Come gestire i conflitti: parola chiave assertività

Come gestire i conflitti: parola chiave assertività

Una presentazione importante in vista, la chiusura di un ricco contratto o il lancio imminente di un nuovo prodotto: ecco alcuni, esemplificativi, momenti di tensione che possono influenzare la vita di un team.

Quando il gioco si fa duro, lo stress sale e l’aria diventa elettrica: scariche energetiche percorrono i membri di una squadra e, alla prima scintilla, scatta il conflitto.

Una dinamica tanto naturale quanto complessa da gestire.

Ogni leader sa che, da un momento all’altro, dovrà confrontarsi con una frattura all’interno del gruppo, con un episodio di nervosismo o con la gestione di opinioni differenti e scontri tra le risorse.

Meglio, quindi, arrivare preparati: il modo di gestire i conflitti, infatti, ha impatti decisivi sulla relazione che un leader ha con le sue risorse.

Controllare e risolvere un conflitto efficacemente, ad esempio, aumenta la fiducia, il rispetto e la stima che un team prova verso il suo leader. Tutte sensazioni positive che, come mattoni, costruiscono un rapporto solido e duraturo, connotato da commitment e senso di appartenenza.

Non solo: secondo una ricerca della Columbia University, la gestione del conflitto per un leader è determinante per dare slancio – o distruggere – una carriera. È stato verificato scientificamente che i leader che di fronte ad un conflitto si pongono in maniera aggressiva, attaccando le risorse e creando un clima ostile, ottengono come risultato una riduzione qualitativa delle performance del gruppo. Al polo opposto, ci sono i leader che di fronte ad un conflitto assumono un atteggiamento passivo: preferiscono rimanere low profile, celare le proprie attitudini e non mettersi in gioco, per far spegnere l’incendio senza prendere posizione. Anche in questo caso l’attitudine non è quella vincente.

La scelta giusta, invece, è essere assertivi: non sbilanciarsi in nessuna delle due direzioni estreme, essere diretti e sicuri per far sì che ogni conflitto all’orizzonte si trasformi in un’occasione di sano confronto, e soprattutto porsi in modo che la propria posizione sia rispettata e seguita, senza che le risorse debbano sentirsi sottomesse o poco valorizzate.

Per gestire al meglio i conflitti, quindi, bisogna iniziare da qui. Ma come proseguire? Ce lo dice Travis Bradberry, tra i maggiori esperti mondiali di leadership, co-founder di TalentSmart – società di consulenza che serve oltre il 75% delle aziende della Fortune 500 – e autore del bestseller Emotional Intelligence 2.0, tradotto in più di 20 lingue e venduto in oltre 150 paesi.

Ecco 5 consigli per coordinare un team anche in situazioni di complessità e diventare un punto di riferimento solido.

1. Le parole contano: preferite “e”, eliminate il “ma”

Un conflitto non è sinonimo di negatività. Al contrario, da una situazione di disaccordo può nascere un confronto aperto e utile.

Parola d’ordine: essere costruttivi.

Come? Pesate le parole, anche quelle che possono sembrare insignificanti. Da una frase che contrappone due posizioni divergenti, eliminate il “ma” e sostituitelo con un “e”. Al posto che dire ad una risorsa “Nel piano di lavoro della prossima settimana hai previsto di occuparti del contratto con il nuovo fornitore, ma vorrei che finalizzassi la presentazione per il board”, provate con “Nel piano di lavoro della prossima settimana tu hai previsto di occuparti del contratto con il nuovo fornitore, e io vorrei che finalizzassi la presentazione per il board”: state dicendo la stessa cosa, ma senza imporre la vostra soluzione all’altro, semplicemente mettendo a confronto le due necessità. Sentite come suona costruttivo?

2. Evitate gli eccessi

Per gestire al meglio i conflitti, ed ottenere il rispetto del team, la chiave è essere oggettivi.

Per questo evitate l’utilizzo di esagerazioni come “sempre” e “mai”. “Non ascolti mai i miei consigli”, suona offensivo e sicuramente poco oggettivo, denotando immaturità e pressapochismo. Preferite mediazioni come “spesso” e “abbastanza”, per trasferire la frequenza senza esagerare.

3. Meno affermazioni, più domande

Anche se pensate di sapere la risposta e di avere la certezza della soluzione, non ponetevi in modo imperativo con le vostre risorse. Piuttosto che affermare che un’idea è imprecisa o poco efficace, ponete la questione in modo interrogativo. Fate una semplice domanda, esponendo il vostro dubbio e lasciando che l’altro risponda. In questo modo otterrete un doppio vantaggio: comunicare la vostra posizione – dubbiosa – e far sentire partecipe del confronto il team, che sarà chiamato in causa a motivare e sostenere la sua idea.

4. Approfondite le motivazioni

Alla base di un conflitto, c’è sempre una motivazione, giusta o sbagliata che sia. Un buon leader deve saper porre le giuste domande al suo team per comprendere le ragioni alla base del disaccordo. Questo atteggiamento favorirà coinvolgimento e farà sentire importante il team: due fattori chiave in grado di spegnere i conflitti, allentare la tensione e favorire il dialogo.

5. Supportate il team

Durante un conflitto, non siate spettatori. Prendete parte alla discussione, per offrire spunti, soluzioni e sostegno.

Di fronte ad una divergenza di opinione o durante un momento di stallo del team, intervenite e date la vostra opinione offrendo una soluzione concreta al problema.

Nei momenti di conflitto, poi, non c’è solo bisogno di una guida: non limitatevi a suggerire al team quello che deve fare, ma mettetevi in prima linea nel guidare la squadra verso la soluzione, lavorando insieme a loro.

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