Collaborazione a tutti i costi: è davvero utile?

Tutti insieme appassionatamente grazie a tavoli di lavoro, meeting fiume, open space e chat aziendali: è la collaborazione a tutti i costi tanto incoraggiata dai manager odierni, convinti che il lavoro condiviso sia super vantaggioso per i dipendenti.

Ne siamo sicuri? Certo, restare costantemente in contatto con i colleghi e scambiarsi pareri e idee “in real time” ha i suoi pro, ma anche qualche limite.

 

Collaborazione a tutti i costi: com’è difficile concentrarsi!

Avete presente i moderni open space, dove in un’unica stanza lavorano anche 30 persone, e dove il continuo brusio e il costante squillo di telefoni sono la soundtrack quotidiana?

Un ambiente caotico, reso ancora più confuso dalle agende fitte di riunioni e dall’incessante scambio di email.

Dov’è il tempo per concentrarsi e svolgere il proprio lavoro al meglio? Spesso lo si trova solo a casa e sì, si è costretti a fare gli straordinari anche lì.

 

Perché il manager è grande fan della collaborazione a tutti i costi?

Al grido di “restate uniti”, i manager incoraggiano la condivisione degli spazi e delle idee, non solo per favorire la cooperazione, ma anche per avere un maggiore controllo sul lavoro dei propri dipendenti.

In molte realtà, infatti, sono i soli dati oggettivi ad essere considerati come indicatori di produttività: a fine giornata si è stati performanti in base al numero di riunioni presidiate, alla mole di email spedite o alle call conference effettuate.

Tutte attività countable e facilmente misurabili.

Peccato che il valore aggiunto, spesso, si nasconda nell’immateriale e nell’individuale: una riflessione, la genesi di un’idea, lo studio di documenti sono attività cruciali, che richiedono silenzio e alta concentrazione.

Tuttavia, il datore di lavoro non può certo misurare le ore trascorse a pensare. Contare il numero di email e messaggi inviati, invece, è decisamente più semplice.

Ecco che la collaborazione a tutti i costi diventa un freno alla (vera) produttività.

 

Collaborazione a tutti i costi, ma quanto mi costi!

Come fermare il manager “fanatico” della collaborazione a tutti i costi?

Parlandogli dello spreco di risorse temporali ed economiche.

Eh sì, perché forse non tutti i boss sanno realmente quanto tempo i propri dipendenti impieghino nel partecipare a riunioni, condividere opinioni o parlare al telefono.

Secondo Rob Cross e Peter Gray della Business School della University of Virginia, mediamente le risorse aziendali dedicano fino all’80% della loro giornata lavorativa a gestire contatti e scambi comunicativi, virtuali o face to face.

Allo spreco di tempo si aggiungono poi i costi monetari, tema particolarmente caro ai manager.

Quanto ci costa collaborare? Tom Cochran, ex Chief Technology Officer di Atlantic Media, ha stimato che per un’impresa di medie dimensioni l’effort dei dipendenti nella gestione delle e-mail impatti per più di un milione di dollari sull’intero bilancio aziendale.

 

Il multitasking che tanto piace ai manager

È innegabile: siamo nell’era del multitasking.

Ma nella corsa alla multigestione, ci siamo mai fermati a domandarci quanto sia utile condurre più attività in parallelo?

Concentrarsi davvero su una problematica rilevante, con il capo che vi racconta gli esiti di una riunione, e la chat aziendale che lampeggia incessantemente è un miraggio.

Ogni attività, che sia una semplice fattura da scrivere o una difficile contrattazione commerciale, per essere fatta al meglio ha bisogno di piena concentrazione e non di semplice “attenzione residua”: una condizione che si verifica quando la mente sta velocemente switchando task, ma sta ancora pensando a quello precedente.

Dite no alla collaborazione a tutti i costi quando questa implica una distrazione continua.

Disconnettete la chat, mettete un risponditore automatico alle email e, in riunione, silenziate il cellulare e tenetelo in tasca.

Scoprirete quanto sia più efficace iniziare e chiudere un singolo task, piuttosto che avviarne molteplici e arrivare, a fine giornata, con tutto ancora aperto.

 

 

(2) commenti

  1. Erminia De Paola

    Condivido totalmente i contenuti dell’articolo. La collaborazione a tutti i costi non rispetta la naturale fase di conoscenza tra i componenti il team ed, in alcuni casi, produce stress, clima teso, dispendio di risorse.. Secondo me, è necessario poter contare su alcune figure di raccordo che sono portavoce del gruppo. La pluralità intesa come qualcosa di più della somma delle parti. La collaborazione è il risultato di un lavoro di strategia dove la valorizzazione delle risorse umane ha un potere immenso solo se vengono rispettate le esperienze e le capacità individuali.

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  2. Maria Elena Cinti

    Leggo ora questo articolo, mentre sono in ferie, al mare in totale relax e quindi fuori dalle mie giornate lavorative molto simili a quelle descritte. Rifletto proprio sulla percezione di efficienza che viene spesso attribuita in base al numero di ore svolte o al numero di riunioni a cui hai partecipato o al numero di sms inviati sulle chat aziendali. Sono convinta che il valore aggiunto di una persona nell’ambito lavorativo non sia misurabile solo dai numeri. Spesso le migliori idee arrivano da un’intuizione e spesso ambienti caotici o la collaborazione a tutti i costi non aiutano ad esaltare le peculiarità del singolo collaboratore. Pur essendo una sostenitrice del lavoro in team ritengo che un Capo per definirsi tale, debba possedere una dote imprescindibile: la capacità di osservare il singolo collaboratore al di là del risultato ottenuto dal team. Solo così si può valorizzare il contributo di ciascuno e riconoscere i talenti che meritano di crescere professionalmente.

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