Claudio Ranieri: Lezioni di leadership da Leicester

Lezioni di leadership da Claudio Ranieri

A meno che nelle ultime settimane non siate rimasti chiusi in casa, con televisore spento, internet disconnesso e social network offline, non potete non saperlo.

La notizia del momento è una, e una soltanto: il Leicester City Football Club ha vinto la sua prima Premier League.

Dopo 132 anni di storia, il piccolo club di una sperduta cittadina nel cuore dell’Inghilterra è riuscito a conquistare la vetta di uno dei campionati più antichi ed importanti al mondo e, di certo, il più spettacolare.

Artefice di questa straordinaria impresa di eco mondiale, che alcuni hanno chiamato favola, è l’italianissimo Claudio Ranieri.

Il tecnico che riportò nel calcio di primo livello squadre come Cagliari e Fiorentina, nobili decadute, che diventò Re di Coppe in Spagna e che si fece apprezzare per il suo acume tattico in Francia con il Monaco, all’età di 64 anni ha completato una carriera straordinaria con l’ultimo tassello mancante del suo palmares: la conquista di un titolo di prima divisione.

E se pensate che questa sia una storia che parla solo di calcio, vi sbagliate di grosso: dall’impresa del Leicester, ed in particolare dal comportamento di Mister Ranieri, c’è molto da imparare, soprattutto in fatto di leadership.

Il successo della squadra, ed il clamore attorno alla sua storia contemporanea, è dovuto soprattutto alle caratteristiche del suo coach: come nelle migliori aziende, anche in quella chiamata Leicester, è stato il manager a fare la differenza.

Come? Scopriamolo insieme.

1.       Più che un leader, un uomo semplice al servizio del team

Era il 14 febbraio 2016 e all’Emirates Stadium, la casa dell’Arsenal, andava in scena una partita fondamentale per il campionato del Leicester. Nelle ultime due giornate, infatti, gli uomini di Ranieri erano riusciti ad incrementare il loro vantaggio sconfiggendo corazzate del calibro di Liverpool e di Manchester City. L’Arsenal, dunque, rappresentava il terzo ostacolo di alto livello e Ranieri promise ai suoi giocatori che, in caso di raccolta di 9 punti in queste tre partite difficili, avrebbero avuto una settimana di vacanza.

Nonostante una prova magistrale e di grande sacrificio, però, fu l’Arsenal, al quarto minuto di recupero, a conquistare il match e a riaprire le sorti del campionato. Ma ciò che colpì di più, e che fece dimenticare ai ragazzi di Mister Ranieri lo choc del goal subito all’ultimo secondo, furono proprio le dichiarazioni del tecnico a fine partita, che decise di concedere quella tanto attesa settimana di vacanza anche dopo una sconfitta. Il motivo? I suoi uomini, pur in inferiorità numerica, avevano dimostrato sul campo grande coraggio, passione e determinazione: il mix vincente che ogni leader cerca nella propria squadra.

Da questo, e da tanti altri esempi che potremmo citare, cogliamo il primo insegnamento: fiducia, ottimismo, positività e spirito di riconoscenza fanno di una persona semplice al servizio del team un leader straordinario. Solo mettendosi in secondo piano rispetto alle reali necessità della squadra, ma mantenendo sempre il controllo, è possibile conquistare la fiducia incondizionata di un team ed essere riconosciuto come leader indiscusso.

2.       Come insegna Arrigo Sacchi: non è il singolo strumento a fare una sinfonia, ma l’intera orchestra

Come in un’azienda, dove troppe personalità Alpha rischiano di non saper collaborare, anche in una squadra di calcio ciò che conta è l’armonia e l’equilibrio. Lo sa Claudio Ranieri che ha sempre considerato ogni giocatore della sua rosa un tassello indispensabile per un’unione vincente. Nessuna prima donna, nessun protagonista: anche Jamie Vardy, goleador indiscusso, non è mai stato posto nella condizione di capeggiare sugli altri. Ce ne siamo accorti quando la sua espulsione clamorosa, e la sua assenza durante la decisiva partita con lo Swansea, è stata affrontata con serenità dal Mister, che ha schierato con piena fiducia una squadra con nuovi assetti, senza disperarsi né abbattersi. Il risultato? Vittoria, ovviamente. Tutti al servizio di tutti. Nessun attaccante esclusivo, nessun difensore tout-court, bensì 11 persone votate alla stessa causa, con spirito di sacrificio.

3.       L’approccio analitico e la trasparenza informativa

Da uomo di fascia e di corsa a spietato goleador. Da attaccante insostituibile a prezioso bomber dell’ultimo quarto d’ora. Ecco come sono cambiati, da una stagione all’altra, i ruoli di Vardy e Ulloa, due degli artefici del successo del Leicester. Scelta coraggiosa di Ranieri? Non solo: la disposizione degli uomini in campo e le scelte tecnico-tattiche affondano le loro radici nella raccolta e nell’analisi di big data.

Partite e sessioni di allenamento filmate e analizzate nei dettagli, per raccogliere dati e indicatori di performances preziosi e illuminanti, in grado di rivelare la ricetta verso il successo.

L’analisi serve, quindi, ma da sola non basta. Il “vizietto” tipico dei leader che temono di perdere la poltrona, è quello di trattenere le informazioni, sinonimo di potere. Non Claudio Ranieri, che dopo ogni partita o allenamento si sedeva insieme ai suoi giocatori per commentare i dati e metterli al servizio di tutti. Capacità analitiche, trasparenza, coinvolgimento, democrazia: 4 parole chiave per un team motivato.

4.       Fiutare il talento

“Pochi anni fa molti dei miei uomini giocavano in campionati minori. Vardy lavorava in fabbrica, Kanté navigava tra la terza e la quarta serie francese, e Mahrez” – decretato a furor di popolo miglior giocatore della Premier League – “scappava in bicicletta dalla fredda Scozia per tornare in Algeria. Ora stiamo combattendo per il titolo”.

Sono queste le parole che Claudio Ranieri ha dedicato ai suoi giocatori a 6 giornate dal termine del campionato, quando ancora il titolo non era stato conquistato.

Un ringraziamento, prima di tagliare il traguardo, che il leader Ranieri ha voluto esprimere verso chi, pur non avendo raggiunto ancora molto nella vita, agli occhi del leader e del mondo intero era intriso di talento. Diamanti grezzi su cui nessuno, forse per poco coraggio o scarsa lungimiranza, aveva mai avuto il coraggio di scommettere.

Ultima, ed importante lezione firmata Ranieri: la capacità di un leader è scegliere persone di valore che abbiano la fame e la voglia di arrivare al successo, non interessandosi di curriculum stellari, grandi nomi e traguardi già conquistati.

 

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Un commento

  1. Bell’articolo, ben strutturato ed efficace nelle riflessioni. Concordo pienamente sull’elenco degli ingredienti che hanno costruito una storia di successo. Ranieri non ha fatto il leader ma ha esercitato leadership e credo che ci sia differenza. Non magie, carismi misteriosi o formulette ma la capacità di influenzare il team stimolando in ognuno fiducia prima di tutto e tirando fuori il meglio di ciascuno. Così si rinforza un team, mettendo in campo flessibilità , speranza, reciprocità!
    La vittoria di Ranieri ci ha gratificato tutti e a noi formatori comportamentali ha dato materiale prezioso da portare nelle aule. Grazie di cuore a lui e all’autore dell’articolo così ben fatto!

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