Cosa distingue un semplice team da un team vincente e di successo?
La capacità di mettere le doti individuali a fattore comune, di trasformare i singoli componenti in un tutto, di remare tutti dalla stessa parte e di lavorare in maniera coesa, con totale fiducia l’uno verso l’altro.
Cosa può rovinare questo straordinario equilibrio?
Sono tanti gli elementi che possono rappresentare vere e proprie minacce alla forza di una squadra e del suo leader, ma c’è un fenomeno molto frequente che, se gestito male, può costituire un rischio notevole per il successo di un gruppo di lavoro: il conflitto.
Il conflitto tende ad affacciarsi ed a germogliare nei momenti più complessi della vita lavorativa: proprio quando le aspettative crescono, le opinioni si scontrano, la situazione si fa tesa e l’istinto prende il sopravvento, è il momento in cui un vero leader può e deve fare la differenza.
Grazie ad una buona sensibilità in fatto di intelligenza emozionale, come spiegato da due professionisti nel settore della psicologia, della sociologia e dello studio delle dinamiche del business, come Travis Bradberry e Joseph Grenny, un leader di peso deve sapere anticipare l’esplosione di un conflitto o, se inevitabile, deve essere perfettamente in grado di controllarne la potenza, prima che le sue conseguenze siano compromettenti.
Come?
Ecco 5 consigli, firmati Bradberry e Grenny, per evitare le trappole più comuni ed imparare a rendere ogni conflitto in fasce un’occasione per crescere.
1. Non abbiate paura di parlare
Il timore di esporsi e dire la propria opinione, rischiando di far degenerare la situazione, attanaglia molti professionisti mediocri. Quelli vincenti non escludono a priori la possibilità di tacere, ma la valutano, attentamente, insieme ad altre opzioni. La domanda è: cosa succederebbe se non parlassi? E se parlassi e le cose andassero bene, o se, infine, parlassi e le cose andassero male? Con questa semplice analisi noterete come spesso l’immobilità e la reticenza, o il timore di brutte conseguenze, siano meno premianti dell’opzione attiva. Parlate, con intelligenza emotiva, e sarete gratificati.
2. Sincerità, sì ma a quale prezzo?
Avete sempre pensato che sincerità e diplomazia fossero due concetti completamente opposti? Probabilmente vi siete sbagliati. Tra gli errori da evitare, per non accendere un conflitto, c’è quello di non modulare con sapienza la forma e il contenuto di ciò che volete esprimere. Se dovete rimproverare un errore ad un collega, non cadete nelle trappole di essere o troppo brutali e diretti o, al contrario, remissivi e silenziosi. Entrambi i comportamenti sono controproducenti e per nulla costruttivi. Cosa fare dunque? Usate l’intelligenza emozionale, per capire che ciò che accende il conflitto non è il contenuto che viene comunicato, ma il linguaggio non verbale con cui viene espresso. Siate diretti, ma educati e propositivi.
3. Le emozioni non bastano
Mostrare il proprio lato più profondo condividendo le emozioni negative legate ad una situazione critica, non aiuterà a creare empatia, anzi, al contrario, potrà generare confusione nell’interlocutore. Quando siete di fronte ad una situazione difficile, frenate l’istinto di mettere in piazza le vostre sensazioni per stimolare una reazione, e sforzatevi di ricostruire il percorso che vi ha portato a sentirvi così. Capire e condividere le motivazioni alla radice di situazioni complesse è un modo costruttivo per superare le difficoltà.
4. Uscite dal guscio
Quante volte vi è capitato di essere in totale disaccordo con l’opinione del vostro interlocutore? Innumerevoli, probabilmente. La maggior parte delle persone di fronte ad una situazione controversa tende a mettersi sulla difensiva rigettando la visione altrui. Ecco descritto il modo migliore per fallire e far degenerare un incontro in un conflitto aperto! Cosa fare? Date ascolto all’altra persona e mettete in gioco voi stessi e le vostre certezze. Siate curiosi di capire come mai un professionista ha un’opinione così drasticamente diversa e quali sono le sue ragioni. Cosa otterrete? L’altro si sentirà ascoltato e tenderà ad ammorbidirsi, probabilmente venendovi incontro. Bingo!
5. Usate più spesso il pronome “io”, nelle situazioni complesse
Non c’è indicatore più evidente di debolezza che la tendenza ad accusare gli altri per le situazioni problematiche. Se la faccenda si fa complicata, non abbiate paura di prendervi la responsabilità dei fatti, anche in parte: solo riconoscendo il vostro ruolo all’interno di una situazione spinosa, sarete in grado di gestire con lucidità ogni conflitto.