza. Attraverso un approccio Lean, soprattutto quando ci sono pochi fondi a disposizione, capisci qual è la strada giusta da seguire. Una strada che, comunque, è difficile: serve tenacia, per affrontare le sconfitte e continuare a scorgere le opportunità.
C’è un legame tra l’esperienza di Artrooms e il tuo albergo?
Ovviamente ho cercato di mettere a frutto questa esperienza nel mondo dell’arte anche in altri ambiti, specialmente nell’hotel. I due progetti si sono quasi accavallati.
Infatti, i prodotti – accomunati dal carattere innovativo dell’offerta – sono più simili di quanto non si pensi.
Quando ho preso le redini del piccolo albergo di famiglia, volevo creare qualcosa di nuovo, con un valore particolare. Ho deciso di concentrarmi su un pubblico di lusso e di creare un “boutique” hotel, un concetto nuovissimo in città. Non è stata una sfida da poco, soprattutto perché Napoli non è Venezia o Milano, ma piuttosto una meta di passaggio per chi desidera vedere le bellezze dei dintorni.
Inoltre, spesso le strutture piccole vengono associate al concetto di Bed & Breakfast, una categoria dalla quale mi sono voluto discostare.
Per differenziarmi ho deciso di conquistare i miei clienti con dei servizi innovativi, come per esempio poter offrire ai propri ospiti la possibilità di ammirare delle opere d’arte sempre diverse. Tra l’altro, ci concentriamo anche sul mondo della sartoria e del vino.
In fondo, anche se la struttura è piccola, offrire dei servizi da grande albergo non è poi così complicato. L’importante è saper creare partnership e relazioni, dare al via a logiche di scambio. Si tratta di una logica di condivisione dei costi, che altrimenti potrebbero far soffrire un piccolo hotel.
Hai toccato un punto interessante: il network. Per chi ha frequentato un MBA spesso è proprio questo uno dei punti di forza dell’esperienza. È così anche per te?
Anche dopo anni ho mantenuto intatti i rapporti che ho creato durante l’EMBA. Devo ammetterlo, quello che mi attira di più sono gli eventi calcistici organizzati dagli Alumni ma queste occasioni sono ottime anche per rafforzare il network. E poi in questi casi colgo al volo l’opportunità di passare a salutare quei professori che hanno avuto per me un ruolo importante.
Infine, dato che continuo a svolgere attività di consulenza strategica per un organismo di ricerca nazionale nel settore delle pelli, è importante mantenere un forte legame con l’ecosistema del Politecnico, per me resta un punto di riferimento.
Consulente, startupper e gestore d’hotel: come fai a conciliare tutto?
Grazie a una capacità che abbiamo imparato a sviluppare anche durante il master: delegare. Ammetto che non è facile, ma a me piace intervenire solo quando necessario. In questi casi, cerco di far capire al mio staff dove hanno sbagliato, vedo il rimprovero come una piccola lezione su come non ripetere l’errore.
Ho cercato di trasmettere allo staff l’importanza del loro ruolo, di renderli partecipi del progetto, e ora li vedo felici.
Insieme all’importanza di delegare, ci sono altri consigli che daresti ai futuri imprenditori?
Di non smettere mai di migliorarsi. È uno degli insegnamenti che ho portato a casa dalla partecipazione a “4 hotel”. Quando mi è stato fatto notare un errore, ho colto subito l’occasione per trovare la soluzione adatta, quindi sapere ascoltare e mettersi in discussione, soprattutto essere curiosi di quello che ti circonda.
Un altro spunto che voglio dare è di concentrarsi sul filone del turismo, del food & wine e della cultura. È un asset competitivo da non sottovalutare: abbiamo un patrimonio inestimabile e dovremmo sfruttarlo.
Spero che presto diventi un settore dominante.