È al comando del team, giudica il nostro operato, decide il carico di lavoro: com’è possibile andare d’accordo con chi ci comanda?
A pensarci, avere un buon rapporto con il capo non è di certo un’impresa semplice.
Al di là delle attitudini caratteriali, il suo ruolo dominante – ed il nostro sottomesso – lo mette già in cattiva luce.
Tuttavia, entrare in rotta di collisione con il boss ed instaurare con lui un legame scontroso può rappresentare un grande problema sul posto di lavoro.
Primo, perché il capo è colui che decide della nostra carriera: è lui che può avanzare la richiesta per una promozione, è lui che può parlare bene di noi allo steering committee, è lui che può decidere di lasciare a noi lo scettro da vice nei giorni in cui è assente.
Secondariamente, perché il boss ha un’enorme influenza sul livello di stress percepito in ufficio: il capo può rendere, con una sola espressione facciale, il luogo di lavoro emozionante, sereno, amichevole o al contrario terrificante.
Terzo, perché innegabilmente trascorriamo tutti più ore in ufficio che a casa: lavorare con il malumore, faticando per accontentare una persona indigesta, rende tutto più frustrante.
Insomma, che ci piaccia o meno, dobbiamo sforzarci di instaurare un buon rapporto con il boss.
E se la relazione è compromessa, il compito è quello di invertire la marcia e ricucire gli strappi.
Come?
Ce lo insegna Jean-François Manzoni, professore di management presso INSEAD: ecco i consigli del docente per instaurare una relazione produttiva con il capo.
Boss, abbiamo un problema!
Per risolvere una matassa, il primo passo è capire dove si è formato il nodo.
Se percepite una frizione tra voi e il capo, cercate di capire dove si nasconde la barriera.
Potrebbe trattarsi di una predisposizione attitudinale del boss, poco avvezzo ai sorrisi, o di un suo modo di vivere il ruolo da manager. Oppure il problema potreste essere voi: se notate che il capo vi riserva un trattamento scostante, mentre con gli altri è sempre affabile, chiedetevi se state lavorando in linea con le sue direttive, se avete trascurato qualche feedback importante che vi ha dato o se state performando male.
Non abbiate timore di guardarvi dentro con sincerità, senza però cadere nell’eccessiva paranoia: siate oggettivi nell’autovalutazione.
Mettetevi in gioco
Se la responsabilità della “rottura” è vostra, deve essere vostra anche la prima mossa per riparare.
Prendete coraggio e parlate con il boss, dichiarando apertamente il vostro errore, dimostrando di aver capito dove avete sbagliato e assicurando di voler recuperare.
Apritevi nel condividere le azioni che intendete mettere in pratica per rientrare in carreggiata e chiedete anche il suo aiuto nel consigliarvi la rotta migliore.
Nel farlo, tenete in considerazione l’obiettivo da raggiungere, chiarendo le aspettative del boss.
Definito il traguardo, rispettatelo anche se vi sembrerà irrazionale: le priorità per il boss – come aumentare il business su un cliente o pianificare la strategia del prossimo anno – possono essere diverse dalle vostre – come chiudere un progetto aperto o smaltire le 100 mail non lette in inbox – ma vanno comunque assecondate, perché riflettono il suo mondo e le pressioni a cui il leader è sottoposto.
Vedervi allineato ai suoi obiettivi, ben disposto e pronto a reagire farà emergere il vostro lato empatico e proattivo: è questo il primo passo per ritornare ad essere meritevoli della sua considerazione.
Sedimentate le basi, è tempo di iniziare a ricomporre un rapporto positivo con il boss.
Siete pronti a partire? Nella seconda parte di questo articolo vi guideremo in un percorso costruttivo per ritrovare empatia e stima reciproca.
Per ora non vi resta che attendere…ed esercitarvi sui primi consigli di Jean-François Manzoni: avete molto su cui riflettere!
Domenico
Si interessante, ma sei il collega è diventato vostro boss e non hai fiducia e stima in lui inutili sono i tentativi di avvicinamento ….. ci saranno sempre incomprensioni ….. come la vedo, un cambio di mansioni .