Il mistero è un ottimo ingrediente al cinema e in letteratura, ma certo non in campo lavorativo.
Nessuna azienda desidera dipendenti incapaci di fare squadra e chiusi, eppure la “gelosia” nei confronti delle conoscenze personali – forse alimentata dalla paura che qualcuno possa rubare le nostre idee oppure contestarle – è un’abitudine dura a morire.
Un grosso problema che contagia i contesti di lavoro: luoghi in cui è proprio la condivisione delle informazioni il fertilizzante delle idee, che consente loro di germogliare più rapidamente e con migliori risultati. E dove la conoscenza non dev’essere vista come un bene privato, ma piuttosto come un patrimonio da spartire con i colleghi e collaboratori.
Pena lo sfaldamento del team, la perdita di commitment e una scarsa produttività.
Non ci credete? Pensate allora alla sensazione di restare esclusi da una discussione di lavoro o al fastidio di non essere aggiornati a dovere su un progetto: è probabile che progressivamente perdiate fiducia in voi stessi o, peggio, interesse nelle iniziative della vostra azienda.
Si creeranno tensioni interpersonali, sarà più difficile collaborare efficientemente e si tenderà alla diffidenza nei confronti delle nuove idee. Ma soprattutto, si metterà il freno alla crescita professionale.
Vincere le cattive abitudini, però, è tutt’altro che impossibile, una volta compresi i vantaggi della condivisione delle informazioni e chiariti i suoi pilastri. Vediamoli uno a uno.
Buon senso, innanzitutto
Far circolare il sapere non significa gettarlo in pasto a chiunque, perché si può scegliere che cosa condividere e con chi a seconda delle necessità, del grado di fiducia che nutriamo verso le persone e degli obiettivi di un progetto. Come farlo? Oggi c’è l’imbarazzo della scelta tra software e piattaforme informatiche che permettono di collaborare a distanza, di comunicare e creare progetti condivisi fra specifici contatti.
Consapevolezza vuol dire motivazione
Coinvolgere i propri collaboratori significa creare awareness. Un professionista consapevole del proprio ruolo e di ciò che gli altri si aspettano da lui e sempre allineato sui pro e contro di un progetto, tenderà a raggiungere migliori risultati. Facendo felice sé stesso, i superiori ed i clienti.
Uscire dai vicoli ciechi
Perché restare bloccati quando la svolta è a portata di mano? Se un progetto incappa in un ostacolo, a volte la soluzione è più semplice del previsto: chiedere agli altri. Mettere più cervelli al lavoro su un medesimo task è un metodo efficace per trovare rapidamente risposte a domande che altrimenti resterebbero sospese, in attesa di un guizzo dell’owner.
Premere il tasto “refresh”
Condividere le informazioni all’interno del gruppo di lavoro aiuta il team a rimanere sempre aggiornato e performante. Non è con le “abbuffate” nozionistiche, infatti, che si può mantenere la mente aperta. Meglio puntare su formazione e condivisione continua del sapere, avvantaggiandosi delle diverse skills dei membri della squadra. Training e onboarding condividono una caratteristica: chi è più esperto può temporaneamente salire in cattedra o, ancor meglio, agire da mentore.
Non disperdere il patrimonio
Condividere il sapere permette ad un’impresa di passare, di risorsa in risorsa, il proprio asset più strategico: la conoscenza. Che si tratti di proprietà intellettuale, di contatti, best practice, esperienza o teoria, gli strumenti e i metodi del knowledge management aiutano a preservarne il valore nel tempo e a trasmetterlo alle nuove leve.
ambiente di lavoro in cui sapere e competenze circolano liberamente incoraggia la motivazione e lo spirito di gruppo, riduce i tempi dell’onboarding e della formazione, mantiene la mente sveglia e, soprattutto, mette il turbo ai progetti.
Antonio L.
È possibile dare una rilettura a quanto pubblicato? Tralasciando la presenza di troppi termini albionici, consiglio di dare una rilettura ai paragrafi “monchi”……
Dott. Lucio
Ottimo. Direi che ormai La Condivisione delle Informazioni è alla Base di Ogni Team di Successo. Purtroppo la Vecchia Logica Tuttora Molto Diffusa (basata spesso su Paura, Insicurezza e Mediocrità) che “L’Informazione è Potere” spesso Depotenzia Notevolmente Questo Approccio di Condivisione e Valorizzazione delle Informazioni (che poi è anche un Potente Modello Comportamentale).