Birdie, par, bogey, eagle: fino a qualche anno fa questi termini – probabilmente per qualcuno di voi assolutamente sconosciuti – erano tra le più importanti leve da utilizzare durante le trattative informali che i manager conducevano al di fuori delle classiche sale meeting.
Dove? Sui campi da golf. Tra una buca e l’altra, infatti, spesso si creava il clima ideale tra le controparti per raggiungere accordi o prendere decisioni importanti per il futuro di una company o per la nascita di una start-up che avrebbe rivoluzionato il mondo del business.
Se ciò era vero fino agli albori del nuovo millennio, negli ultimi anni si sta assistendo ad una vera e propria diaspora dei giocatori di golf “in carriera” verso un’altra disciplina sportiva, decisamente più faticosa ma probabilmente più gratificante: il ciclismo. Addio, quindi, all’idea del manager che, di bianco vestito, si aggira tra i green più affascinanti del mondo, e spazio a borraccia, tuta elastica e cappellino, per affrontare senza paura le insidie della strada.
Sudore, fatica e pedalate in qualsiasi condizione atmosferica: è così che il ciclismo è conosciuto nel mondo. La domanda, a questo punto, nasce spontanea: perché i leader di successo dovrebbero preferire una disciplina così dispendiosa in termini di energie, al golf, decisamente più riflessivo e, sulla carta, più adatto alle dinamiche relazionali? La risposta ce la danno alcuni studi condotti da Sports Marketing Surveys che ha analizzato il fenomeno del networking professionale che si crea attraverso il link dello sport. Pare che il tempo trascorso insieme a pedalare sia in grado di cementare i rapporti più di ogni altra cosa: il segreto sta nella condivisione di un “momento di fatica”, capace di mettere a nudo le reali personalità e psicologie di coloro che abbiamo di fronte, o meglio, a ruota.
Ma non è tutto: opinioni illustri nel mondo dello sport e del business invitano ad una riflessione circa i costi da sostenere per praticare la disciplina sportiva, contenuti quando si parla di ciclismo, proibitivi, invece, nel mondo del golf. In questo caso la bici non discrimina le classi sociali: un talento in erba, certamente, non potrà permettersi tutto il necessaire per vivere una giornata di golf; diversamente, invece, accadrà con il ciclismo, accessibile anche ai manager che ancora non hanno raggiunto il successo ma che hanno tutte le carte in regola per farlo.
Per non parlare della “sincerità” che ogni professionista, durante la trattativa a 2 ruote, farà emergere: quante volte, in una partita di golf, per ammorbidire la controparte, qualcuno ha pensato “mi faccio battere in modo da chiudere il contratto”? In sella, questo, non è possibile: avere un obiettivo comune, ovvero arrivare in fondo al percorso, smussa naturalmente i giochi di forza delle parti coinvolte, per dare spazio alla collaborazione reciproca.
Non esistono né volate al traguardo, né distacchi da cronometrare: la parola d’ordine, quando si è in sella, è condivisione. Delle esperienze, della fatica, delle volontà imprenditoriali: attorno ad un tavolo, così come su un campo da golf, è più facile fare calcoli. Sulla propria bicicletta, magari durante una salita con pendenze da capogiro, ciò è decisamente più complicato. Ed è proprio per questa ragione che, pedalata dopo pedalata, è più facile scoprire le carte ed ottenere tutte le informazioni per gestire al meglio una trattativa.
E se i risultati degli studi condotti in questi anni non vi hanno ancora convinto, perché non date un’occhiata all’elenco dei partecipanti dell’ultima edizione della Maratona dles Dolomites – una delle corse per bici più affascinanti al mondo, che ha luogo ogni estate nella stupenda cornice della Val Badia? Scoprirete che Corrado Sciolla, presidente BT, Mario Greco, ex AD Generali, Alessandro Garrone, vicepresidente di ERG, solo per citarne alcuni, erano tra i corridori al via della gara: domenica 7 luglio ci sarà l’edizione 2017. Non prendete impegni!