Ora occorre anzitutto sgomberare il campo da analisi tanto presuntuose quanto ignoranti, dagli sfascismi al prosecco e dalle sparate di bassa cucina. Ora più che mai occorre pensare.
I fatti ora, alle 17:00 di domenica 28 giugno
- Il consiglio direttivo della banca centrale europea (niente più maiuscole da me) ha da poco annunciato che manterrà il tetto al livello di liquidità (Emergency Liquidity Assistance) che fornirà alle banche greche da domani, lunedì 29, allo stesso livello deciso venerdì 26 giugno, precisando che si tiene pronto a rivedere la decisione (non dice in che direzione). Stiamo parlando di € 85-90 mld, che sembra molto ma in realtà è quanto basta appena a far galleggiare il sistema bancario greco. Ma il punto importante è un altro: siamo entrati nella fase delle decisioni riviste giorno per giorno;
- Il programma di aggiustamento economico e finanziario concordato tra la troika (Paul Krugman ci ha ricordato con un bel blog di sabato 27 che sarà bene chiamare il sodalizio UE, BCE ed FMI con il suo vero nome, cfr. “Europe’s Moment of Truth” nyti.ms/1ebhgxl) scade il 30 giugno. La bce ha un problema serio: tagliare la liquidità alla Grecia nei giorni immediatamente precedenti il referendum, annunciato per domenica 5 luglio? Una responsabilità immane, non lo farà. E dopo? Non lo farà fino al 22 luglio, giorno in cui nominalmente il governo greco dovrebbe saldare dei debiti con la bce stessa…. Cosa stiamo dicendo? Che non si possono fare previsioni, che si naviga a vista, che tutto è possibile, che non è più il tempo delle domande del tipo “cosa succede se la Grecia esce dall’euro”: il quesito è cosa succederà domani mattina;
- Tesi questa, confermata dalla reazione della troika all’annuncio di Tsipras che avrebbe chiesto al Parlamento greco di autorizzare un referendum popolare sui termini dell’accordo voluti dalla troika: hanno ritirato la proposta!! Con ciò cercando di imbarazzare il governo greco il quale, a detta della signora Lagarde, non avrebbe più materia su cui chiedere al suo popolo di votare, visto che lei ha ritirato la proposta: avvocato furbo, la Lagarde (crede lei);
- Questa situazione, questo navigare a vista, questo rivedere le decisioni giorno per giorno, sono la misura di un fatto ormai indiscutibile: la troika non ha formulato alcun ‘piano B’, non ha preparato interventi strutturali a difesa della stabilità dell’euro, dell’Unione Europea, dell’economia mondiale. Incompetenza o volontà politica? Più volgarmente: ci sono o ci fanno?
Per chiudere, una nota che aiuti a tener viva la memoria. Nel novembre 2011, esasperato dall’atteggiamento ricattatorio della troika, il primo ministro greco Papandreu ‘minacciò’ un referendum: apriti cielo! (Non sto dicendo che il governo Tsipras abbia fatto bene a chiedere un referendum, non intendo esprimermi su questo che è un problema esclusivamente per il popolo greco).
Ci fu persino un importante quotidiano (non italiano) che parlò di ‘pruriti democratici’ di Papandreu il quale, sottoposto a pressioni che possiamo immaginare forti assai, ritirò la proposta. E poi: qualcuno ricorda ancora un paese chiamato Islanda (che non era e non è membro dell’UE né dell’UEM, ma questo poco importa. Cito l’Islanda perché la signora Lagarde si è lamentata per l’assenza di adulti nel gruppo di negoziazione greco: chissà gli islandesi?).
È dunque passato il tempo di coloro che, talvolta in buona fede e molto spesso no, sanno che cosa si debba fare in una situazione complessa quanto mai come quella del salvataggio dell’Europa che, con enormi sacrifici, la Grecia sta cercando di portare in porto (si, ha letto bene, la Grecia sta cercando da anni di salvare l’Europa: lo sostenevo già in un articolo del 21 febbraio 2012 pubblicato su Scenarieconomici).