Fine anni ’90. In partenza per un viaggio intercontinentale. “Chiama quando arrivi!” dicevano i familiari. E tu, appena arrivato nell’esotico Paese straniero, ti dirigevi freneticamente alla ricerca di una scheda telefonica locale, per chiamare a casa e confermare che, sì, il viaggio è andato bene, sono arrivato e fa caldo.
Poi è arrivato Skype. E a costo zero abbiamo potuto anche sorridere alla nostra famiglia dall’altra parte del mondo e, perché no, mostrare orgogliosamente lo scorcio di panorama dalla nostra camera d’hotel.
Fine anni ’90. Quando le bollette del telefonino si gonfiavano per l’uso smodato di sms, dove comprimere in 160 caratteri un breve messaggio al costo di qualche centesimo.
Poi è arrivato Whatsapp. E senza extra costi abbiamo potuto scriverci, tutto il giorno, senza limiti, con amici e parenti.
Fine anni ’90. Quando trovare un hotel a Natale era molto più che un’impresa titanica e poteva costarci una vera fortuna.
Poi è arrivato Airbnb che, in pochi gesti, ha aperto le porte di tutte le case del mondo, abbattendo i costi di soggiorno nelle località turistiche rendendo il modo di viaggiare un fenomeno democratico.
Le start-up hanno davvero rivoluzionato il nostro modo di vivere la quotidianità, liberandoci dal dominio unidirezionale delle imprese e restituendo il giusto valore al nostro tempo ed ai nostri soldi.
Ma non è tutto: le start-up hanno anche dato una scossa molto forte alle aziende più tradizionali, invitandole a ripensare al modo di fare impresa per rimanere al passo con i tempi e non soccombere sotto spessi strati di polvere.
Ed anche se – considerato il numero consistente di start-up che ogni giorno nascono in ogni angolo del mondo – molte di loro non sopravviveranno a lungo, ognuna lascerà una traccia indelebile nel grande libro della new economy, cambiando per sempre le regole del business.
Secondo un interessante articolo pubblicato dall’Economist, infatti, le nuove Company ed i relativi giovani manager stanno trasformando in modo radicale il significato stesso della parola impresa.
Come?
La prima regola è la leggerezza.
Le start-up ci hanno insegnato che per fare impresa non servono strutture complesse, grandi building o eserciti di dipendenti. Le imprese del nuovo millennio si fanno anche dentro una piccola stanza, adibita ad ufficio, con una connessione wi-fi ed una squadra di persone motivate.
Del resto, quando Whatsapp fu acquistata per quasi 20 miliardi di dollari da Facebook, contava meno di 60 impiegati.
La flessibilità delle start-up si evince anche dal modo innovativo in cui investono per crescere, affidandosi, ovviamente, ad altre start-up.
Servono nuovi capitali? Si rivolgono alla rete per fare crowdsourcing attraverso piattaforme come Kickstarter.
Servono nuove risorse umane per affrontare un progetto complesso? Esistono siti, come Upwork, che offrono lavoro freelance mettendo in contatto le richieste dei manager con le candidature dei talenti più brillanti in ogni angolo del mondo.
Servono spazi di lavoro più grandi, ma non ci sono le risorse per spostarsi in una nuova sede? Con WeWork, una start-up globale, gli spazi di lavoro vengono messi a fattore comune ed ogni manager può affittare una scrivania ed un pc, per un periodo di tempo limitato, oppure un’imponente sala riunioni per un meeting speciale.
La seconda regola è la viralità.
Un tempo le imprese innovative erano confinate nei territori della Silicon Valley e riguardavano principalmente il settore hi-tech.
Oggi la rivoluzione di lifestyle che stanno conducendo si espande, a macchia d’olio, in tutto il mondo e contagia ogni settore di business.
Poco importa se TripAdvisor, nata solo nel 2000, è di origine statunitense. In tutto il pianeta, oggi, milioni di utenti cercano informazioni veritiere su località turistiche, ristoranti, hotel, rivoluzionando il loro modo di viaggiare.
Anche Uber, nata a San Francisco meno di 6 anni fa, facilita day by day lo spostamento di milioni di persone in ogni angolo del globo.
Spotify, nata nel 2006 in Svezia, oggi diffonde musica in streaming ad oltre 75 milioni di utenti in tutto il mondo, trasfigurando per sempre il settore della discografia.
Terzo, ma non meno importante, le start-up sono molto più accessibili e democratiche delle imprese tradizionali.
Sì, è vero che le imprese tradizionali offrono ai consumatori la possibilità di tramutarsi in investitori ed acquistare azioni per partecipare ai risultati dell’azienda. Ma a quale prezzo? E con quale convenienza?
L’alternativa offerta dalle start-up? Investire in loro sin dalla nascita magari attraverso piattaforme dirette come SeedInvest, sovvenzionando un’idea che diventerà, presto, una grande realtà e che ripagherà a suon di zeri la fiducia dei finanziatori.